Professione presidente. Pietro Cannistrà è tornato a casa da poco più di un mese, nei panni di presidente onorario dell’S.S. Milazzo, ma questo tempo è bastato perché la sua regia sia già stata messa in piedi. All’ombra di Grotta Polifemo, non si lesinano infatti energie e passione in nome del futuro rossoblù e, dalla società alla squadra, dalla città ai primi impegni, il Milazzo è tutto un cantiere aperto.
Ne parliamo proprio con Cannistrà in questa intervista.
Presidente, che sensazioni ha provato girando la città in questi giorni?
Ho riscontrato una buona accoglienza. Il mio ritorno è stato sicuramente ben accolto dai milazzesi.
Nella prima conferenza stampa si è parlato di “cantiere societario”. L’impegno è quello di garantire una società al plurale, che sia solida e abbia davanti a sé un cammino lungo nel tempo.
Mi sto impegnando personalmente, e direi parecchio, sul capitolo che riguarda il rafforzamento della base societaria. Nella giornata di oggi dovremmo “contarci”. Abbiamo infatti convocato una riunione per vecchi e nuovi soci, volendo fare il punto della situazione. Credo che alla fine risulteremo essere 14 imprenditori, tutti pronti a contribuire alle sorti del Milazzo. Oggi non ci sono più le condizioni per fare calcio come io vorrei e come feci nella mia prima esperienza qui. Non è più possibile che una sola persona detenga la proprietà del club, essendo costretta a coprire tutte le spese: lo vediamo in Serie A, dove qualunque squadra è costretta a cercare finanziatori. Applicando lo schema a cui facevo riferimento, a un certo punto l’unico proprietario si ritrova sicuramente dissanguato. Tornando a noi, sarà un ottimo traguardo avere in tempi brevi una compagine societaria forte e coesa. Ringrazio gli attuali soci, che stanno inoltre permettendo a me e al d.g. Bottari di operare nell’ambito tecnico, dopo avercene dato mandato e che non hanno assolutamente interferito nell’opera di allargamento che sto portando avanti. Ciò permetterà che l’esborso pro capite sia abbordabile, di modo che il progetto sia duraturo e nessuno si stanchi, rischiando di farlo saltare.
E’ questa la fase più calda dell’anno sportivo, più ricca di dialogo ed incroci. Secondo la sua esperienza ed il lavoro di questi giorni, c’è nel Milazzo qualcosa che attrae un calciatore, un tecnico, uno sponsor più di altre squadre?
Devo ammettere di stare giocando la carta dell’amicizia un po’ con tutti. Aver creato un gruppo di amici che stanno bene insieme mi permette di porre la società in un ottima luce, di offrire un progetto che viene sposato volentieri. Milazzo, poi, non è un posto qualunque. La città vanta una tradizione che molte altre realtà non hanno. Nel territorio possono competere Messina, Barcellona, forse Capo d’Orlando. In più Milazzo è puramente una piazza di calcio, che non ha altre distrazioni, vedi il basket. La città è bellissima, il progetto accattivante: cosa chiedere di più?
Una delle scommesse lanciate è la campagna “Socio sostenitore VIP”, con cui si è chiesto alla città un atto di fiducia. Che risultati si stanno ottenendo?
In tutta sincerità, stiamo vedendo numeri ridicoli. Ciò vuol dire che non siamo stati bravi a convincere gli sportivi milazzesi. Dobbiamo essere noi ad invogliare le persone a sottoscrivere la tessera ed in caso a comprare i biglietti. Evidentemente non siamo riusciti a smuovere ancora l’entusiasmo. Voglio essere onesto: non do alcun tipo di responsabilità alla piazza. Non mi piacciono quei dirigenti che si piangono addosso, che si lamentano di questo di quell’altro. Se, ad esempio, oggi aprissi una gelateria, non aspetterei molti clienti per fare il gelato buono. E’ fare il gelato buono che attira i clienti. Questo è il concetto che porterò avanti. Se la città non risponderà, la colpa è nostra. Se faremo bene, i milazzesi risponderanno come hanno fatto in passato.
Le chiavi della squadra sono in mano a mister Giannicola Giunta. Quanto crede nelle potenzialità e nella voglia di emergere di questo tecnico?
Abbiamo scelto il mister perché ci puntiamo su, perché ci siamo convinti che sia la persona giusta, dopo averlo seguito per un anno. Giannicola porta con sé una filosofia di calcio che a noi piace. Forse è un po’ più esteta di quanto io desideri, ma zucchero non guasta bevanda. Se la vittoria passa anche per un gioco più gradevole, è ancor più benvenuta. Oltre a sapersi muovere da un punto di vista tecnico-tattico, lo conosco anche come leader, fin da quando l’ho avuto come calciatore. Toccherà adesso a lui dimostrare di saperci fare anche con uno spogliatoio sicuramente più tosto rispetto a quello della squadra giovane che ha condotto a grandi risultati. E’ un allenatore che ha i numeri ed i concetti chiari in testa per poter fare strada.
Quali traguardi taglierà il Milazzo, in linea con le idee riportate nel sodalizio da Pietro Cannistrà?
Abbiamo già parlato della società. L’altro obiettivo riguarda il gruppo. Nella mia prima esperienza, abbiamo ottenuto determinati successi grazie ad un gruppo che mi ha seguito attraverso alcune società e che io ho trapiantato a Milazzo. Adesso qui dovremo un po’ bruciare le tappe, creando una squadra che dia risultati in tempi più brevi di quanto sarebbe richiesto. Non so se ci vorranno uno, due o tre anni. Non posso stabilirlo. Dipenderà dalla nostra bravura nello scegliere e gestire gli uomini. Gli uomini, non i giocatori.
Ai tifosi prometto il massimo impegno. Loro sanno come mi comporterò, esattamente come è successo in passato. Cerchiamo di migliorare la posizione dello scorso anno e poi di ottenere dei risultati. Uno, due anni o forse più: non so quanto tempo servirà, speriamo il meno possibile. Deve crescere la squadra prima di tutto.