Neanche il tempo di godersi la fine dell’ennesima eccellente stagione, che attorno al futuro del Sant’Agata si sono addensate nuvole cariche di incertezza. I ragazzi sapientemente guidati in panchina da Michele Facciolo hanno mostrato un calcio che nulla ha a che fare con la quarta serie, raccogliendo complimenti e applausi a scena aperta in ogni campo della categoria e poco importa se l’obiettivo dei playoff sia sfuggito per un pelo. Ma questo al pubblico santagatese non sembra bastare.
Subito dopo il fischio finale del “Provinciale” di Trapani, sede dell’ultimo match di campionato, la società ha ufficialmente annunciato il proprio disimpegno in vista della prossima stagione, compresa la volontà di non procedere con l’iscrizione al prossimo campionato di serie D entro il prossimo 11 luglio. Una decisione sofferta per un gruppo dirigente che ha riportato il Sant’Agata in D dopo 29 lunghi anni e ci è saputo rimanere dimostrando competenza e professionalità, creando un vero e proprio giocattolo capace di stupire tutti, nonostante i budget siano tra i più bassi della categoria, e facendo della propria “povertà” un’autentica virtù.
Ma alla base di questa scelta c’è proprio l’impossibilità di mantenere gli standard che hanno fatto della società nebroidea un modello da seguire, ma soprattutto l’amarezza nel constatare l’indifferenza della realtà santagatese verso la società. Un malessere che parte da lontano, come testimonia il post polemico comparso lo scorso 8 gennaio, subito dopo la gara casalinga con il Castrovillari, in cui si evidenziava come la tribuna del “Fresina” fosse desolatamente vuota, considerati gli appena 40 spettatori paganti. Una cornice di pubblico che non rendeva merito al lavoro e ai risultati ottenuti fino a quel momento.
Soltanto nelle ultime 48 ore dei timidi segnali di interessamento ci sono stati, considerato che due interlocutori hanno sondato il terreno per conto di altrettanti imprenditori non siciliani, mentre non saranno presi in considerazione i tentativi di due club siciliani di acquistare il titolo sportivo, considerato che è stata messa in vendita la società e non il posto di quarta serie.
E la politica? I rapporti tra la società e il sindaco Bruno Mancuso sono buoni, anzi ottimi, al punto che non si procederà con la simbolica consegna della squadra nelle mani del primo cittadino. È proprio Mancuso a manifestare il proprio dispiacere per questa situazione: “Per me è stato un fulmine a ciel sereno. Tempo fa mi erano state manifestate delle difficoltà da parte della società, ma non credevo che la situazione fosse grave al punto che i dirigenti potessero annunciare il loro disimpegno. Per me è un doppio dispiacere, sia da tifoso che da sindaco della comunità, considerato che ho offerto il mio supporto e da appassionato andavo a godermi qualche partita”.
Il sindaco incontrerà presto il presidente Fazio con i dirigenti Amata e Meli: “Sicuramente prima di valutare ogni passo dovrò incontrare i dirigenti per capire se c’è ancora la possibilità di un passo indietro. Se loro hanno deciso di uscire allo scoperto in questo modo avranno i loro motivi, cercherà a me comprendere bene la situazione e capire come potere agire, sempre nel massimo rispetto dei ruoli”.
Il primo cittadino si dice disponibile a cercare di reperire realtà imprenditoriali in grado di poter mantenere il Sant’Agata in serie D: “È ovvio che, qualora venisse confermato il disimpegno da parte dell’attuale gruppo dirigente, toccherà trovare qualche forza imprenditoriale del territorio per far sì che il calcio a Sant’Agata continui. Questa società e la serie D rappresentano un patrimonio per l’intera comunità. Da diverso tempo si porta in giro per tutto il Meridione il nome della nostra cittadina con risultati egregi, fare finire tutto in questo modo sarebbe un vero peccato”.