Tutto è cominciato da quegli istanti di silenzio ma carichi d’affetto e rispetto verso mamma Maria, papà Pierluigi e il piccolo Alberto, attorno ai quali si è stretto uno stadio intero nel ricordo della povera Rebecca. Messina-Foggia è stato un cerchio con un punto di partenza che è stato anche un punto d’arrivo, immortalato da quella foto che ha fatto il giro del web e che ha commosso anche chi non era al “Franco Scoglio”.
In braccio a Carmine Giorgione al termine della partita a raccogliere l’ovazione della sud c’era proprio lui, il piccolo Alberto guardato dal suo papà con al collo la sciarpa giallorossa, simbolo dell’abbraccio dell’intera città verso la famiglia Lazzarini, un abbraccio che va oltre quello striscione “#CiaoRebecca” posto al momento dell’ingresso in campo o dei palloncini lasciati liberi in cielo dopo il minuto di raccoglimento.
Poi c’è stata la partita, bella, combattuta, incerta e sofferta per 90 minuti e oltre fino a quando Fornito non ha scaraventato il pallone del definitivo 3-2 alle spalle di un incerto Micale, per un gol che vale più di una semplice vittoria, ovvero un’intera salvezza. Dall’altra parte c’era un avversario forte ma in difficoltà, che in riva allo Stretto ha probabilmente detto addio ai sogni di primato.
Un Foggia rimasto vittima della propria stessa vanità, di un possesso palla deciso ma sterile, di una capacità di non accontentarsi neanche dopo un 2-2 riacciuffato al 92′ da Arcidiacono che ha subito rimesso il pallone a centrocampo, prima che l’ex cosentino firmasse il gol del definitivo sorpasso pochi istanti più tardi. Il Messina ha indossato l’abito delle grandi occasioni, fatto di grinta, voglia di non abbattersi mai, capacità di soffrire e grande intelligenza tattica.
La squadra di Lello Di Napoli la partita l’ha vinta almeno 6 o 7 volte, grazie al missile terra-aria di Ionut, allo stacco imperioso di Martinelli e alla stoccata da 3 punti di Fornito, ma anche nelle sgroppate di Tavares e negli interventi di Alessandro Berardi, letteralmente prodigioso due volte su Iemmello ed una su Arcidiacono. In Messina-Foggia ci sono anche le loro firme e le loro storie da film.
Una di queste è quella di Filip Ionut, eroe per caso a Rieti ma che domenica ha fatto capire che di caso nel gol con la Lupa Castelli c’è stato ben poco, perchè se lotti con la fame di chi crede che a 28 anni hai ancora qualcosa da dire nel panorama professionistico italiano e al posto del piede hai un cannone, allora le cose inziano a farsi interessanti. I paragoni irriverenti per lui si sprecano e c’era già chi lo chiamava “Sinisa”, mentre in tribuna c’era il patron Stracuzzi a gongolare per la sua scoperta.
I riferimenti all’Eto’o interista si sono invece sprecati per Tavares, relegato sull’esterno dopo una stagione da centravanti e capace di giocare una partita di grande sacrificio ed intelligenza tattica. Un capitolo a parte merita Alessandro Berardi, il ragazzo dei sospetti e delle illazioni, dei gol subiti in modo strano che gli sono costati il posto da titolare e anche i rimbrotti pubblici dello stesso Stracuzzi.
L’ex estremo difensore della cantera laziale ha risposto con una prestazione da urlo, culminata con la parata al minuto 95 che ha impedito a Iemmello di compiere la beffa delle beffe. Ma poi gira e rigira si ritorna sempre lì, ai cori della sud per Rebecca, mentre Giorgione esulta con in braccio il piccolo Alberto, davanti agli occhi di papà Pierluigi che applaude con al collo una sciarpa giallorossa. Messina-Foggia è stato questo, un cerchio che si è aperto e chiuso in una fredda domenica di marzo.