Anche il centrocampista del Fc Messina Alessandro Marchetti ha trascorso la sua Pasqua a Milazzo: “La immaginavamo in Toscana o Piemonte, dal momento che io e la mia fidanzata viviamo tra Livorno e Torino. Altrimenti saremmo andati un po’ in giro per la Sicilia. Purtroppo nessuna delle due opzioni era percorribile, ma almeno essendo insieme, con Quitadamo e la compagna come vicini di casa, questa quarantena è più agevole”.
La routine degli allenamenti e delle partite domenicali sembra lontanissima, anche più del mese e mezzo già trascorso dalla sospensione del campionato: “È una prova dura. All’inizio a livello psicologico e mentale è stata una bella botta per tutti gli italiani, non solo per gli sportivi. Ora paradossalmente vediamo qualche spiraglio. Si deve continuare fino a maggio con la chiusura quasi totale. Speriamo poi di tornare piano piano alla normalità”.
Se il peso di centinaia di milioni di diritti tv sembra imporre un ritorno della A in campo, è tutto da delineare il futuro delle categorie inferiori: “Penso che il sistema guardi soprattutto alla A e alla B. In C e D la vedo più complicata, soprattutto se le società dovranno rispettare i rigidi protocolli delle autorità. Tra un mese forse sarà tutto più chiaro. Speriamo che i dati più positivi possano trovare ulteriori conferme”.
Ovviamente il calcio tornerebbe gradualmente a fare compagnia ai tifosi: “Immagino che si ripartirebbe a porte chiuse, ma va detto che fa bene a tutti. In A c’è l’interesse collettivo che spinge in tal senso, tra i Dilettanti non c’è lo stesso clamore mediatico ma bisogno considerare che i dipendenti delle società e gli stessi calciatori hanno famiglie da mantenere. E per noi stare fermi è un grave danno”.
Capitan Giuffrida è rappresentante dell’Associazione Italiana Calciatori e segue con attenzione l’evoluzione di una crisi che mette in difficoltà tutti: “Giovanni è il nostro capitano anche fuori dal campo e ci aggiorna sugli ultimi sviluppi. Se davvero non si dovesse ripartire si pensa a un Fondo in grado di permettere la copertura delle ultime mensilità. Ma fin qui ci sono state tante chiacchiere e ipotesi ma di concreto ancora poco”.
Marchetti è soddisfatto del sostegno garantito dalla società: “Per il presidente Arena non è un momento semplice, così come per tanti altri imprenditori. Facciamo comunque un plauso a questa società, che ha sempre avuto pochi introiti e pochi tifosi, ma non ci ha mai fatto mancare nulla”.
In riva allo Stretto si assottiglia il gruppo di “superstiti”: “Geran e Bevis sono rientrati in Francia, altri compagni si sono spostati a Palermo, Catania o Lamezia, in territori in cui fin qui non è esplosa l’emergenza. A Milano e Torino, dove abbiamo alcuni familiari, la situazione resta più critica. In Toscana dai miei sembra più gestibile. Dobbiamo soltanto restare a casa, sperando di uscirne presto”.
L’ex calciatore della Recanatese ha collezionato fin qui venticinque presenze, due reti e due assist. “Contano di più le prestazioni di squadra e i risultati. Se ho fatto bene devo ringraziare i compagni. La partita che mi ha reso più orgoglioso è quella di Palermo. Nonostante lo 0-2 ho capito che eravamo davvero di un’altra categoria”.
Il rapporto con dirigenti e staff tecnico è costante, anche in tempi di Covid: “Siamo in collegamento telefonico o video-chat con il ds Morello e ogni giorno sentiamo il mister e il preparatore atletico per svolgere il lavoro fisico richiesto. Ci manca ovviamente il ritmo partita, ma confortano la vicinanza della proprietà e della dirigenza”.
Marchetti spera che il futuro sia ancora a tinte giallorosse: “Dobbiamo provare a vincerle tutte, per centrare il terzo posto, mentre la matematica ci dice che primo e secondo sono fuori portata. Sarebbe importante anche in vista dei playoff, da giocare in casa. Il prossimo campionato? C’erano stati degli abboccamenti e ne avremmo parlato senza questo caso. Come tutte le squadre ora è un po’ congelato. Da parte mia c’è comunque la massima apertura e disponibilità”.
Tanto più che adesso il Fc ha finalmente il supporto del tifo organizzato: “Ci siamo riusciti. Abbiamo sempre lavorato in sordina, in attesa che magari accadesse. Nel momento più bello, in cui si sono avvicinati, il torneo si è fermato. Forse anche i sostenitori hanno apprezzato il nostro senso di appartenenza. Speriamo di attirarne altri, perché ci danno una spinta in più anche in campo”.