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Mondo del lavoro: lo smart working può diventare una realtà a lungo termine?

La situazione emergenziale in cui è precipitato il mondo dopo l’avvento del Covid-19 ha indubbiamente contribuito a rivoluzionare interi settori, persino quelli dati ormai per scontati, considerata la loro quotidianità, come nel caso dell’ambito lavorativo. All’improvviso molte categorie di lavoratori si sono trovate impossibilitate per ragioni sanitarie a recarsi nei consueti luoghi di lavoro e ciò ha contribuito alla nascita, ma sarebbe più opportuno dire rapida diffusione, del cosiddetto smart working.

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Prima della pandemia lavorava da casa soltanto il 7% degli italiani

Ma ciò che bene o male quasi tutti i dipendenti hanno avuto modo di sperimentare è stato davvero smart working o piuttosto un semplice lavoro forzato a domicilio causato da uno stato di emergenza? E soprattutto quale futuro può avere lo smart working nel mondo e specificatamente in Italia?

Smart working nel mondo.
Fanno certamente riflettere i risultati ottenuti in uno studio commissionato dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro nell’ormai lontano 2017, quando il virus ancora non era entrato nella nostra quotidianità. Risultati che parlavano di un’Italia all’ultimo posto nell’Eurozona tra i Paesi che avevano accesso allo smart working: appena il 7% rispetto a una media europea del 17. Senza poi tirare in ballo realtà come gli Stati Uniti o il Giappone in cui le percentuali di dipendenti in telelavoro erano rispettivamente del 37 e del 30.

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Soltanto il 6% delle aziende vuole rinunciare totalmente allo smart working

Ovviamente da allora sono cambiate molte cose. L’incremento della qualità delle connessioni e un accesso a internet sempre più democratico sono fattori che hanno senza alcun dubbio contribuito al consolidamento dello smart working presso tutti quei lavoratori che ne avevano possibilità d’applicazione, ma per quel che riguarda il futuro e in particolar modo l’Italia gli interrogativi restano.

Smart working e futuro.
Dall’indagine Future of Work 2020 commissionata dall’Osservatorio Imprese Lavoro Inaz e Business International è emerso come soltanto il 6% delle realtà aziendali e societarie voglia effettivamente tornare a un modello lavorativo preesistente allo smart working. Si tratta di un segnale estremamente esaustivo di come la tendenza in atto sia nettamente cambiata rispetto al passato, soprattutto se si considera che quasi il 70% delle suddette aziende ritiene la digitalizzazione anche in ambito lavorativo una necessità ormai non più rimandabile.

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Per quasi due imprese su tre con lo smart working sono aumentati motivazioni e impegno

Volendo si potrebbe scendere ancora di più nei dettagli e appurare come quasi l’80% delle aziende ritiene che l’esperienza lavorativa in smart working durante l’emergenza sia stata più che soddisfacente o come quasi il 60% dei responsabili delle risorse umane abbiano attestato un aumento dello spirito motivazionale e dell’impegno nei dipendenti. Senza però addentrarsi eccessivamente nelle statistiche si può certamente dire che l’esperienza trascorsa abbia fatto sorgere una nuova consapevolezza e delle nuove modalità a cui non si vuole più rinunciare.

E il futuro in tal senso sembra essere decisamente roseo. Si è appurato, infatti, come nel 2021 in Italia circa il 16% dei lavoratori continuerà a usufruire dello smart working, fenomeno che toccherà da vicino soprattutto la generazione dei millenials. Non è un caso allora che, anche nei mesi recenti, diverse regioni del Sud Italia, perfino piccoli comuni, abbiano richiesto a gran voce un adeguamento e incremento degli standard di connettività per favorire il fenomeno del South Working.

In definitiva si può dire che fattori come la crescente digitalizzazione, la consapevolezza di dover ripensare da capo gli ambienti lavorativi, la globalizzazione e la prossima industria 4.0 e 5.0, hanno tracciato un solco ben preciso in cui lo smart working si posiziona indicando una via verso il futuro. C’è da considerare infatti come lo smart working sia una soluzione lungamente caldeggiata dai lavoratori e dipendenti in virtù di tutti i suoi vantaggi sia nel breve che nel medio-lungo periodo.

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