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Maurizio Guanta sul percorso della Treviso-Valdobbiadene contro la Duchenne

Il ciclismo è senza dubbio uno sport di aggregazione di massa. E’ un dato riconosciuto da tutti: ad ogni gara tantissimi appassionati sono tutti sul bordo della strada pronti a tifare e applaudire tutti, dal primo all’ultimo dei corridori. In occasione della cronometro Treviso-Valdobbiadene del Giro d’Italia, il pubblico della corsa rosa ha tifato unito per sensibilizzare la lotta contro una delle malattie più brutte che esistano al mondo, contro la quale non c’è ancora una cura: la distrofia muscolare di Duchenne.

La Locandina dell'evento
La Locandina dell’evento

Maurizio Guanta ha infatti pedalato sul percorso della cronometro prima che venisse affrontata dai professionisti: lo aveva fatto anche l’anno scorso a Barolo, e quest’anno Mauro Vegni ha deciso di aiutarlo in questa sua lotta personale. La lotta di Maurizio è iniziata 8 anni fa, quando a suo figlio Edy è stata diagnosticata la distrofia muscolare di Duchenne. In realtà quella di Guanta è stata una sorta di “conversione”: “Avevo iniziato con il calcio – spiega Maurizio – infatti l’associazione Amici di Edy nasce grazie agli amici tifosi del Messina. Ho iniziato a pedalare due anni fa perché ho conosciuto Vincenzo Nibali, che ha preso a cuore la causa. Ogni anno facciamo la pedalata con Vincenzo per le vie di Messina e insieme a lui hanno partecipato tanti altri campioni come Valerio Agnoli e Giovanni Visconti. Due anni fa ho chiesto a Mauro Vegni se c’era possibilità di anticipare una crono: volevo pedalare per sensibilizzare il grande pubblico del genere su questa malattia, e quest’anno sono di nuovo qui”.

Maurizio Guanta
Maurizio Guanta in bicicletta

Il ciclismo sposa al meglio il progetto di Maurizio: “quando si pedala in una cronometro bisogna lottare contro il tempo. Noi dobbiamo fermare in tempo la Duchenne“. E nel ciclismo si trova quell’ambiente familiare ideale, dove tutti vogliono aiutarsi l’uno con l’altro. Per fare questa corsa così particolare, Maurizio alcuni amici li ha trovati, come Luigina Sponchiado, che gli ha organizzato la logistica. E poi le amicizie nate in Parent Project Onlus: Stefania Collet, responsabile ufficio stampa dell’osservatorio malattie rare, ilpresidente Filippo Buccella, Monia Pellegrini e Marika Gallo, che lavorano nella Onlus. “Io vengo dall’atletica leggera – prosegue Guanta – ma devo dire che il ciclismo mi ha dato un po’ di più rispetto agli altri sport. Seguivo questa disciplina grazie a Marco Pantani, ma dopo l’incontro con Nibali ho iniziato a seguirlo di più. Nel ciclismo ho visto l’umiltà, persone umane e sensibili: i corridori mi sono vicini veramente, non fanno la toccata e fuga durante l’evento. Non è una critica agli altri sport, ho visto semplicemente delle persone diverse, più umane”.

La maglietta
La maglietta dedicata

Un’altra collaborazione importante è quella della Asd Borgo Mulino del presidente Pietro Nardin, titolare dell’omonima azienda di vini, che ha sostenuto il progetto mettendo a disposizione l’ammiraglia e il meccanico Cristian Pavanelo, oltre alle biciclette e al materiale tecnico. Da questa squadra sono usciti grandi campioni come Bernard Eisel, Franco Pellizotti, Davide Malacarne e Marco Coledan. Il ringraziamento è rivolto anche alla Fondazione XI di Marca del presidente cav. Marco Varisco. Il sogno per il futuro, chiaramente, è quello di fermare la Duchenne, ma nel frattempo Guanta non si vuole fermare: dopo il Giro, l’obiettivo è partecipare anche al Tour de France. “Dato che Duchenne era uno studioso francese, mi piacerebbe poter fare una pedalata di sensibilizzazione anche al Tour de France. Spero di poter ricevere risposte positive”.

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