Lo spessore del tecnico è testimoniato dal fatto che, seppure sia rimasto lontano da una panchina di massima serie nelle ultime due stagioni, il suo curriculum resta impareggiabile per molti colleghi. Nino Molino rappresenta un’autentica icona per il movimento nazionale rosa, nonostante non abbia trovato un progetto all’altezza dopo il ritiro anticipato della sua Dike Napoli, che a inizio 2019 ha alzato bandiera bianca per motivi economici mentre era al quarto posto.
Numerosi i riconoscimenti individuali ottenuti dopo i due scudetti con Napoli e Taranto. I titoli di allenatore benemerito, i tre di “coach of the year” della serie A1 e i premi Cna, Ussi e Donia. Nel 2021 ha ricevuto poi la Palma d’argento dal Coni per l’attività spesa a favore della pallacanestro per oltre 25 anni: il secondo trofeo per importanza per un tesserato. Nelle ultime due stagioni invece l’impegno nella sua città natale.
“Sono consulente tecnico del Castanea Basket, metto a disposizione della società e dello staff la mia esperienza, confrontandomi con una dimensione per me nuova come la pallacanestro maschile. In due anni abbiamo perso soltanto tre partite. Intendo ringraziare il gruppo dirigente con il quale ci rivedremo a breve. Credo che ci siano tutti i presupposti per proseguire il rapporto in vista dell’esordio nel nuovo campionato di C Gold”.
Coach Molino spiega perché non è tornato in panchina in ambito femminile: “Ovviamente lascio sempre una porta aperta ma ad oggi non ho ancora individuato un progetto stuzzicante. La pandemia ha ingigantito i problemi. Le società infatti preferiscono puntare su allenatori giovani o locali e dirottare la maggior parte delle risorse a disposizione sulla costruzione della squadra. Attendo l’occasione giusta perché la volontà del sottoscritto c’è sempre. Noto comunque che da qualche anno sempre più club puntano sul doppio impegno tra squadra maschile e femminile: è successo con l’Umana Venezia che ha conquistato lo scudetto, lo stesso percorso lo perseguono l’ambiziosa Virtus Bologna e la Dinamo Sassari”.
In A1 è evidente il predominio di quattro squadre, ma dietro cresce la volontà di mettersi in luce. “Oltre le campionesse d’Italia c’è Bologna che non nasconde la propria voglia di investire tante risorse, come dimostra il fatto di aver riportato in Italia Cecilia Zandalasini, che dovrà recuperare la condizione ma che può spostare da sola gli equilibri. Lei rappresenta un investimento anche d’immagine e marketing per tutto il movimento. A seguire Schio, che resta sempre un top club: si è conservata un movimento suppletivo sul mercato e quest’anno dovrà passare dal turno di qualificazione di Eurolega. Il mio ex club, Ragusa, chiude il lotto delle favorite, ritagliandosi la massima considerazione per il percorso intrapreso ormai da anni. Mi aspetto buoni numeri da diverse giovani e rookie americane che vorranno fare bene e dimostrare di sapersi inserire bene nel nostro basket. Ovviamente il parco di giocatrici non raggiunge i numeri del settore maschile, per cui si deve anche pescare in A2. Campobasso, San Martino e Empoli sono altri club in grado di ambire a ottime posizioni”.
Alla guida della Passalacqua, Molino in quattro stagioni ha posto le basi per l’avvio di un grande percorso sportivo che pone ancora oggi il club ibleo tra le massime realtà della penisola. “Ragusa punta sul giusto mix di atlete esperte e giovani e una linea di continuità con coach Recupido che conosce molto bene la realtà locale. Ci sono le premesse per fare bene ma bisognerà anche valutare l’inserimento delle atlete impegnate fino a metà settembre in Wnba, che salteranno l’inizio stagione. I club più ambiziosi infatti per fronteggiare il problema stanno ricorrendo a ingaggi a gettone per i primi mesi”.
Argomento d’attualità la presenza del basket rosa all’Olimpiade di Tokyo, grazie all’ottimo percorso della selezione 3vs3 con la ragusana Consolini protagonista sul parquet: “Va dato merito a queste ragazze di aver portato la palla a spicchi femminile in una dimensione così importante. Era difficile andare oltre il primo turno eliminatorio perché il gap fisico con le prime nazionali era evidente, considerato che si gioca in appena una metà campo e se disponi di un totem è difficile riuscirle a spostare”.
In ambito femminile Patti ha conquistato la copertina in A2. “Bisogna complimentarsi per il lavoro svolto da Mara Buzzanca, che contava su un ottimo quintetto. Per arrivare fino in fondo sarebbe servita qualche rotazione in più dalla panchina. Adesso sarà difficile ripetersi e ovviare a quattro partenze importanti nello starting five, anche perché il mercato non sempre offre occasioni di spessore”.
Sul fronte maschile invece pesa oltremodo la frammentazione, con ben quattro squadre messinesi in C Gold e tre in C Silver: “Lo scorso anno le tante stracittadine e il seguito di pubblico riscontrato tramite i social hanno dimostrato che il movimento locale ha voglia di crescere e fare bene. A mio avviso bisognerebbe cercare una linea più condivisa rispetto alla dispersione delle forze in campo ma la volontà di fare bene c’è. A Messina spero che non ci si fermi esclusivamente a uno sterile predominio cittadino, ma si valuti un’unione delle forze in campo per ricreare le condizioni giuste per un salto qualitativo. La città deve riappropriarsi di una categoria più importante anche grazie alla buona disponibilità di strutture da destinare alla pallacanestro”.