Montalbano Elicona, per ogni endurista siculo che si rispetti, è – da una decina d’anni a questa parte – una tappa fissa annua. Il 2018 però sta rappresentando un grande punto di svolta per l’attività enduristica di uno dei borghi più belli d’Italia. Il neonato Motoclub “La Potenza” Montalbano, ha difatti portato nuova linfa vitale a tutto il folto gruppo di appassionati della zona. Alla guida della nuova macchina da combattimento c’è il condottiero Adriano Popolo, un presidente lungimirante che, siamo sicuri, sarà fautore di grandi organizzazioni negli anni a venire.
Non potevo mancare a questo evento inedito e, dopo aver convinto mio padre ed un amico a partecipare, non vedevo l’ora di partire! Finalmente arriva il sabato che precede la cavalcata. Preparo tutto, passiamo a prendere Gianni e si va!
Dopo l’autostrada il tragitto in auto è tutt’altro che rilassante, strade strette con tornanti che si snodano tra le pendici delle montagne: i Nebrodi! Mi rivengono in mente le avventure degli anni passati, quando l’evento era gestito da una diversa organizzazione, e penso subito: “Non vedo l’ora di tuffarmi tra quei meravigliosi paesaggi”.
Ormai è sera e finalmente, dopo l’estenuante viaggio, siamo arrivati! I ragazzi hanno messo a disposizione un piccolo spazio dove potersi iscrivere anche il giorno prima dell’evento in modo da velocizzare il tutto l’indomani. Completata l’iscrizione (40 euro – 35 se tesserati FMI) e lasciate le moto al parcheggio custodito (compreso nel costo dell’iscrizione), sito nel luogo della partenza, andiamo a cena dove, con grande piacere, ritrovo “gli amici delle motocavalcate” e chiacchierando del più e del meno è già ora di andare a nanna.
Driiin! Ci siamo, è domenica 27 maggio e tra poco si parte! Dopo colazione, raggiungiamo l’ex campo sportivo di Montalbano Elicona da dove ha inizio il giro. Al suo interno è stato preparato un breve percorso di enduro con ostacoli artificiali che una volta completato (c’era la possibilità di scansarlo) porta al bivio da cui iniziano rispettivamente il giro HARD ed il SOFT, entrambi lunghi circa 80 km.
Ai partecipanti sono state fornite tabelle portanumero colorate: giallo per il tracciato soft, rosso per quello hard e nero per l’extreme. I possessori della tabella nera, come me, devono completare tutto il giro hard per poter accedere alla prova estrema finale, chiamata “Super Helikon”. Indossato l’abbigliamento tecnico, finalmente si parte! Percorriamo il breve tratto di enduro artificiale ed imbocchiamo l’hard: obbiettivo estrema.
Percorse solo poche centinaia di metri, entriamo già nel vivo dell’azione. Una serie di salite e discese solcano le terrazze delle montagne e tra bivi e sterrati con tornanti e’ facile perdere l’orientamento. Siamo nel bel mezzo della natura, lontani dalle tracce dell’uomo. Il tracciato è molto tecnico e lì dove la mulattiera finisce… non c’è tregua, ne inizia un’altra!
Giungiamo in una mulattiera in discesa. C’è un po’ di gente. La fila si snoda lungo tornanti in discesa che terminano in un guado che ha già seminato qualche vittima. Noi sbirciamo dall’alto. Bisogna stare molto attenti ai tornanti, sono ripidi ed a strapiombo, è facile inciampare e fare un tuffo sotto. Attraversiamo con non molte difficoltà il guado e presto, in questo ormai consueto susseguirsi di salite e discese strette e ripide, ci ritroviamo in un greto di fiume incastonato tra 2 colline sotto un bosco fittissimo. Il paesaggio è spettacolare, poche persone oltre a noi enduristi credo abbiano avuto la possibilità di godere di questa visuale. Anche qui con calma ed attenzione riusciamo a guadagnare l’uscita ma non facciamo in tempo a sospirare che si presentano nuove sfide e sorprese.
