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Lavrendi: “Ora il salto di qualità e i playoff. Un rimpianto? Lasciare il Nord”

Tra i sei nuovi acquisti formalizzati dall’Acr nel corso della sessione invernale il più esperto è sicuramente il centrocampista Giovanni Lavrendi, tornato a Messina nonostante una vertenza alle spalle. “Avevamo già superato le divergenze del passato qualche settimana prima del mio ritorno – chiarisce –. Il presidente mi ha voluto fortemente. Conoscevo la piazza e la sua importanza e ci siamo ritrovati”.

Il calciatore reggino ha disputato quasi 350 gare in una D che ormai conosce benissimo: “Il campionato è sempre lo stesso anche se l’anno scorso c’era il Bari assolutamente fuori categoria. Quest’anno Palermo e Savoia hanno qualcosa in più e poi ci sono tante squadre importanti, tra le quali noi probabilmente emergiamo”.

Giovanni Lavrendi
Giovanni Lavrendi è tornato a Messina

La sosta natalizia ormai alle porte è l’opportunità ideale per ritrovare la condizione dopo quasi sei mesi senza gare ufficiali: “Voglio ritrovare continuità e condizione, perché non sto benissimo. Sto stringendo i denti, consapevole che il Natale con Zeman sarà un periodo particolare, utile per rimettermi in sesto ed esprimermi poi al meglio”.

L’ultimo impegno del 2019 è in programma a Giugliano, contro una neopromossa che non ha mai nascosto le sue ambizioni: “Una trasferta difficile, contro un avversario importante, che ha giocatori di qualità e in casa ha fatto bene nel girone di andata. La vittoria ci consentirebbe di compiere un salto di qualità. Finora ci è mancato qualcosa nei momenti decisivi lontano da casa anche se abbiamo avuto comunque gare impegnative, sui campi delle prime due della classe. A Torre Annunziata un punto pesante era a portata di mano, spero sia arrivato il momento della svolta”.

Lavrendi
Uno striscione dedicato a Lavrendi

A Messina Lavrendi ha trovato Karel Zeman, figlio d’arte: “Il padre ovviamente lo conosco di fama, anche se non l’ho mai incrociato. Conoscevo il mister, che ha metodologie di lavoro simili. Mi sono trovato bene due anni fa con Modica, altro tecnico della stessa scuola, ed è lo stesso adesso. Soltanto con l’Hinterreggio giocai in posizione più avanzata e non a caso quell’anno arrivarono bene sette reti”.

Dal 2014 ad oggi, con Hinterreggio, Reggina, Palmese, Acr e Castrovillari, il centrocampista ha sempre superato le trenta presenze stagionali: “Infatti restare fermo per qualche mese è stato davvero strano. L’unica macchia è proprio l’avere sfiorato i playoff a Messina. L’obiettivo è centrarli adesso, farlo qui varrebbe doppio”.

Lavrendi
Lavrendi palla al piede (foto Alessandro Denaro)

Il mercato ha portato a Messina un altro volto noto: “Elementi come Rossetti e Danza daranno una grossa mano alla squadra. Occhiuto lo conosco perché mi allenavo con la Palmese e quindi sono stato per un mese con lui. È un under importante, un ragazzo serissimo”.

Lavrendi, in una carriera lunghissima, ha giocato soltanto in tre regioni, con ben undici campionati nella sua Calabria: “Ho superato le 400 partite, senza vie di mezzo. Ho deciso sempre di giocare vicino casa e questo mi ha limitato un po’. Se potessi tornare indietro magari cambierei qualcosa, prolungando la mia avventura al Nord Italia, dove il calcio ha qualcosa in più e sarebbe stato più semplice emergere, mentre da noi la D è diventato più complicata. A livello personale ho vissuto stagioni importanti ma le prospettive erano un po’ limitate”.

Lavrendi
Lavrendi in pressione su un avversario in un Messina-Cittanovese

Per quattro anni infatti il calciatore reggino ha giocato sul lato opposto della Penisola: “Dal 2004 al 2009 ho giocato in Trentino. Ero giovanissimo, il mio cartellino era della Vigor Lamezia, che mi ha ceduto in prestito. Se mi chiedi quale gol scelgo tra i 24 della mia carriera dico proprio quello in C2 con il Mezzocorona, sul campo del Lumezzane capolista, dove vincemmo 3-0. Ci ritrovammo poi nella finale playoff per la C1: un doppio 0-0 tra andata e ritorno, con la promozione sfumata perché dopo i supplementari contava il punto in più conquistato nella stagione regolare. Per un paese di 3mila abitanti fu comunque un miracolo”. 

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