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Milazzo, amarcord e cavalcata da urlo. L’ardua missione dei Rufini boys

La storia del Milazzo passa sempre da una stagione al cardiopalma, come quella che a partire da questi giorni ha nuovamente acceso l’orgoglio dei tifosi rossoblù. Cominciamo dal buio per fare un pò di luce, per cui partiamo dalla stagione 2013/2014, quella che obbliga i mamertini ad allontanarsi dallo stadio. Nessuno la domenica tra le vie a ridosso del manto erboso della città del Capo: si preferisce parlare di altro, perchè il calcio è una brutta bestia che nasconde tante rinunce, oltre a regalare emozioni. Poi ecco un timido vocìo avvicinarsi nuovamente tra le mura a due passi dalla spiaggia. Si rispolverano le tribune, un lento chiacchericcio comincia a fare capolino e nell’anno calcistico successivo – la stagione 2014/2015 – il Milazzo indossa una nuova veste, forse troppo stretta per una squadra dalle grandi ambizioni, a dir dei più pettegoli.

Milazzo-Scordia
Milazzo-Scordia

Si chiamerà SportSoccer Milazzo e tra lo stupore dei più termina quarta il campionato di Eccellenza. Nuovamente alti e bassi, sino ad un ritorno- si spera salvifica – alla denominazione di SSD Milazzo 1937, c’è profumo di antico e di ritorno a passioni che sembravano perdute. Nemmeno si fa in tempo di disfare le valigie colme di cori festanti, striscioni, urla e pianti, che da quel lontano 2008/2009 escono tutti pian piano fuori, tutti lì con il fiato sospeso.
Certo, le concorrenti per un posto nella storia erano parecchie. C’è ancora l’Acireale, ma stavolta tocca a Sant’Agata, Pedara San Pio X e Palazzolo dominare il campionato. Cinque squadre per un trono: più coinvolgente di così, questo campionato di Eccellenza, davvero non può esserlo.
Ma andiamo ai numeri. Il Milazzo approda in Finale di Coppa Italia e la perde al 92′, beffata da un gol fortuito. Poi la sconfitta con il Sant’Agata e tutti amareggiati abbandonano lo stadio per trincerarsi tra i vecchi ricordi. Ma per chi fosse rimasto fiduciosamente incollato agli schermi, appare in tutto il suo splendore la fenice che riemerge dalle sue stesse ceneri ed infila una doppia vittoria che vale il primato, schiacciando Acireale e Rocca di Caprileone. Da quinto che era, il Milazzo di mister Danilo Rufini si ritrova adesso in testa al campionato.

Danilo Rufini
Mister Danilo Rufini siede sulla panchina del Milazzo da metà ottobre (foto Cosimo Formica)

Ed il ruolino di marcia del tecnico calabrese è a dir poco sbalorditivo: 3 le sconfitte, un solo pareggio e ben 13 vittorie. Al crocevia di un importante incontro contro il Pedara San Pio, domenica prossima si attenderà al “Marco Salmeri” il pubblico dei grandi eventi, poi sarà la volta delle delicatissime trasferte in casa di Real Avola e Scordia, con nel mezzo il derelitto Belpasso per riprendere fiato. Pertanto, soprattutto la difesa dovrà reggere bene perché dell’attacco – con i suoi 37 gol all’attivo – ci si può ben poco lamentare. Gli acquisti a campionato in corso di Palmisano, Matinella, Ingrassia, Cordisco e Rizzo  hanno un significato molto chiaro: la società pesca il meglio e scrive a chiare lettere la volontà di voler lasciare ancora una volta il segno. La città del Capo ha bisogno di un ritorno al bel calcio e alle grandi piazze, perché suona strano subire degli scivoloni improvvisi quando si è a pochi passi dalla Serie B. Ma questa è la dura legge del gol: come siamo stati abituati a cantare e spesso ascoltare, le ferite in battaglie importanti si pagano a caro prezzo. Il rosso è il colore della grinta e il blu quello del mare che allarga gli orizzonti davanti i propri occhi. I ragazzi di Rufini sicuramente quest’anno li stanno onorando al meglio, indossandoli sulle proprie maglie. Se stavolta potrà davvero riecheggiarsi la buona annata, lo sapremo solo a fine aprile.

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