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Il nuovo modulo ha ridato consapevolezza al Messina, che cerca gli equilibri per rilanciarsi

Il successo con il quotato Lecce ha restituito il sorriso al Messina. I peloritani hanno ritrovato consapevolezza nei propri mezzi e scacciato i fantasmi che aleggiavano al San Filippo dopo le dieci reti incassate nell’arco di appena 90’ contro Matera e Casertana. Dopo avere steccato le gare con alcune delle protagoniste di un torneo caratterizzato da un inatteso equilibrio in vetta, i successi sono arrivati nelle due partite più attese. Il “derby dello Stretto”, che porta con sé grande fascino anche per l’accesa rivalità con gli amaranto, e la sfida al Lecce, che negli ultimi trent’anni aveva conosciuto l’onta della C soltanto nel ’95 prima dell’ultimo triennio.

La Curca Sud ha regalato il consueto spettacolo (foto Paolo Furrer)
La Curva Sud ha regalato il consueto spettacolo (foto Paolo Furrer)

I salentini – per la verità privi di alcuni uomini chiave come Miccoli ed Abruzzese – sono apparsi un po’ presuntuosi e convinti della loro superiorità, proprio come aveva fatto qualche settimana prima la Reggina: non è un caso che contro avversari che pure disponevano sulla carta di maggiore qualità, ed il riferimento è soprattutto agli uomini di Lerda, siano maturati i due successi dei peloritani.

Determinante si è rivelato il cambio di modulo varato da Grassadonia nonostante le smentite della vigilia: con il passaggio al 4-3-3 la difesa ha limitato i danni ed in vista della delicata trasferta sul campo della Juve Stabia i peloritani potranno fare affidamento anche sul rientro di Enrico Pepe. In mezzo è apparso in crescita Damonte e perfino sulle corsie il Messina ha sofferto meno rispetto al recente passato, anche se nei primi 45’ il Lecce ha sfondato con una certa continuità.

Bucolo contende un possesso ad un avversario in mezzo al campo (foto Paolo Furrer)
Bucolo contende un possesso ad un avversario in mezzo al campo (foto Paolo Furrer)

Il crocevia del match l’ingenuo rosso rimediato da Lopez, con i pugliesi incapaci di reagire dopo il terribile uno-due dei padroni di casa. Vincenzo Pepe si è rivelato molto più incisivo sulla fascia, rispetto a quando è stato schierato nell’inedito ruolo di trequartista, scelto dallo staff tecnico, che avrebbe voluto designarlo a tutti gli effetti erede di Costa Ferreira senza rinunciare al 3-5-2. Nella posizione a lui più congeniale, nella quale l’ex Pro Vercelli aveva recitato ad esempio con Gregucci, è tornato a brillare, offrendo un assist e timbrando per la prima volta il cartellino in campionato.

La sua seconda marcatura stagionale è arrivata ancora su calcio piazzato, dove ha ripetuto la “perla” di Pontedera in Coppa Italia, purtroppo non ripresa dalle telecamere ma molto simile se non fosse che in quell’occasione il pallone si è insaccato sotto l’incrocio opposto. Orlando ha bissato la prodezza del “Granillo” mentre Corona si è confermato una volta di più intramontabile, dando anche il consueto esempio ai compagni.

All’orizzonte c’è un altro test probante che la squadra può finalmente preparare con maggiore tranquillità. La zona play-out è finalmente alle spalle, distante due punti, e la stagione potrebbe essere arrivata ad una svolta. Adagiarsi sugli allori sarebbe l’errore più grave. Le prime nove della graduatoria hanno mostrato grande qualità ma sono racchiuse in appena cinque punti. Il Messina spera di trovare un definitivo equilibrio per accodarsi ed evitare una stagione caratterizzata da incidenti di percorso e patemi come è avvenuto nel corso del mese di settembre.

La formazione titolare del Messina opposta al Lecce (foto Paolo Furrer)
La formazione titolare del Messina opposta al Lecce (foto Paolo Furrer)

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