Una finale per rendere meno amara una stagione avara di soddisfazioni. Iniziata con la designazione di Ciccio Cozza in panchina e le contestazioni dei tifosi, che in parte diserteranno anche Latina. Proseguita con la brevissima parentesi Raffaele, ora protagonista nei playoff di C con il Potenza, e la staffetta tra Infantino e Biagioni, con il primo chiamato a chiudere un’annata raddrizzata in parte dal secondo.
Il sesto posto di un anno fa era stato salutato tutto sommato con tiepida soddisfazione, con il club nato in grande ritardo e l’adesione della famiglia Sciotto al bando promosso dal Comune dopo la rinuncia al professionismo. La salvezza conquistata soltanto all’ultima giornata lo scorso 5 maggio rappresenta invece un cocente fallimento. I continui stravolgimenti dirigenziali e tecnici, che non hanno risparmiato neanche la rosa, hanno fatto sfumare in fretta gli obiettivi più ambiziosi.
Adesso resta la Coppa, manifestazione alla quale l’anno prima il Messina aveva addirittura rinunciato, non presentandosi ad Acireale per il match valido per il primo turno. Quest’anno invece l’Acr ha conquistato la finale eliminando tre formazioni del suo girone (Igea Virtus, Città di Messina e Gela, quest’ultimo superato ai rigori) e tre di altri concentramenti.
Ovvero il Picerno, che ha trionfato nell’H, assicurandosi la promozione in C, l’Albalonga, che ha concluso a metà classifica nel G vinto dall’Avellino, e il Giulianova, che si è salvato proprio nell’F chiuso al secondo posto dal Matelica. I marchigiani, dopo avere conquistato tre promozioni consecutive, cinque playoff e in particolare quattro secondi posti negli ultimi sei anni di D, contenderanno il trofeo nazionale al Messina sul neutro di Latina.
La Coppa rievoca se non altro i ricordi più piacevoli delle stagione giallorossa. Dall’impresa esterna con il Picerno a quella casalinga con il Giulianova. Con gli abruzzesi, battuti per 3-2 dopo lo 0-2 iniziale, quasi 4mila spettatori sugli spalti, dopo un match preparato e presentato come un evento.
Nella gara singola l’Acr può giocarsela con chiunque, come dimostrano le cinque reti rifilate alla Turris vice-capolista. A Latina però il Messina sarà privo del suo capocannoniere, Arcidiacono, squalificato al pari del portiere Lourencon e del centrocampista Bossa, dopo gli scontri nell’intervallo della semifinale. E l’ultima settimana è stata caratterizzata dalle turbolenze societarie, con le reiterate offerte d’acquisto del club rispedite al mittente, e il caso stipendi, con la squadra che ha lamentato la mancata corresponsione delle ultime mensilità e che avrebbe trovato un’intesa soltanto alla vigilia della partenza per il Lazio. Di certo non il migliore modo di preparare la finale, traguardo mai raggiunto in precedenza dai messinesi.
Tra i pali sembra forzata la designazione di Meo. Soltanto la difesa è al completo, con Biondi e Barbera, in rete contro il Rotonda, che dovrebbero agire sulle corsie, gli esperti Zappalà e Ferrante al centro. L’ultimo under potrebbe essere Tedesco in attacco o Amadio a centrocampo, dove potrebbero essere proposti Traditi, Selvaggio e Pirrone, con Cocimano e Catalano che in avanti partono favoriti su Marzullo. Per novanta minuti il Messina sogna di lasciare tutto il resto fuori dal campo. Poi inizierà un’estate che si annuncia caldissima.