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Marotta: “In serie A appena due siciliani. Al Sud è più difficile emergere”

La Sicilia, l’annoso problema degli impianti sportivi, l’assenza delle squadre dell’isola in Serie A che dura ormai da troppo tempo e la fatica a produrre calciatori di livello. Si è parlato anche di questo nel panel all’Hellenia Yacthing Hotel di Giardini Naxos, nell’ambito dell’edizione 2024 di “Thinkingreen”.

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Un sorridente Giuseppe Marotta a Giardini Naxos

Il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, ha snocciolato dati emblematici, parlando degli appena due calciatori siciliani di nascita che militano in massima serie e delle strutture: “Non voglio fare denunce né identificare colpevoli, ma la Sicilia è oggi fuori dal mondo calcistico e sportivo che conta. In Serie A vi sono attualmente solo due calciatori siciliani (Antonino Gallo del Lecce ed Emmanuel Gyasi dell’Empoli, ndr). Se parliamo di strutture, facendo un confronto tra Brescia e Palermo, vicine come numero di abitanti, a Brescia ci sono cinque volte le scuole calcio di Palermo, che sono poche. Non vi sono soltanto problemi strutturali, ma anche una carenza delle competenze, non credo della passione, per far sì che si possa essere autorevoli punti di riferimento per i ragazzi. La Sicilia ha un patrimonio turistico, ambientale e culturale, sicuramente è tra le Regioni più belle d’Italia e vorrei tanto che nello sport si riuscisse a risalire la china e a riportarla dove merita. Posso fare il tifo, non risolvere i problemi, ma sinergie ce ne sono”. 

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Il presidente dell’Inter Marotta in posa con dei tifosi a Giardini Naxos

Le proprietà straniere nel calcio italiano, come dimostra l’Inter, sono ormai sempre più diffuse. “Il modello di riferimento delle società calcistiche è cambiato. Prima c’era un certo mecenatismo nel calcio, anche al Sud, mentre oggi di mecenati non ce ne sono più. Al Nord le squadre erano tutte rette da imprenditori locali che, per un debito di riconoscenza, prendevano a cuore le sorti delle squadre di calcio, vedi la Ignis a Varese, azienda di elettrodomestici, protagonista sia nel calcio che anche nel basket, dove ha raggiunto le vette del mondo, ma pure per ciclismo e pugilato. Oggi quel modello non esiste più, né in Sicilia né in Lombardia, né in Alto Adige, né altrove”.

“Ci sono oggi cinque squadre lombarde in A – analizza Marotta – ma una sola con proprietà italiana, il Monza, e quattro straniere, Inter, Milan, Atalanta e Como. Questo è un dato oggettivo importante. Anche qua in Sicilia, il Catania, seppur parzialmente con un italo-australiano e il Palermo, invece totalmente, appartengono a proprietà straniere. Non immaginiamo soltanto la Serie A, ma anche le categorie più piccole, in D e Eccellenza. Prima c’era l’intervento dei piccoli artigiani o ad esempio delle pizzerie, che davano quei contributi come sponsor. Le società dilettantistiche oggi sono diminuite e vengono date meno risorse ai settori giovanili”. 

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Giuseppe Marotta tra il pubblico

Più in generale, il recente disastro della Nazionale azzurra agli Europei in Germania lo testimonia, nel nostro Paese non crescono più i campioni di un tempo. Marotta illustra i motivi e indica la strada: “La mancanza di disponibilità economica e della competenza nel ricercare i formatori, ovvero gli allenatori, ha portato al fatto che non ci sono più i campioni di una volta, come Antognoni, Rivera, Baggio, Del Piero o Totti e il livello qualitativo si è abbassato. Oggi deve suonare un campanello d’allarme. Il nostro made in Italy è veramente ricco di talenti, ma questi nascono prevalentemente dai ceti meno abbienti, perché i nomi che ho fatto sono arrivati dalla strada, non certo dalle scuole calcio. Oggi giocare a calcio lo puoi fare solo ed esclusivamente se paghi le rette delle scuole calcio. Si parla tanto di inclusione, un termine assai utilizzato, dunque di soggetti che hanno delle difficoltà a inserirsi. Bisognerebbe però che i ragazzini giocassero gratuitamente, non facendo pagare le rette ai propri genitori, una famiglia con tre figli avrebbe grosse difficoltà”.

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