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Messina, una retrocessione assurda. Pagati a caro prezzo tutti gli errori

Una stagione disastrosa che si è chiusa nella maniera più drammatica e probabilmente anche la più ovvia. Il Messina è ripiombato in Serie D, dove Pietro Lo Monaco lo aveva rilevato tre anni fa. La doppia sfida dei playout con la Reggina è destinata a restare per sempre negli annali. La squadra di Tedesco, che aveva vinto al “Granillo” il match d’andata grazie ad un guizzo di Insigne, si è ripetuta persino al “San Filippo” ed in inferiorità numerica per quasi tutta la ripresa, ponendo fine ad un digiuno di successi che sull’altra sponda dello Stretto durava addirittura dalla stagione ‘89-90, quella del blitz targato Simonini. Uno smacco assoluto. E’ stato Balistreri, ironia della sorte uno dei tanti giocatori trattati sul mercato dal club giallorosso, a scrivere la parola fine, regalando agli amaranto una salvezza insperata soltanto qualche settimana fa e condannando il Messina al declassamento tra gli sfottò dei tifosi rivali. Delusione tremenda per chi aveva sostenuto la squadra sin dalla vigilia e poi dagli spalti in maniera encomiabile.

Pietro Lo Monaco
Pietro Lo Monaco

La presunzione e la superficialità della società, a cominciare dal ritiro estivo sui generis di Camigliatello Silano, rimandato peraltro a più riprese, sono state così pagate a caro prezzo. Né hanno giovato le continue polemiche del patron, dalla vicenda stadi ai concerti di Vasco Rossi e Jovanotti, passando per le lamentele sulle scarse presenze di pubblico, fino agli annunci con leit motiv “il 30 giugno lascerò la proprietà”. Il totale distacco degli ultimi mesi ha pesato in maniera esponenziale, specie se rapportato a quanto accaduto a Reggio Calabria, con il presidente Foti, pur contestatissimo e vicino all’addio per l’annunciato passaggio delle quote agli australiani, invece sempre in prima fila. Le lacune di un organico allestito male in estate con in sella Ferrigno e riveduto altrettanto male in inverno con la gestione Pagni sono inevitabilmente venute a galla, sia sotto l’aspetto tecnico che quello caratteriale.

Lillo Foti assiste al match dalla Tribuna
Lillo Foti assiste al match dalla Tribuna

Corona, a 41 anni, è stato ancora il miglior realizzatore con dodici gol. Impossibile chiedere di più ad uno straordinario esempio che ha dato tutto per la causa giallorossa, sposata nel 2011, in D, all’indomani della promozione tra i cadetti raggiunta con la Juve Stabia. Se Re Giorgio chiuderà la sua carriera incassato il dispiacere più grande non è dato ancora saperlo. Eccezion fatta per il suo totem, però, il Messina ha fatto pochissimo in fase realizzativa, chiave di volta anche del doppio confronto con la Reggina, data la scarsa prolificità di Orlando (rarissimi i sussulti, derby di campionato a parte), fermatosi a quota 7 centri, e la mancanza di alternative. Vi dice qualcosa l’ingaggio dell’oggetto misterioso De Paula? E poi, negli altri reparti, i deludenti Stefani, Altobello e Damonte, cui curriculum alla mano non difettava di certo l’esperienza in questa categoria. Ad essi vanno aggiunti Donnarumma, Benvenga – in estate Giampà aveva scommesso di lui, indicandolo come il miglior terzino della Lega Pro – e Izzillo, naufragato sotto il peso delle responsabilità. L’ex spezzino non è mai riuscito a prendere le redini di un centrocampo rimasto orfano in corso d’opera di un tassello cardine come Bucolo. Né sono servite ad evitare il peggio la qualità di Mancini, spesso confinato sulla fascia per esigenze tattiche o Ciciretti, straripante a gennaio, ma scarsamente incisivo dopo. Organico alla mano la carenza di esterni (Spiridonovic è tornato anzitempo a casa) è stato un altro aspetto fondamentale, specie sotto la gestione Di Costanzo. Soltanto per il ruolo di portiere, da Iuliano a Berardi, passando per Lagomarsini, andato via a metà stagione a seguito dell’avvicendamento tra i pali, il Messina era ben attrezzato.

Ciciretti ed Orlando
Ciciretti ed Orlando

La retrocessione, più che nei playout, dove l’avversario designato era in un primo momento – leggasi giustizia sportiva dai tempi inaccettabili – l’abbordabile Savoia, è dipesa soprattutto dal crollo accusato nel corso della regular season, in quanto sarebbe bastato pochissimo per scongiurare la coda degli spareggi. Ai venti punti collezionati all’andata il Messina ne ha sommati appena quattordici al ritorno (solo la Paganese ha fatto peggio), frutto dello scellerato cammino da gennaio in poi che ha portato all’esonero di Grassadonia e all’arrivo di Di Costanzo. Complessivamente 6 le vittorie in 40 gare giocate: un ruolino da record, ma alla rovescia. Il tecnico salernitano, che un anno fa aveva guidato sapientemente la squadra al primo posto in classifica in Seconda Divisione, ha pagato l’aver troppo puntato su alcuni fedelissimi (Vincenzo Pepe tra questi), ma anche, e questo sulla propria pelle, il non essersi dimesso in estate, quando aveva ricordato più volte come fosse impossibile lavorare in ritiro senza almeno il 70%-80% della rosa a disposizione. Le sei sconfitte in sette partite, dal 3-1 di Matera all’1-2 casalingo con il Melfi, tracollo che ha originato il cambio di panchina, si sono rivelate a conti fatti fatali. Di Costanzo, pur rimettendo in carreggiata la squadra e migliorato i meccanismi in fase difensiva, non è riuscito nell’impresa che tanto desiderava portare a termine e che gli avrebbe consentito di chiudere il cerchio dopo quella salvezza conquistata a Messina, nel 2007-08, alla quale seguì il fallimento societario. Sabato ha lasciato in lacrime la sala stampa del “San Filippo”, unico a parlare insieme al direttore Ferrigno. Un pianto, di chi ha messo anima e corpo, che non verrà dimenticato.

Lo scudo crociato giallorosso
Lo scudo crociato giallorosso

E adesso? In questi giorni dovrebbe essere finalmente fatta chiarezza sul futuro del club. Il condizionale è d’obbligo. Ma con quale società si ripartirà? In tal senso si attende il responso di Pietro Lo Monaco che sabato ha lasciato frettolosamente lo stadio dopo la sconfitta, non esponendosi in pubblico, sulla falsariga dell’atteggiamento tenuto negli ultimi mesi. Riammissione – in caso di retrocessioni sul fronte calcioscommesse – o ripescaggio sono delle ipotesi delle quali è prematuro parlare. La realtà oggi è la Serie D.

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