Seppure lo sport e la pallacanestro nello specifico abbiano caratterizzato tutti gli aspetti del suo modo di essere e scandito i passaggi fondamentali della sua carriera, per un giocatore prima o poi arriva un preciso momento come quello del ritiro dall’attività agonistica che bisogna accettare senza indugio ed in modo assolutamente consapevole. E’ il caso del lungo faentino ma ormai messinese d’adozione Marco Sabarese, pivot classe 1979 che da fine gennaio ha deciso di dire basta con la solita routine scandita da campionati, allenamenti e dalle partite.
Autentico globetrotters prima del suo approdo nel 2006 nella città dello Stretto (aveva giocato tra le altre a Caserta, Soverato, Campli, Bernalda, ndc) nove anni fa arriva all’Amatori Messina dove rimane per cinque stagioni consecutive prima di sposare le chiamate dell’Audax, di Gela e recentemente del Cus e dell’Fp Sport Messina risultando nell’ultima stagione uno dei migliori elementi nella parentesi d’esordio della matricola peloritana in serie C Nazionale. Prima dello sportivo però si staglia l’uomo e l’esperto Sabarese non rinnega nulla della sua recente decisione.
“Non torno indietro sui miei passi, anche perché queste non sono scelte improvvise o casuali. Mi sentivo stanco in primis fisicamente e questo era il momento giusto per passare ad altro pur nella consapevolezza che il basket resta un parte importante della mia vita.
Non gioco dallo scorso mese di febbraio ma adesso mentalmente sto bene e non risento di guai fisici che giocoforza il campo ti lascia addosso. L’unico rammarico è il fatto di aver dovuto lasciare a campionato in corso un progetto, sono fatto così ma non sarei riuscito a portare a termine la stagione”.
Giocatore dalla spiccata identità civica avverte adesso il bisogno di spendersi per una città che gli ha regalato tanto ma che non fatica a vedere in difficoltà in tutti questi anni coincisi con la sua militanza.
“Sono da dieci anni a Messina e mi sento un cittadino peloritano a tutti gli effetti. Sono rattristato nel vedere le difficoltà di tutti i giorni in cui versa la città, dal 2006 registro diversi passi indietro in svariati temi del vivere quotidiano come pulizia e docoro, il lavoro, la solidità pubblica e la politica. Voglio combattere questo stato di cose, sento che c’è bisogno di un cambio di mentalità”.
Ultima in rodine di tempo ma non di profitto è l’esperienza in C con l’Fp Sport che in estate ha scommesso sulle qualità del lungo emiliano per regalare esperienza e centimetri al suo roster atteso all’esordio in quinta serie. Questo il suo personale bilancio: “Non chiudo definitivamente al basket, di certo vedrò qualche gara o andrò in trasferta coi ragazzi ma in questo momento ho bisogno di un periodo tutto mio né mi sento di rivestire altri impegni futuri. I numeri fanno piacere (è stato il miglior rimbalzista del girone I, ndc) ma adesso sono concentrato su altro. In primis mi batto fieramente per accrescere il senso civico dei miei concittadini perché Messina ormai la sento mia. Mi vanto di vivere qua ma vorrei vedere in generale più amore verso la cosa comune. Infatti lo sport è lo specchio fedele di una città e da questo punto di vista le cose non vanno benissimo in varie discipline”.
Sguardo attento anche alla nuova mappatura dei campionati, Sabarese non ha dubbi, il sistema è in crisi e servirà tempo per ritornare ai fasti del passato.
“In primis difendo il presidente Rescifina che mi sembra che stia facendo un ottimo lavoro pur in un momento di grave crisi economica ed organizzativa. Credo che la scelta di tornare ad un campionato a livello regionale possa servire d’aiuto alle società che rispetto agli anni del mio arrivo a Messina hanno meno soldi da poter spendere sia a livello di vivaio che per atleti senior. Il livello generale dell’ultimo torneo non era eccelso e non condivido il fatto di aver eliminato prima d’iniziare la lotta retrocessione, una scelta che ha tolto il pathos all’intero torneo che da inizio girone d’andata aveva già emesso i suoi verdetti. Ringrazio l’Fp Sport per avermi dato una nuova occasione di confronto ma ora il fisico non rispondeva più alla mente ed era giusto fermarsi”.
Questo quindi il pensiero di un giocatore che sta vivendo con la massima serietà e tranquillità quella precisa fase della consapevolezza di aver chiuso la carriera ma di essere ugualmente pronto a vivere nuove avventure extrasportive che ancora una volta lo vedranno protagonista così come in passato nella conquista di un rimbalzo o la lotta sotto il ferro.