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Manfredi: “Sciotto ha mantenuto le promesse, ora non tenga in angoscia la città”

Consulente, direttore generale in pectore o più semplicemente, come preferisce definirsi, amico del Messina. Lello Manfredi, ospite ad “Antenna Giallorossa”, su Rtp, ha raccontato la sua soddisfazione per la conquista della salvezza in Serie C: “L’obiettivo è stato centrato ed era quello che ci avevano chiesto tutti, in particolare il presidente, ovvero di portare la squadra alla salvezza anche con l’appendice dei playout. Personalmente sono entrato in scena nello scorso agosto quando il presidente mi chiese di trovare uno stadio per far iscrivere la squadra al campionato. Così siamo andati a Vibo Valentia e da Caffo che sono stati disponibili. Ma anche con Del Regno e D’Eboli, ogni volta che il Messina mi ha chiesto una mano, non ho mai avuto troppo bisogno di ruoli”.

Manfredi, Parisi e Pitino
Il consulente Manfredi, il team manager Alessandro Parisi e il ds Pitino (foto Paolo Furrer)

Nella seconda parte di stagione, quella in cui la squadra allenata da Raciti si è assicurata la permanenza con due turni d’anticipo grazie ad uno strepitoso girone di ritorno, il suo ruolo è diventato assai più rilevante. “A gennaio ho saputo che il presidente aveva tentato di riavvicinarsi a Pietro Lo Monaco ma poi, senza che ne conosca i motivi, non hanno proseguito insieme. A quel punto anche per Marcello Pitino ho deciso di scendere in campo, è stato lui a chiedermi una mano, mentre di solito per un direttore sportivo avviene il contrario. Nel 2017 avevamo salvato la squadra, poi la società decise di non iscriverla al campionato. Questa stagione speravo che finisse in questo modo, con la salvezza, ma nel mio cuore sapevo che sarebbe stata dura e temevo che non ce l’avremmo fatta. Nel 2017 il Messina di Proto aveva uno staff e una società con tante figure, ognuna al posto giusto, che avrebbe potuto fare anche la Serie B ad occhi chiusi. Quest’anno, invece, non c’era la struttura e col direttore ci siamo dovuti rimboccare le maniche”.

Curva Sud
La grande atmosfera in Curva Sud per il match con il Giulianova (foto Nino La Macchia)

Eppure nel 2019 il rapporto di Manfredi con l’Acr di Sciotto si era bruscamente interrotto. “Mi è dispiaciuto molto, eravamo arrivati in finale di Coppa Italia di Serie D, raggiungendo quello che può sembrare un traguardo stupido, ma che andava per me inquadrato nel riscontro della città. Col Giulianova abbiamo vissuto una bella serata, anche se lo spettacolo poteva essere tecnicamente modesto, l’avevamo fatta diventare come fosse la semifinale di Coppa Uefa e la gente si divertì. Era stata quella una stagione partita malissimo, con un management già scelto dalla proprietà che andò via subito. Pronti via giocammo inoltre alla prima giornata contro il Bari. E ha ragione il presidente quando dice di aver trovato per due anni avversarie del livello di Bari e Palermo nel girone, poi è effettivamente arrivata la promozione. Quest’anno è stata salvata la categoria, un patrimonio che Messina città deve fare assolutamente in modo di non perdere”.

Raciti e Sciotto
Raciti fa festa con il presidente Sciotto (foto Paolo Furrer)

E il futuro? “Quello che dovevamo lo abbiamo fatto. Col presidente abbiamo un rapporto di amicizia, nella famiglia Sciotto rivedo la mia famiglia, gente che lavora dalla mattina alla sera e ha una grande passione per il calcio. La mia visione è sempre stata di prendere un calciatore in meno ma di avere una società modello, investendo nel settore giovanile e sul territorio per un progetto a medio lungo-termine. La frenesia del risultato a tutti i costi mal si concilia con una proprietà fatta da una persona sola”.

Manfredi dice infine cosa consiglierebbe adesso, a bocce ferme, al presidente Sciotto: “Se dovesse chiedermelo gli direi che, dopo i sacrifici fatti, ha mantenuto tutte le promesse, anche quelle nei confronti del fratello scomparso, arrivando in C e salvando la squadra. Ora non faccia stare la città con l’angoscia fino a luglio, intanto la iscriva al campionato e poi eventualmente dica che non la vuole gestire. A quel punto nascerebbero due scenari: qualcuno che vuole rilevare il club, per un patrimonio che ritengo sia di circa 2 milioni di euro, avendo un parco di 16 giocatori, oppure che decida alla fine di continuare lui”.

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