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Manfredi: “Con la riforma C più avvincente. Al Sud si può giocare alle 14:30”

Il direttore generale del Messina Lello Manfredi è intervenuto ai microfoni de “La casa di C” per commentare la proposta di riforma, che potrebbe portare alla divisione delle 60 squadre di terza serie in sei gironi da dieci, con le prime cinque qualificate alla Poule Promozione e le altre cinque alla Poule Retrocessione, che precederanno i tradizionali playoff e playout.

Ghirelli e Sciotto
I presidenti Ghirelli e Sciotto a Messina (foto WeSport Antonio Caroè)

“Noi siamo felicissimi perché questa riforma di cui tanto si è parlato sembra che finalmente passerà a breve – ha esordito il dirigente peloritano ai microfoni di Gianluca Di Marzio -. La mancanza di squadre vicine e quindi di derby e i risultati non certo esaltanti hanno fatto perdere un po’ di interesse al campionato, che ci vede nei bassifondi della classifica. Questo format darà linfa vitale a un torneo che sarà più avvincente. Soprattutto al Sud la passione dei tifosi è legata al risultato e in questo momento noi siamo molto penalizzati”. 

L’Acr, come tantissime realtà, ha scelto di puntare sulla valorizzazione dei giovani: “È una strada obbligata, il nostro allenatore ne schiera tanti ogni settimana. In rosa abbiamo Lorenzo Catania, che ha dei numeri incredibili ed è destinato a crescere ancora. L’età anagrafica si è abbassata parecchio e molti club non possono fare diversamente. A noi mancano grosse sponsorizzazioni, canalizzate dal Palermo in B e dal Catania, che ha trovato nuovi proprietari che stanno facendo grandi investimenti”. 

Iannone
La progressione di Iannone a Pescara (foto Paolo Furrer)

La riforma nella prima fase, che prevede 18 partite, abbatterà i costi delle trasferte: “Noi abbiamo uno stadio da 40mila posti e soltanto aprirlo la domenica comporta un bagno di sangue. I costi degli spostamenti sono elevatissimi. Le partite più vicine sono a Catanzaro o a Crotone, mentre le sei pugliesi hanno tante partite a distanza di un centinaio di chilometri. Siamo l’unica squadra che rappresenta la Sicilia e siamo abituati a fare lunghi viaggi. Per le trasferte in aereo, in mancanza di un aeroporto in città, ci dobbiamo spostare sempre, partendo da Catania o Reggio Calabria”. 

Il Messina ha battezzato il discusso esperimento delle gare alle ore 12, nella partita con il Monterosi passata alla storia per il gol di Lewandowski: “Ero dietro il portiere avversario e mi è dispiaciuto per il portiere ospite, non è mai bello per un professionista subire un gol del genere. Noi eravamo felicissimi perché ci ha spianato la strada verso la vittoria finale.

Renzo, Pitino, Cinelli e Auteri
Renzo, Pitino, Cinelli e Auteri in panchina (foto Paolo Furrer)

A differenza dei gironi settentrionali, Manfredi ritiene che quella delle 12 non sia la strada obbligata: “Siamo d’accordo sull’anticipo degli orari per fronteggiare la crisi energetica. Il nostro presidente vorrebbe giocare sempre alle 12 dopo la vittoria… Al Sud comunque non credo che cambi tantissimo tra giocare alle 12 o alle 14:30. Da noi c’erano ancora 27 gradi e la gente ha preferito andare al mare piuttosto che allo stadio. Può capitare di fissare una partita per esigenze televisive alle 21 ma anticipando si evita anche la concomitanza con le gare di serie A, che ovviamente incide. D’inverno poi la sera il pubblico diminuisce”. 

La classifica allontana i sogni di playoff e impone all’Acr di inseguire la salvezza diretta, come era avvenuto un anno fa: “Noi stiamo facendo un percorso programmatico, in cui ci siamo dati una scadenza. Per bacino d’utenza Messina meriterebbe la serie A, è la tredicesima d’Italia. Ma dobbiamo pensare concretamente a salvarci, in prospettiva invece si sogna sempre in grande. Non possiamo restare a vita in C, in un campionato dispendioso, dove si spende troppo senza ricavi adeguati. Il nuovo format potrebbe aiutarci”. 

Manfredi e Cirino
Il dg Lello Manfredi e Giovanni Cirino (foto Paolo Furrer)

Per aumentare i ricavi, i club di C valutano altre soluzioni, come la proposizione di eventi collaterali negli stadi: “Il ricorso all’intrattenimento è una strada che sposo appieno. Io organizzo eventi e ogni volta che riusciamo a coniugare sport e spettacolo le presenze aumentano. Abbiamo uno stadio totalmente scoperto e questo non aiuta. Quando arrivammo al settimo posto in A non a caso abbiamo dovuto rinunciare alle competizioni europee e oggi non ci consente neppure di ospitare amichevoli di grande livello. Noi ospitammo a Messina la sfida tra Juventus e Monaco nel 2009, ma gli incassi sono serviti per pagare i cachet delle squadre e gli spostamenti aerei”. 

Non è decollato il progetto delle seconde squadre, al quale ha aderito soltanto la Juventus con la sua formazione Under 23: “Condivido l’idea ma non credo che averle porterebbero più presenze negli stadi. Tanta gente dal Sud parte per seguire dal vivo le prime squadre, sobbarcandosi peraltro spese ingenti, tanto che anche la nostra tifoseria lo ha sempre contestato. Sarebbe meglio avere più tifosi e risorse sul territorio, anziché disperderle”.

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