Uno scherzo del calendario propone come prima trasferta stagionale di campionato il “derby dello Stretto”. Impossibile considerarlo una gara come le altre, considerato il recente passato. Gli amaranto hanno condannato ripetutamente il Messina ad amare retrocessioni e il doppio declassamento dalla A e il recente spareggio per evitare la D perso in malo modo amplificano l’inevitabile campanilismo, da sempre avvertito sulle due sponde, anche oggi che il calcio di C richiama molto meno pubblico e interesse rispetto agli anni d’oro.
Gli anni di Sasà Marra ed Enrico Buonocore, a cui si affidano i tifosi giallorossi, costretti a seguire a distanza – in tv, sul web o in radio – una gara che conserva grande fascino, al di là delle alterne fortune delle due protagoniste e dell’ennesimo divieto di trasferta, ormai una costante. Il Messina, che non è e non potrebbe mai essere al top della condizione, arriva comunque meglio della Reggina a una gara che i calabresi non vogliono toppare, dopo il ko all’esordio con il quotato Fondi. I peloritani, indicati – proprio come i laziali – tra le possibili rivelazioni, vogliono dar seguito al successo con il Siracusa per riaccendere l’entusiasmo sopito e iniziare a credere davvero in un’annata da protagonisti.
Come all’esordio, è ancora una volta la difesa a originare qualche grattacapo, anche se rispetto a sette giorni prima vi sono ben sette “new entry” nella lista dei convocati: Berardi, che non è comunque ancora in grado di partire titolare, Maccarrone e Marseglia, che hanno scontato un turno di squalifica e sono subito candidati a una maglia da titolare, e i neo-acquisti Rea, Bruno, Gaetano e Maniscalchi. Tra le assenze spiccano quelle di Palumbo, spremuto troppo all’esordio, in quella che rappresentava la sua prima partita del 2016, Bramati e del lungodegente Ciccone.
Che il Messina non voglia lasciare nulla di intentato lo dimostra il ritiro di Villa San Giovanni, dove la squadra si è recata già nel pomeriggio di sabato, per isolarsi da possibili distrazioni. L’abbraccio del pubblico, appurato il divieto, si spera magari di ottenerlo domenica sera al rientro. Marra e Buonocore sanno cosa rappresenta un derby e vogliono porre le basi per riavvicinare la squadra alla città e ritrovare quella coesione che tante volte ha riscritto pronostici e pezzi di storia calcistica giallorossa, contro avversari più ricchi e solo sulla carta più forti.
Tra i pali ci sarà ancora Russo, nelle cui qualità lo staff tecnico crede fermamente al di là di qualche sbavatura. In difesa Maccarrone e Rea non sono in grado di reggere novanta minuti e l’esperienza di Palumbo dimostra che è meglio evitare forzature. Discorso che potrebbe riguardare anche Ionut, a riposo precauzionale per tre giorni in settimana. Probabile quindi una staffetta al fianco di De Vito, con l’ex avellinese che garantirà comunque esperienza a tutto il pacchetto. L’ex tarantino Marseglia e Mileto dovrebbero presidiare invece le corsie.
In mezzo è previsto l’esordio da titolare di Capua, unico a subentrare contro il Siracusa. Rimpiazzerà il partente Baldassin, con l’auspicio che il Messina non debba mai avere rimorsi per una cessione sofferta ma necessaria per i conti del club. Affiancherà Musacci e Foresta, da applausi alla “prima” casalinga. In avanti agirà nuovamente il tridente composto da Milinkovic, Pozzebon e Madonia, che accende le fantasie e le speranze della tifoseria.
Contro gli ex De Bode e Cane i giallorossi cercheranno almeno un risultato utile, in attesa degli ultimi ritocchi dal mercato. Anche se, sotto sotto, l’aspirazione è proprio quella di cancellare l’ultima onta subita sulla costa messinese, sedici mesi fa.
Il probabile undici titolare. Messina (4-3-3): 12 Russo; 2 Mileto, 6 Maccarrone (19 Rea), 3 De Vito, 28 Marseglia; 17 Foresta, 8 Musacci, 26 Capua; 10 Milinkovic, 9 Pozzebon, 11 Madonia. A disposizione anche: 1 Berardi, 15 Bruno, 20 Ionut, 23 Akrapovic, 21 Bossa, 31 Gaetano, 24 Lazar, 30 Maniscalchi, 27 Rafati, 5 Ricozzi, 7 Ferri.