Marotta: “Politica e imprenditoria aiutino il Messina. Ricordo le gare al Celeste”

“Sport e sostenibilità: gli impianti futuribili per la didattica sportiva”. Il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, è stato il relatore d’eccezione al panel tenutosi all’Hellenia Yacthing Hotel di Giardini Naxos, nell’ambito dell’edizione 2024 di “Thinkingreen”. All’importante appuntamento, moderato dal giornalista Emilio Pintaldi, sono intervenuti Giorgio Stracuzzi, sindaco di Giardini Naxos; Giovanna Spatari, rettrice Università di Messina; Michel Curatolo, presidente Nations Award; Gaetano Majolino, esperto in programmazione per lo sviluppo territoriale.

I relatori del convegno moderato da Emilio Pintaldi

Il numero uno nerazzurro ha raccontato in apertura delle sue origini messinesi: “Ringrazio dell’invito che ho accettato con molto piacere, vado particolarmente di moda in questo periodo e dunque li devo selezionare. Questo mi riporta indietro alle mie origini. Sono nato nel profondo Nord, a Varese, al confine con la Svizzera, ma da genitori nati a Messina. Mio padre ha fatto carriera nella Marina, poi attraverso una legge dello stato è passato al Ministero delle finanze, destinazione Varese, dove sono nato io, non molto distante da mio fratello e mia sorella, che ora hanno 80 anni. Qui ho tanti parenti, come originario del Sud sono molto legato alle nostre radici, conservo i contatti e le frequentazioni. Sono molto legato al territorio, ma non nascondo che parlo il dialetto lombardo e invece non conosco bene il siciliano”.

Il tifo del “Celeste” trascinava il Messina alle promozioni

Sul Messina calcio ha tanti ricordi legati al passato e porge un augurio per la stretta attualità: “Conosco molto bene la storia del Messina, specie dagli anni ’60/’70 quando ero giovane e c’erano giocatori come Ciccolo e Fascetti. Mi ricordo soprattutto il Celeste per aver assistito a qualche partita. C’è stata sfortuna da quando è stato aperto il San Filippo, uno stadio moderno, perché da lì in poi non sono stati ottenuti risultati eccellenti. Messina adesso è in categorie non consone al prestigio della città e della Sicilia, l’auspicio è che venga dato un supporto, magari proprio tramite l’assessore Amata e la Regione affinché dia un contributo, non economico, coinvolgendo una delegazione di imprenditori perché si possa riportare la squadra sui palcoscenici che merita”. 

Marotta, nuovo presidente dell’Inter, campione d’Italia in carica, che ha appena raggiunto il traguardo della seconda stella, si gode il momento più bello e intenso della sua straordinaria carriera da dirigente: “Oggi sono arrivato al massimo della mia carriera, mi lusinga essere presidente di una squadra blasonata come l’Inter, una delle società calcistiche più importanti al mondo. Notizia di oggi è che l’Inter si attesta all’ottavo posto del ranking come valore del brand. Per me essere il presidente è motivo di grande orgoglio, considerando le mie origini meridionali e da dove sono partito”. 

La sala dell’Hotel Hellenia di Giardini Naxos

Uno su tutti, Pietro Anastasi, è per lui l’emblema del calciatore siciliano che ce l’ha fatta: “Il Varese di allora aveva uno scugnizzo siciliano come Pietro Anastasi, esploso nella Massiminiana, di proprietà dei Massimino, che da lì approdò alla Juventus, diventando emblema di quella società del concetto di Meridione. Era un periodo di immigrazione con la Fiat, c’erano tanti immigrati a Torino e Anastasi li rappresentava al massimo. Poi è diventato campione d’Europa nel ’68 ed è stato mio grande amico. Io assistevo anche agli allenamenti del Varese, il magazziniere mi faceva entrare, ma alla fine mi portava ad aiutarlo a sgonfiare i palloni di cuoio e a pulire le scarpe. Ho cominciato così. Da lì sono arrivato oggi ad essere presidente di una squadra come l’Inter, la mia carriera è chiaramente al capolinea dal punto di vista interno allo sport. Nella vita bisogna avere sempre dei nuovi sogni e in futuro mi vorrò occupare non di politica attiva, ma dal lato tecnico, nell’ambito della valorizzazione di un asset fondamentale e patrimoniale della nostra Italia che è lo sport, inteso come fenomeno sociale, non come calciomercato e aziende. Spero si possa realizzare”.

Alessandro Calleri

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Alessandro Calleri

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