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Manitta: “Messina mi ha dato tutto e ha la priorità. Ho ceduto allo smartphone”

Ha difeso i pali del “vecchio” Fc Messina in più di 230 partite, conquistando due promozioni in tre anni, dopo uno spareggio perso con il Benevento. Emanuele Manitta torna in riva allo Stretto per la terza volta, dopo la breve parentesi di Lecce del 2000 e come fece prima dell’addio al calcio del 2008 a Siena. Questa volta però si tratterà di un ruolo diverso, quello di preparatore dei portieri.

Emanuele Manitta
Emanuele Manitta alla presentazione della stanza dedicata a Ciccio Currò

Il Fc ha strappato il suo sì: “Quando si tratta di Messina la chiamata è sempre prioritaria. Qui mi hanno aiutato a creare una professione. L’anno scorso avevo avuto un contatto con l’Acr, ma poi l’operazione non si concluse. Conoscevo il direttore Marco Ferrante, affrontato tante volte da avversario. Avevo già lavorato con il team manager Ciccio Alessandro”.

Giovedì su Facebook era arrivato invece il saluto al Cus Unime: “Adesso sono social anche io… Ho anche uno smartphone da dieci giorni. Lo avevo sempre rifiutato, perché crea dipendenza e a volte viene utilizzato in modo sbagliato. Ma ormai era diventato inevitabile convertirsi alla tecnologia”.

Manitta, Imbrigiotta e Parisi
Manitta, Imbrigiotta e Parisi al Cus Unime

Si chiude così dopo otto anni il lunghissimo rapporto con l’Università di Messina: “Un’esperienza bellissima, che rifarei. Abbiamo potenziato il settore calcio, ma facevo sport a 360 gradi. Era un incarico annuale nell’area motoria. Un lavoro gratificante, non solo per l’aumento degli iscritti. Sono stato studente per cinque anni, con una doppia laurea conseguita, e docente per tre. Ringrazio i direttori del dipartimento che mi hanno dato fiducia, tecnici, istruttori e collaboratori. Credo di aver trasmesso qualcosa, sicuramente ho ricevuto tanto”.

La carriera fuori dal terreno di gioco è già ampia: “Sono stato due anni a Giarre e quattro mesi al Due Torri con Gaetano Mirto, che vive come me a Randazzo, la mia città adottiva anche se sono nato a Caltagirone. Dal 2012 al 2016 a Catania sono stato coordinatore dei preparatori e allenatore dei portieri della “Primavera”. Nell’ultimo anno anche in prima squadra fino a febbraio con Giuseppe Pancaro allenatore”.

Salvatore Fazzio
Leo Criaco, Emanuele Manitta e Ciccio Alessandro ai funerali di Salvatore Fazzio

Adesso quello che lui stesso definisce “un nuovo esordio. Le metodologie di lavoro e allenamento cambiano sempre, bisogna aggiornarsi. Sono pronto, sfrutterò l’esperienza maturata sul campo e sui libri. In 24 ore abbiamo definito tutto: mi sembra sinonimo di serietà e voglia di fare bene. Vincere non è facile e non è scontato ma sembrano esserci gli ingredienti giusti. Inizieremo verso i primi di agosto con l’obiettivo di fare meno danni possibili”.

Manitta non dovrebbe però ritrovare Marone e Aiello, dal momento che i due ’99 sono da qualche giorno fuori quota: “Ho visionato tante immagini dei due portieri. Anche io ero under e giocavo perché ero giovane ma poi sono stato confermato anche da over”.

Emanuele Manitta
Emanuele Manitta ha difeso i pali del Messina in oltre 230 gare

Riavvolgendo il nastro di vent’anni, Emanuele non vuole però scegliere un momento particolare: “Di ricordi ne ho tantissimi, come l’affetto delle persone. Il gol di Castrovillari è stato un qualcosa in più. Ormai è consuetudine che i portieri si spingano in avanti. Quel giorno mi è andata di culo, se mi passate il termine…”.

Il triennio con il Fc, coinciso con due primi posti e un secondo è da record, anche per le appena 47 reti al passivo: “Con la Peloro siamo arrivati quinti nell’anno dell’As Messina. Con il Fc è arrivata la promozione dalla D, poi il secondo posto dopo il testa a testa con il Catania e lo spareggio perso con il Benevento. Poi l’altra promozione dalla C2 e il trasferimento a Lecce. Seguii anche a distanza l’annata travagliata in C1, con il cambio di allenatore”.

Il tifo organizzato ha avvertito Acr e Fc che preferirebbe ripartire unito e non diviso: “Non posso esprimere giudizi sulle due società, perché in ballo ci sono investimenti importanti. I tifosi li capisco: vengono da tanti anni di sacrifici, delusione, anonimato, fin troppo bui. Vorrebbero una squadra da seguire, tifare e amare”.

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