A due settimane esatte dal gong iscrizione, il futuro del Messina è destinato a delinearsi, in un senso o nell’altro. Le intese siglate tra le parti hanno azzerato le certezze. Si conoscono i mandanti ma sulla natura delle offerte non trapela praticamente nulla. E forse è un bene, considerato che le ultime settimane sono state caratterizzate da una ridda di stime e cifre, degne più del mercato del pesce che di credibili trattative societarie.
Come anticipato da “Rtp” e “Pianeta Messina” sarebbe arrivata, e peraltro già da qualche giorno, la prima offerta ufficiale, da parte dell’imprenditore romano Manuele Ilari. Dal suo entourage nessuna conferma e bocche cucite, perché il patto di riservatezza viene considerato fortemente vincolante. Trapelano soltanto cauta fiducia e la ferma volontà di chiudere il discorso in tempi brevi.
Se quanto prospettato non convincerà l’attuale proprietà l’intera operazione potrebbe però saltare definitivamente. Il ds in pectore e i potenziali partner attendono ovviamente un segnale definitivo. Se Ilari aveva già avviato da tempo l’analisi dei documenti contabili trasmessi dal club, proseguono invece le valutazioni da parte dei consulenti scelti da Fabrizio Mannino, l’investitore siciliano con interessi negli Emirati Arabi e un passato calcistico nella lontanissima Georgia.
Il potenziale acquirente si è affidato al commercialista messinese Antonio Morgante, già consulente di Acr e Fc a più riprese e con differenti proprietà. Dopo i contatti con il presidente Pietro Sciotto, il professionista ha anche sentito il sindaco Federico Basile, fuori sede per altri impegni istituzionali ma in attesa di aggiornamenti sull’evolversi delle trattative. Come il primo cittadino ha già ribadito, sarà determinante la volontà delle parti.
Se le offerte prospettate saranno convincenti, l’attuale proprietà si farà da parte dopo sei anni. Se le garanzie a supporto degli investimenti e le modalità non saranno convincenti tutto potrebbe arenarsi. D’altronde Sciotto lo ha spiegato a più riprese: cederà se chi subentra garantirà un futuro dignitoso al club e una parziale buonuscita richiesta dopo anni di investimenti, contestazioni e grande dispendio emotivo e nervoso.
D’altronde è anche per questo che in passato sono sfumate trattative come quella con l’investitore torinese Rocco Arena, che poi virò sul Fc Messina, originando un duopolio che ha avuto l’unico merito di spingere l’Acr ad investire e conquistare la C con un socio di minoranza come Carmine Del Regno, poi eclissatosi in fretta. Il tempo stringe. Importanti esborsi sono all’orizzonte e Sciotto vorrebbe scongiurare lo scenario che gli imporrebbe l’ennesimo sforzo economico per onorare l’ultimo trimestre di stipendi e contributi della stagione appena concluso e il nuovo rinnovo della fideiussione a garanzia del futuro. Scenario che peraltro aveva escluso, paventando seriamente l’addio.
Ultimo capitolo: gli stadi. Il sindaco Basile ha ribadito alla nostra Redazione che una concessione pluriennale non è al momento nel ventaglio delle ipotesi come condizione legata all’acquisto del club. Se ne riparlerà in seguito, a trattative eventualmente definite. Peraltro a Palazzo Zanca non si teme l’esito della nuova pronuncia sul contenzioso amministrativo avviato dal Fc Messina 2.0 dopo il fallimento del bando europeo e la strada futura potrebbe essere quella che lo studio legale torinese Bella, che assiste Mannino, ha prospettato al Comune nell’ormai celeberrima Pec: “Una società mista composta da pubblico e privato per un partenariato” finalizzato al recupero strutturale degli impianti.