Il Messina si proietta al nuovo anno, nel quale spera di centrare la terza salvezza consecutiva, in attesa magari di potere pianificare un futuro più ambizioso, possibile però soltanto facendo tesoro degli errori compiuti in questi anni. L’inizio sarà subito impegnativo, anche perché Firenze e compagni si troveranno di fronte tre squadre fra le più in forma del momento. Il Cerignola ha chiuso il 2023 all’ottavo posto, a +9 sui peloritani, con sette punti raccolti nelle ultime tre giornate.
Reduci dai successi di Giugliano e nel derby con il Foggia, i pugliesi nelle ultime otto gare hanno perso soltanto con il Picerno e vantano un ottimo rendimento esterno, con due vittorie, ben sette pareggi e un unico ko ad Avellino, maturato peraltro soltanto al 96esimo. Una sfida impegnativa, da non fallire, considerati poi gli incroci successivi con Casertana e Taranto. I campani sono la nuova vice-capolista, seppure a -7 dalla lanciatissima Juve Stabia. I pugliesi sono quinti, davanti a formazioni più accreditate in estate, come Crotone e Benevento.
Per evitare i temuti playout, risolti nel maggio scorso soltanto da un guizzo in extremis di Ragusa, serviranno maggiore continuità e concretezza in fase realizzativa. Troppo pochi i 16 gol realizzati nel girone di andata. Urgono rinforzi e rispetto al precedente biennio gli slot liberi in rosa sono già quattro, grazie alle separazioni anticipate da De Matteis, Darini e Zammit, praticamente mai impiegati, e da Ferrara, che è scivolato indietro nelle rotazioni rispetto alla coppia Manetta–Pacciardi, giocando appena 101 minuti negli ultimi due mesi di campionato.
Dal mercato servono innesti mirati, probabilmente più di quattro, dal momento che sembrano possibili altre partenze. Servono un vice-Fumagalli, pronto ad esordire in caso di squalifica del titolare, almeno due innesti in difesa, un terzino sinistro e un centrale, al netto dell’infortunio che condiziona Lia da quasi due mesi e dovrà essere monitorato. In avanti invece almeno un esterno e un centrale. Fin qui sono filtrati i nomi di due esterni: Marco Rosafio, che dovrebbe salutare la Spal ed è affiancato anche al Novara di Lo Monaco e al Giugliano di Bertotto, e Alessandro Arioli, che cerca maggiore spazio di quello ottenuto in avvio di stagione a Cosenza, quando andò a segno contro l’Ascoli, ma è seguito anche dal Monopoli.
Per la difesa il ds Roma e il tecnico Modica speravano probabilmente di potere contare subito su Salvatore La Vardera, bloccato dai silani sia in estate che a fine dicembre, tra valutazioni in corso sulla panchina e l’infortunio di Martino. Possibile un arrivo anche a centrocampo. Non si può parlare di “rivoluzione”, perché De Matteis, Darini e Zammit hanno giocato in tre appena 27 minuti in campionato, scendendo in campo soltanto in Coppa Italia a Catania. Gli innesti, da individuare con attenzione, dovranno garantire ben altro impatto.
Il girone di ritorno sarà impegnativo. Dopo l’esordio di domenica 7, all’orizzonte ci saranno ben dieci trasferte (su campi come Castellammare, Caserta, Avellino, Benevento e Catania) e altre otto in casa. Scontri diretti come quelli con Turris e Virtus Francavilla a cavallo tra gennaio e febbraio varranno doppio. L’auspicio è che la salvezza possa concretizzarsi ancora, poi ci sarà tempo per sognare altri obiettivi, come i playoff che rappresentano un pallino del presidente Sciotto ma ai quali il Messina non sembra ancora pronto.
Registrati passi avanti sul fronte degli sponsor e del pubblico, che peraltro negli ultimi quindici anni non è stato certo invogliato dai risultati, bisognerà strutturarsi maggiormente. Due iscrizioni in extremis e mesi di pianificazione mancata per l’incertezza sul futuro hanno pesato oltremodo nell’ultimo biennio. Il sindaco Federico Basile ha annunciato novità sul fronte stadio. Indispensabili se si pensa che una struttura concepita per i mondiali di “Italia ‘90” resta ancora senza una copertura.
Compiuti passi avanti nella cura del manto erboso, al netto di quattro concerti già programmati per la prossima estate, il futuro del calcio cittadino passa probabilmente anche da una gestione pluriennale della struttura. E dall’individuazione di un altro campo d’allenamento. Il Messina sta beneficiando della disponibilità della struttura di Bisconte mentre il “Celeste”, che lo staff tecnico avrebbe voluto sfruttare almeno saltuariamente per prepararsi anche sull’erba naturale, è chiuso da mesi in attesa di cantieri non ancora aperti. Tanti piccoli nodi, che vanno sciolti se si vuole davvero spiccare il volo, solleticando le ambizioni da tempo sopite.