La sua gestione coincise con un’annata molto positiva, che per poco non consentì al Messina – dopo quattro stagioni – di riconquistare il professionismo che poi i giallorossi hanno riabbracciato dodici mesi dopo, con l’avvento alla guida del club della famiglia Lo Monaco.
Adesso Lello Manfredi segue da spettatore interessato, e soprattutto sconfortato, il delicato evolversi della situazione societaria dell’ACR: “Non saprei indicare nel dettaglio i motivi che hanno portato all’attuale carenza di risultati. Mi auguro vivamente che vi siano ancora i margini per un ripensamento e che Lo Monaco resti al suo posto, al di là dei reiterati annunci di disimpegno. A Messina è stato accolto come un “Messia” ed ancora non capisco perché dovrebbe interrompere prematuramente il percorso intrapreso”.
Se all’agognata fumata bianca dovesse invece sostituirsene una nerissima, l’ex massimo dirigente del Messina, che rilevò le redini della squadra dal predecessore Bruno Martorano, succedendo ad una lunga serie di cordate assai poco facoltose e soprattutto prive di reali obiettivi di natura sportiva, non ritiene però ripetibile quell’esperimento.
“Non sarei mai in grado di assumere nuovamente la presidenza. Sia perché non ho adeguate potenzialità economiche, sia perché probabilmente non sarei neppure in grado di gestire davvero un club. Credo che quella strada peraltro non sia più percorribile, perché i tempi sono cambiati. Quattro o cinque anni fa la situazione era differente ed adesso il momento economico è ancora meno florido per il nostro territorio”. Se Lo Monaco dovesse quindi confermare il suo disimpegno le uniche speranze potrebbero essere rappresentate da imprenditori locali, magari consorziati, o da realtà completamente estranee al territorio.
Manfredi ricorda: “Sono stato tra i fondatori del Città di Messina. Quello poteva essere un modello di gestione futura, percorribile, ma all’epoca avrebbe dovuto rilevare il titolo dell’ACR. Di fronte allo spettro dei debiti si è intrapreso un altro percorso, peraltro rispettabilissimo. L’alternativa probabilmente resta soltanto un imprenditore di fuori, che però dovrebbe avere qualche tornaconto, perché nessuno si impegna a scatola chiusa e senza ricevere qualcosa in cambio. E comunque di tutto ciò se ne potrà parlare soltanto se la città non perderà la Lega Pro: per cui in questo momento bisogna soltanto stringersi attorno alla squadra per cercare di salvare il titolo professionistico”.
Nonostante le due promozioni consecutive il Messina di Lo Monaco non è riuscito a creare lo stesso feeling con la città che invece non era mancato nell’anno di D targato Manfredi: “Lì c’era una partecipazione collettiva, mentre qui è mancato il coinvolgimento. Sono stato aiutato dalla base societaria allargata mentre l’ACR di oggi sembra una monarchia…”. Non si è probabilmente ottenuto il massimo sul piano del marketing, con l’apertura del “Messina Point” più volte annunciata e sempre posticipata. Non si sono rinnovate infine felici intuizioni come quelle che portarono alla distribuzione di tagliandi gratuiti nelle scuole, che nell’anno di quinta serie targato Manfredi incentivarono le presenze al San Filippo.
L’ennesima estate di incertezze è alle porte ma regalerà almeno il ripristino della capienza originaria dello stadio, che verrà estesa dagli attuali 6.900 posti ai 40.000 necessari per ospitare tra l’8 ed il 18 luglio i concerti di Jovanotti e Vasco Rossi, di cui il titolare della “Sud Dimensione Servizi” è tra gli organizzatori: “Il completamento dei lavori che abbiamo programmato (clicca qui per rileggere l’articolo dedicato ai due eventi) consentirà il ripristino della piena agibilità e favorirà ad esempio l’organizzazione di amichevoli di lusso, che potrebbero garantire ulteriori utili ad eventuali investitori. Speriamo che in tal senso dagli spettacoli possa arrivare un piccolo contributo anche al calcio giocato”.
Intanto dei 50.000 biglietti già venduti (16.000 per “Lorenzo”, 34.000 per il “Blasco”) soltanto 10.000 sono stati acquistati da messinesi mentre quattro spettatori su cinque giungeranno da fuori città. Appare quindi innegabile l’indotto che sarà garantito dai due appuntamenti musicali, seppur limitato alle due date in cui andranno in scena gli spettacoli.