Il suo innesto, unitamente a quello del romanista Ciciretti, avrebbe dovuto garantire il necessario salto di qualità dal punto di vista tecnico, ma tra infortuni ed equivoci tattici il centrocampista Manuel Mancini non è riuscito ad incidere in fondo, come gli era capitato di fare in carriera in piazze esigenti vedi Salerno, Taranto e Verona. Il calciatore romano è rientrato per fine prestito a L’Aquila, con cui è ancora vincolato contrattualmente, e mercoledì ha anche sostenuto le visite mediche. La retrocessione in D è però un fallimento che non è ancora riuscito a mettersi alle spalle: “L’annata è finita male e purtroppo qualche avvisaglia c’era. Dopo il mio arrivo nel mercato invernale eravamo partiti bene, i presupposti per risalire la china c’erano e la squadra anche. Volevamo mantenere la categoria professionistica ma non ci siamo riusciti e la reazione mostrata con Di Costanzo in panchina si è rivelata insufficiente”.
L’ex prodotto del vivaio della Lazio ritiene che determinante sia stato il cambio di avversario in extremis: “Affrontare la Reggina non ci ha aiutato neppure. Eravamo ormai pronti, “mentalizzati” a sfidare il Savoia e quando è arrivata questa decisione assurda, già nei giorni antecedenti al derby, avevo capito che sarebbe stata dura. I due giorni prima della sfida del “Granillo” non sembravano finire mai. È stato un colpo tosto, che non dipendeva da noi”.
Il suo congedo dalla piazza messinese è quindi all’insegna dell’amarezza: “Ai tifosi posso dire soltanto che abbiamo dato il massimo. Mi dispiace davvero per come è finita, avremmo voluto la salvezza ma non siamo stati aiutati. Quello che è successo, con la restituzione dei punti alla Reggina, ci ha davvero sbalordito. Peraltro la retrocessione resta comunque una macchia nella carriera ed è dura da accettare per me che ci tengo tantissimo, proprio per una questione di dignità. Dopo questa botta ho cercato di incoraggiare tanti dei miei compagni, ai quali auguro il meglio perché so che ci hanno provato, andando oltre i loro limiti”.
La stragrande maggioranza dei calciatori del Messina hanno assicurato che l’annunciato disimpegno di Lo Monaco non ha pesato sul risultato finale. Mancini va in controtendenza: “Società distante? Forse ha inciso un po’. Io da quando sono arrivato a Messina ho chiesto sempre che Lo Monaco fosse vicino alla squadra. In tanti mi hanno detto che il presidente non era ben visto, che non aveva saputo legare fino in fondo con la città. Forse è stato deluso da qualcosa e si è allontanato, distaccandosi”.
La Lega Pro attraversa un momento di grave crisi e Mancini è consapevole di essere fortunato, avendo firmato un accordo pluriennale: “Non è un bel momento. Tutti gli addetti ai lavori se lo aspettavano, era nell’aria. Ho parlato con procuratori e tanti ragazzi, padri di famiglia, che sono a spasso e non trovano squadra. Io mi ritengo fortunato, nonostante L’Aquila mi abbia ceduto a gennaio. Una decisione che comunque ho rispettato. Adesso giocherò nuovamente le mie carte”.
Il centrocampista romano non se la sente invece di interpretare più di tanto le possibili decisioni di Lo Monaco, le cui mosse future tengono in apprensione un’intera tifoseria: “Davvero, sto ancora smaltendo la delusione per come è finita la stagione. Ci ho messo tanto impegno, a livello fisico e mentale. Quello che deciderà non mi riguarda, gli auguro soltanto di fare la scelta giusta per lui e per una piazza che è già abbastanza provata”.