Accolto tra cautela e scetticismo dopo il mercato estivo, che a parte Manetta e Franco ha portato in riva allo Stretto elementi che giocavano in serie D o non erano stabilmente titolari tra i professionisti, il Messina ha ottenuto il sesto risultato utile in otto gare. Dopo Cerignola e un’attesa prolungatasi per 48 giorni è arrivato finalmente un altro punto in trasferta, che Ortisi e compagni avrebbero già meritato nella surreale gara di Francavilla, sospesa per quasi 40 minuti e poi dominata dai giallorossi, che non hanno trovato però il gol del pari.
Dopo un girone di andata da horror nel passato torneo, quando lontano da Messina arrivarono addirittura dieci sconfitte consecutive con un solo gol all’attivo, l’inversione di tendenza è netta in termini di atteggiamento e occasioni da rete. I giudizi, che sulla squadra e sui singoli spesso sono eccessivamente duri, soprattutto nell’era social, andrebbero peraltro contestualizzati all’interno di un calendario che il tecnico Giacomo Modica ha definito nel post-gara “da massacro puro”. Dopo avere giocato otto gare in un mese di un mese, Ragusa e compagni dovranno superarsi, dal momento che l’inserimento del recupero a Taranto il prossimo 1 novembre imporrà altre quattro gare ufficiali in appena undici giorni.
Le assenze di Firenze, Lia, Pacciardi e Zammit limitavano peraltro anche la possibilità di pescare dalla panchina, anche se alla fine lo staff tecnico giallorosso ha effettuato comunque tutti i cambi, pescando anche il jolly di Darini, provvidenziale sulla conclusione di Vitali smorzata nella coda del recupero. A proposito di interventi decisivi, Fumagalli, “beccato” per un intervento non irresistibile con la Turris, si conferma elemento imprescindibile per il Messina. Il miracolo su Santarcangelo segue quelli su Leonetti a Cerignola, su Armellino e Marconi contro l’Avellino e su Toscano contro la Casertana. In pratica, sei degli undici punti del Messina portano la firma del portierone lombardo.
A Picerno è andata in scena una gara da tripla perché se Longo si rammarica per le due ghiotte chances nel finale è anche vero che, al netto del contestato rigore, il Messina avrebbe potuto segnare con Franco e Ragusa nel primo tempo e con Plescia nel finale. Ma la chiave tattica sono stati il pressing e soprattutto l’inedito 4-2-3-1, che ha consentito a Ferrara e compagni di schierarsi a specchio rispetto ai lucani. A questo punto c’è la curiosità di capire se è stato un esperimento irripetibile o se potrà essere riproposto anche con Firenze in campo, che sulla carta sembra meno adatto per caratteristiche ad un modulo in cui si incastrano bene Franco e Frisenna davanti la difesa ed Emmausso, Ragusa e Cavallo dietro l’unica punta.
Esposito è stato a tratti incontenibile più del temuto Murano, comunque al nono centro in sei gare, ma il Messina al di là di qualche sbavatura ha saputo imbrigliare un avversario in palla, reagendo subito allo svantaggio e trovando finalmente anche un rigore, il terzo in tre campionati dopo Pagani, nel giorno del ritorno in C con Sullo in panchina, e Taranto, nel finale del passato torneo, quando Kragl fallì il possibile gol salvezza. Giovedì si torna in campo al “Franco Scoglio” contro il Brindisi, prima della delicata doppia trasferta di Crotone e Taranto. Poi due match di fila in casa con Benevento e Latina.
Bisognerà muovere ancora la classifica, che peraltro dopo la vittoria del Monopoli è ancora più corta, a parte lo strappo in vetta della Juve Stabia. Contro i pugliesi qualche chance di recupero per Firenze più che per Lia. Non si possono affrettare i tempi con tante gare così ravvicinate, ma sarebbe fondamentale perché elementi come Frisenna sembrano iniziare ad accusare un po’ di stanchezza. Inevitabile con un calendario così inspiegabilmente fitto.