Tra gli elementi più esperti nella giovane rosa del Messina c’è portiere polacco Michal Lewandowski, che ai microfoni di Tcf ha analizzato l’ultima gara disputata nel turno infrasettimanale: “Ho notato la nostra compattezza a livello di squadra, la priorità era non subire gol e farci del male da soli. Sapevamo che la Vibonese ha una buona organizzazione. In molte gare abbiamo attaccato a lungo ma gli spazi erano chiusi e giocare la palla rasoterra partendo da dietro non è sempre semplice. Abbiamo cercato una giocata e di sfruttare gli errori degli avversari”.
Un match che ha smascherato le difficoltà di un gruppo a cui manca ancora la continuità: “Abbiamo analizzato la nostra prestazione, il mister ha evidenziato pregi e difetti. Possiamo fare bene, non abbiamo grandi difficoltà ad andare a rete. Dietro siamo stati larghi all’inizio, adesso stiamo capendo come restare compatti. Il gruppo c’è e vuole fare bene: in rosa sono scelti ragazzi di prospettiva e qualità. Io ho 80 partite sulle spalle in Lega Pro”.
Anche l’estremo difensore è intervenuto sul caso sollevato dal tecnico Eziolino Capuano, che ha rimproverato a Russo e Baldé di avere toppato i tacchetti: “Gli attaccanti ne utilizzano diverse tipologie. Ognuno fa le sue scelte in base al sopralluogo sul campo. C’è chi opta per le scarpe chiodate e chi per questi in gomma. Io stesso pur avendo ai piedi le chiodate sono scivolato, per cui non significa nulla. Il campo mercoledì era molto pesante”.
Lewandowski ha commentato il suo rendimento, oggettivamente altalenante, tra prodezze e svarioni: “Tutti gli errori commessi mi danno fastidio. A fine gara ci penso subito ma guardo avanti per migliorare e non ripeterli. All’inizio non ero pienamente concentrato, qualche errore di troppo riconosco che il Lewandowski dello scorso anno a Teramo non li avrebbe commessi. A fine partita con la Virtus Francavilla ero finalmente contento per aver ritrovato il successo che ci mancava tanto. La serenità comunque non mi manca e questo mi aiuta sempre”.
La retroguardia è chiamata a confermare i recenti progressi, dopo le 23 reti incassate tra campionato e Coppa in appena undici gare: “La difesa richiede un concetto tattico e poi mentale perché la concentrazione e l’aggressività non devono mai mancare. In qualche episodio un calo di tensione ci ha fatto male. Io preferisco rimanere sempre calmo e mai alzare la voce coi compagni di reparto, credo che sfogarsi non serva a molto. Poi è anche il carattere di ognuno a fare la differenza”.
Il portiere è nel nostro Paese già dal 2014: “Ci sono arrivato già a 18 anni, ho sostenuto un provino a Crotone e poi giocato brevemente nel mio paese. Ho cominciato in difesa, ma poi mi sono spostato in porta. Il mio idolo è il connazionale della Juventus Szczęsny. Galli a Teramo, Tortora ad Avezzano e l’ex portiere del Messina Petrocco sono stati i tecnici più importanti nella mia carriera. La Polonia mi manca: lì risiede tutta la mia famiglia ma sono concentrato sul mio lavoro qui e quando posso li vado a trovare. Noi polacchi storicamente ci troviamo bene in Italia, essendo anche una delle mete estive preferite”.
Lewandowski ha parlato anche di singoli e del pubblico ritrovato: “Sappiamo che Vukusic è il più esperto in rosa. Predilige avere una punta d’appoggio, ma nei momenti di difficoltà ci dà sempre una mano, è il primo che ci spinge a correre. Damian si mette a disposizione del mister. Con i piedi è il più bravo in organico, può ricoprire diversi ruoli a livello tattico nella zona mediana, senza scomporsi particolarmente. Rivedere i tifosi allo stadio regala una maggiore carica. Giocare con la gente alle proprie spalle è un’altra cosa. Fuori casa anche ricevere i fischi e sentire le voci della gente è totalmente diverso rispetto a uno stadio chiuso”.