Il Messina si lascia alle spalle il Natale e nel 2025 è assolutamente necessaria una svolta, nei fatti e non nelle intenzioni. Un girone d’andata vissuto praticamente senza pubblico e con un preoccupante distacco dalla città sembrano complicare la rincorsa salvezza, fondamentale per preservare il patrimonio rappresentato dalla serie C.
Il primo segnale è atteso dalla proprietà. Lunghi mesi di silenzi e gli abboccamenti con Bebuzee prima e Aad Invest Group poi hanno fin qui prodotto soltanto illusioni. Il club ha sempre rispettato le scadenze economiche ma trincerarsi nel silenzio lo ha portato paradossalmente ad essere equiparato a Turris e Taranto, che invece vivono una crisi ancora più profonda e forse irreversibile. Il presidente Pietro Sciotto ha garantito a mister Giacomo Modica, nei suoi colloqui pre-natalizi, che finanzierà un mercato più consistente.
In tal senso va chiarito se verrà individuato un nuovo direttore sportivo, anche perché difficilmente Angelo Costa otterrà prima di fine gennaio il patentino. L’estate è stata caratterizzata anche dai problemi di salute dello stesso Sciotto, che hanno ulteriormente rallentato una macchina come tradizione riattivata troppo tardi.
L’ennesima rivoluzione, peraltro con un budget più ridotto rispetto al passato, ha prodotto una squadra che anche a Potenza ha mostrato buone trame, trovando il vantaggio e sfiorando il raddoppio, ma poi si è sciolta come neve al sole, dopo i cambi che hanno portato alla rinuncia a Petrungaro, acciaccato secondo quanto rivelato dal club, che ha così spiegato il suo consueto ritorno anticipato in panchina: il 16esimo in venti gare, a fronte di tre presenze da subentrato.
Tutti i reparti hanno bisogno di correttivi, in particolare una difesa che ha cambiato spesso assetto senza però ridurre sbandamenti che sembrano amplificati da un atteggiamento propositivo e sbilanciato che anche al “Viviani” ha garantito palle gol in serie, alcune sprecate clamorosamente, ma ha offerto troppe opportunità ad un avversario prima impreciso e poi implacabile nella ripresa.
Tra i pali Krapikas ha vinto l’iniziale ballottaggio con Curtosi, in difficoltà alla prima vera prova tra i grandi. In difesa anche i senatori, da Manetta a Marino, hanno sbandato ma un centrocampo che non filtra va di pari passo sul banco degli imputati. Sono 33 le reti incassate, soltanto il Taranto ha fatto peggio. Non è stato risolto l’equivoco legato alla corsia sinistra, dove Ortisi è apparso in flessione e Morleo ancora acerbo.
In mezzo al campo Petrucci e Garofalo non hanno rispettato le aspettative estive, i più continui Pedicillo e Anzelmo sono pur sempre all’esordio nella categoria, Frisenna non ha ripetuto le prove che avevano suscitato l’interesse di tanti osservatori mentre Di Palma è ingiudicabile con appena 113 minuti all’attivo. Come nel caso di Simonetta, subito ceduto, il salto in C è stato probabilmente un azzardo.
In attacco le note liete sono Anatriello e Petrungaro, che hanno già firmato dieci reti in coppia, ma per il resto il tridente zemaniano è stata più un’arma spuntata che una credibile minaccia per gli avversari. Nelle prime cinque gare del 2025 il Messina affronterà tre rivali salvezza come Taranto, Casertana e Latina, oltre a Cerignola e Crotone, che sono invece in lizza per le prime posizioni.
Il tempo stringe e non si potrà temporeggiare, in attesa di acquirenti che tergiversano, dilatando riflessioni e valutazioni. Occorrono invece decisionismo e scelte, anche per dare un segnale ad un gruppo che può rappresentare una base di partenza, per non farsi sfuggire una serie C mai così in bilico. E sognare un futuro differente, possibile soltanto con una reale svolta societaria.