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Modica: “Dovevo lasciare prima. Soli per sette mesi, ora aiutate la squadra”

Il tecnico del Messina Giacomo Modica ha rimesso definitivamente il suo mandato dopo essere uscito dal campo tra i fischi: “La contestazione ci sta quando non vengono i risultati. Conosco i capi tifosi da quarant’anni e faccio questa scelta per loro. Posso perdere l’orgoglio ma non la dignità. Non è mai stato un problema economico e non a caso rinuncio a tanti soldi. Siamo arrivati al capolinea, ringrazio la nuova proprietà per l’affetto e la vicinanza. Il desiderio di cambiamento è legittimo. Accontento chi voleva la mia testa da tre o quattro mesi”. 

Curva Sud
In Curva Sud si celebra una nascita (foto Paolo Furrer)

L’auspicio è che un avvicendamento possa cambiare la stagione: “Ci sono tanti punti in palio e magari può scoccare così la scintilla per qualcuno. Mi auguro che possa arrivare qualcuno in grado di farcela con questi nuovi innesti. Bisogna aiutare la squadra, è un cantiere in ricostruzione. Mi dispiace molto, rimango un innamorato del Messina e resto un grandissimo tifoso di questa squadra. Ringrazio chi mi è stato vicino e anche i denigratori da tastiera. Mi auguro la salvezza e che la società possa programmare qualcosa di diverso. Ringrazio comunque dei ragazzi meravigliosi. L’anno scorso anche dopo sei sconfitte consecutive ero stato riconfermato”. 

Capitan Petrucci e il vice-allenatore Miranda avevano lamentato la mancanza di applicazione nelle ultime settimane: “Per sette mesi siamo stati soli, come se ci fosse ancora il Covid, senza il pubblico meraviglioso visto questa sera. Ci sono state difficoltà infinite: non a caso quando si è aperto il mercato, che è troppo lungo, in tanti hanno ricevuto richieste e sono andati in tilt. Non vado fiero di quello che hanno fatto, la maglia va onorata. È emblematico che se ne sia andato subito Manetta ma chi aveva opportunità le ha colte. Non puoi costringere a rimanere chi non vuole andare via e infatti a Taranto eravamo contati. Anche i procuratori hanno inciso, con giocatori destinati a partire che quindi dovevano evitare di farsi male”. 

Crimi
Crimi alla prima con la maglia del Messina (foto Paolo Furrer)

È stato un anno complicato e Modica non si nasconde, spiegando perché anche il mercato è sempre stato in salita: “Il calcio non è soltanto il pagamento mensile o trimestrale degli stipendi. Occorre molto di più ed è sempre mancato. I risultati spesso sono una conseguenza: pesano episodi, organizzazione e stabilità. Il Messina ha una storia e un blasone ma non si vince più con il nome, calcisticamente purtroppo è rimasto poco. Non avevamo un budget di cinque milioni di euro e con i direttori Pavone e Costa abbiamo potuto allestire questa rosa, ci assumiamo la responsabilità condivisa. Ho sbagliato qualche formazione e qualche cambio ma fa parte del calcio”. 

Il tecnico originario di Mazara del Vallo ammette che sarebbe stato meglio lasciare dopo l’ultima salvezza, senza prolungare il rapporto con l’ex presidente Sciotto, peraltro dopo un lungo tira e molla estivo: “Sono stanco dopo un anno e mezzo duro, probabilmente avrei dovuto lasciare già in estate. È stato un suicidio proseguire. Avrei dovuto lasciare prima, avevo capito da tempo che il mio percorso era finito ma mi era stato chiesto di rimanere per proseguire il percorso avviato. L’impegno, la professionalità, l’amore e l’attaccamento non sono mai mancati. Purtroppo siamo partiti per la guerra con un fucile a piombini mentre gli altri avevano il carro armato. Ci sono esoneri e dimissioni che fanno molto male mentre io non mi sento così sconfitto”. 

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