C.J. Wallace, all’anagrafe Charles Judson Wallace, nato il 31 dicembre 1982 ad Atlanta (Georgia). È arrivato all’Orlandina dopo aver disputato l’NBA Summer League con la casacca degli Houston Rockets (2007/2008). A Capo è autore di una stagione incredibile conclusasi con la prima partecipazione alle Final Eight ed ai Play-off di Serie A1. Nella sua prima stagione italiana ha raggiunto 18 volte la doppia doppia (punti e rimbalzi) e undici volte la tripla doppia (punti-rimbalzi-valutazione), chiudendo con una media di 14,4 punti ad allacciata di scarpa, tirando con il 52% dal campo e con il 37% dall’arco catturando, inoltre, 10,7 rimbalzi a partita e arrivando così ad essere il primo assoluto nella classifica finale dei rimbalzisti della Serie A.
CJ arrivi all’Upea nell’estate del 2007, da quel giorno cos’è cambiato nella tua vita?
“È passato davvero tanto tempo eppure sembra ieri che ero da voi a Capo! Dopo 8 anni sono ovviamente più vecchio (ride, ndr) ma la verità è che sono sempre lo stesso CJ, ma sono comunque più maturo. Ho perso mio padre, che nella mia vita era una parte fondamentale e purtroppo non è riuscito a festeggiare con me le Final Four raggiunte e i due campionati vinti con Barcellona e Milano. Ogni volta, però, che mi tornano in mente i momenti trascorsi a Capo mi emoziono tanto!”
Raccontaci la tua esperienza qui in Sicilia: cos’è stata per te l’Orlandina e tutta la città di Capo d’Orlando?
“Statisticamente parlando quella probabilmente fu la mia miglior stagione, ma anche la squadra fece qualcosa di straordinario. Insieme abbiamo raggiunto risultati superiori rispetto a quanto tutti noi prevedevamo e s’è raggiunto un feeling con l’ambiente incredibile. È stato grandioso poter vincere con un gruppo di ragazzi fantastici e con dei tifosi unici come quelli dell’Orlandina. È stata davvero una bella stagione, fantastica!”
Dopo l’Orlandina hai giocato a Treviso e poi in Spagna. In cosa Capo d’Orlando è insuperabile?
“Non ho bisogno di pensarci neanche un attimo. Dopo essere stato a Capo d’Orlando, non ho mai più giocato per un pubblico così caloroso. Il Palazzetto era sempre stracolmo di gente e ad ogni partita 3500 persone facevano della loro presenza la nostra forza. Il rumore era assordante, davvero spettacolare!”
Se non avessi giocato a basket, cosa avresti fatto nella tua vita?
“Non saprei davvero (ride ndr)! È una domanda che sto iniziando a farmi negli ultimi anni. Se non fossi diventato un cestista professionista, avrei voluto essere una star del cinema… o magari un golfista professionista!”
Quali sono le tue ambizioni oggi?
“A essere sinceri non lo so… grazie a Dio ho realizzato tanto di ciò che mi ero prefissato. Adesso voglio solamente essere felice e iniziare a costruire una famiglia mia, stare fuori dai guai e continuare a vincere tanto fino al mio ritiro!”
Nella tua vita quindi non solo la pallacanestro..
“Beh, ho praticato anche tanti altri sport! Come il golf, ma mi piace giocare anche a tennis, a calcio e a baseball! Sono un tipo a cui piace la competizione, mettersi in gioco, divertirsi e tenersi in forma!”
Il giocatore più forte con cui hai mai giocato a Capo e quello con cui hai stretto maggiormente amicizia?
“A Capo d’Orlando è stato tutto meraviglioso, tutti i miei compagni erano molto forti. Sono rimasto più in contatto con Drake e Gianmarco (Diener e Pozzecco, ndr) con cui ci sentiamo spesso”.
Fuori dal campo, chi è il personaggio più divertente/stravagante che hai conosciuto a Capo d’Orlando?
“Qualcuno diceva che Poz aveva finalmente trovato qualcuno più pazzo di lui, e probabilmente era anche vero (ride, ndr)! Quell’anno però eravamo tutti un po’ matti, altrimenti come possiamo definire una squadra di pallacanestro che, in uno scalo aereoportuale, si mette a giocare a nascondino?!”.
Consiglieresti a un tuo amico di venire (a giocare o in vacanza) a Capo perché…
“Non esiterei neanche un secondo! La consiglio vivamente! Il posto è incredibile, la gente è così calorosa che ti fa sentire a casa, il basket lì è uno stile di vita! Capo d’Orlando è perfetta!”