La stanchezza, amplificata anche dalle temperature quasi estive, non tarda ad arrivare e quando ormai le speranze di reggere fino alla fine stanno quasi per svanire, ecco il tanto atteso ristoro, la nostra ancora di salvezza. Ci prendiamo tutto il tempo che ci occorre, non c’è fretta. Dobbiamo ricaricarci e schiarire un po’ le idee, non è stato semplice arrivare fin qui, ma adesso dobbiamo concentrarci sul nostro obbiettivo: l’estrema di fine giro!
Riprendiamo il cammino. Il percorso continua ad essere molto tecnico e con numerose mulattiere ma il ritmo è meno incalzante e riusciamo a tenere il passo senza grossi problemi. Lo staff è ben distribuito lungo il tracciato.
Ci siamo. Scorgiamo qualche freccia nera che ci indica che la prova estrema è ormai vicina. L’adrenalina sale… da lì a poco giungiamo alla partenza della prova dove troviamo un po’ di fila. Alcuni dei partecipanti alla cavalcata si avventurano lungo il giro hard ma di questi, pochissimi trovano le forze per tentare l’extreme. Questo tratto è lungo e monotraiettoria, per questo gli organizzatori danno ordine di partenza ogni tre minuti, basandosi sull’ordine di arrivo.
Tocca a me, vado… Curioso e allo stesso tempo un po’ intimorito , percorro un primo tratto di mulattiera con tornanti in salita. E’ difficile, stancante ma non impossibile. Finito questo primo tratto lungo circa qualche centinaio di metri, imbocco un viottolo in discesa, supero qualche tronco posto sulla traccia dagli organizzatori, fin quando quest’ultimo inizia a diventare sempre più stretto e fitto di vegetazione. Eccomi qui, la vera prova estrema sembra iniziare. Si presentano i primi problemi. Dopo una piccola ma ripidissima discesa nel fiume mi imbatto in una serie di scaloni non altissimi ma tecnicamente difficili da superare perchè viscidi, di sbieco e senza possibilità di affrontarli con rincorsa. Sono già partito da una decina di minuti e le forze iniziano a mancare. Mi trascino metro per metro spingendo la moto con tutta la mia forza, il posteriore non fa altro che pattinare in questo mix di pietre, fango, radici e acqua. Ho il cuore a mille, la moto scivola dalle mani. Manca ancora molto alla fine , colleziono una serie di cadute , sono allo stremo, la fatica ed il caldo hanno avuto la meglio.
Conquisto la pietà dello staff, che tra una spinta e qualche aiuto più concreto mi porta all’ultimo tratto della prova. E’ solo passata mezzora, ma dentro questo inferno sembra trascorsa un’eternità. Dopo qualche minuto di tregua poggiato ad un albero, salgo in sella alla moto e fisso l’ultimo step: una serie di pietre viscide e smosse che portano ad un canale di scolo, traguardo della “Super Helikon”. Non sono proprio convinto del modo in cui affronterò l’ostacolo ma ho voglia di abbandonare questo luogo dunque : accelero sulle pietre e cerco di spingere forte su pedane e sella nell’inutile tentativo di acquistare un po’ di trazione ,cosi scaravento la moto come fosse una gara di lancio in lungo, riuscendo a centrare (quasi, ho rotto il faro prendendo lo spigolo) il canale. E’ finita, “ce l’ho fatta” e a non mi curo se rimane un ultimo pezzo di cavalcata prima dell’arrivo , io ho dato e voglio solo tornare alla macchina, riposare, cambiarmi e pranzare!
Sono rimasto affascinato da questa motocavalcata. Bella, tecnica, ben curata nei particolari e diversa dalle altre, qui l’evidente obbiettivo è stato quello di far tornare “a stomaco pieno” tutti quelli che come me hanno fame di enduro estremo, di mettersi alla prova e confrontarsi con gli altri in un ambiente diverso dal solito fettucciato o linea senza mai dimenticare il principale valore di questo sport, amicizia e voglia di conoscere altri che condividono la nostra passione!
Faccio i miei complimenti ad Adriano, Fabio ed a tutti i ragazzi (tantissimi e di tutte le età) che compongono questo Motoclub! Siete grandi! Continuate a mettere impegno ed entusiasmo in tutto quello che fate così come in questo caso e sono sicuro si sentirà parlare di voi ancora per molto.