Folla commossa nel pomeriggio in Cattedrale per i funerali di Rosario Costa, la giovane promessa del ciclismo stroncata domenica scorsa da un incidente stradale. Il quattordicenne era in sella a una bici che si è scontrata con un autocompattatore mentre percorreva la Litoranea all’altezza di Sant’Agata. Si stava recando a Villafranca Tirrena insieme ad altri ciclisti, per un allenamento; a pochi metri c’era il padre che li seguiva a bordo di uno scooter.
Una morte che ha sconvolto l’intera città, ora a lutto: numerose persone hanno affollato il Duomo, abbracciando tra le lacrime i genitori, i fratelli e i parenti. Presenti giovani di numerose società ciclistiche, i compagni di scuola dell’istituto nautico “Caio Duilio”, gli amici, il sindaco Renato Accorinti, semplici cittadini. Tutti si sono stretti attorno alla bara bianca coperta dai fiori e dalla maglia della società sportiva, la “Asd Nibali”, con il numero 31, quello di Rosario.
Parole di conforto sono giunte da Giovanni Pelleriti, insegnante di religione dell’istituto Nautico, che ha officiato la messa insieme a padre D’Arrigo e padre Pippo, parroci delle chiese della zone dove abitano genitori e nonni di Rosario: “Apprendendo la notizia – ha detto nell’omelia – il primo interrogativo è perché questo dolore”.
Il parroco ha invitato a superare questo bisogno di gridare, “facendo emergere un grazie a Dio per averlo donato alla famiglia, ai parenti, agli amici, alla sua squadra. Grazie perché attraverso le sue scelte ha manifestato che il dono della vita è prezioso e andava speso nella realizzazione di quel sogno e di quel progetto che Dio gli aveva messo nel cuore”. “Una pedalata – ha proseguito Pelleriti – che non era solo espressione di una meta da raggiungere, ma esercizio. In quella fatica ha costruito un sogno, magari facendo delle rinunce, ma che in fondo erano vita, un esercizio che lo portava a non tralasciare gli impegni familiari e scolastici”. Al termine della messa alcuni interventi di insegnanti e parenti per ricordare Rosario. Un lungo applauso e un volo di palloncini bianchi e azzurri hanno accompagnato l’uscita della bara dalla chiesa. Messina è affranta, per una morte inaccettabile e un dolore inconsolabile, al di là della retorica.