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Lo Re: “Domenica una finalissima. Le porte chiuse? Così non si può fare calcio”

Il 2-1 in extremis contro il Castrovillari consentirà al Città di Messina di giocare in casa, contro il Locri, la sfida in gara unica dei playout. Il presidente giallorosso Maurizio Lo Re a fine partita non ha nascosto le difficoltà incontrate soprattutto nel primo tempo: “Il risultato è stato sempre in bilico sin dal primo minuto, abbiamo incontrato una squadra che è venuta qui a giocarsi la partita a viso aperto. Nel primo tempo non siamo riusciti a fare un tiro in porta, mentre loro ci hanno provato”.

La ripresa ha regalato mille emozioni e altrettanti brividi, anche per i concomitanti successi delle dirette concorrenti: “Siamo andati in vantaggio ma il Castrovillari non ha desistito, pur sapendo che la Palmese vinceva già 2-0. Abbiamo subito l’1-1 al 91′ e, dopo che Locri e Roccella hanno ottenuto due rigori, abbiamo trovato il jolly al 95′ con Princi, un messinese doc, come Codagnone. Posso soltanto essere contento, abbiamo creato un gruppo di messinesi che hanno tirato fuori tanto cuore e grinta, i valori aggiunti di questa squadra”. 

Città di Messina
L’undici titolare del Città di Messina (foto Omar Menolascina)

Qualche settimana fa sembrava essersi tremendamente complicato tutto, poi il Città di Messina ha saputo rialzare la testa, con il ritorno di Furnari in panchina. “Dopo la sconfitta con il Rotonda e il cambio del mister, con tre partite nelle quali abbiamo collezionato un solo punto, tutti ci davano già per retrocessi. Invece abbiamo sovvertito ogni pronostico, ci siamo ricompattati e abbiamo fatto dodici punti in cinque giornate, qualcosa di importante. Oggi abbiamo vinto la finalina, domenica ci attende al “Despar” una finalissima. Vogliamo mantenere la categoria”.

L’amarezza di Lo Re è però legata ad un impianto, inaugurato in estate grazie a un investimento complessivo di 800mila euro da parte del Camaro, e rimasto ancora una volta desolatamente a porte chiuse.

De Lucia
De Lucia prova a conquistare un possesso aereo (foto Omar Menolascina)

Condivisibile lo sfogo del massimo dirigente a fine gara: “Non so se continuerò a fine stagione, il mio grande rammarico è che a queste condizioni non si può fare calcio. Giochiamo in uno stadio bello come questo senza tifoseria e ultras, ma soltanto per le famiglie e i bambini. Il calcio è fatto per la gente, lottiamo per abbattere le barriere e invece ci tocca giocare a porte chiuse in questo gioiellino. Io porto avanti un progetto giovani, devono esordire in prima squadra tutti i ragazzi provenienti dalla nostra scuola calcio. Non ha senso affrontare delle spese e poi non avere pubblico. I tre punti non danno la soddisfazione come quando c’è la gente. A porte aperte domenica per il playout? Si comincerà a lavorare subito, chiederò lunedì in Prefettura che venga aperta almeno una parte del “Despar”, separando la tifoseria ospite. Che sia una giornata di sport, il calcio deve essere aggregazione”. 

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