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L’arciere Carbonaro: “Mi sento una prima punta. Due squadre? Parlerà il campo”

L’attaccante Paolo Carbonaro, uno degli undici riconfermati in casa Fc Messina, è intervenuto ai microfoni del portale “Ora Web Tv”, e ha fatto il punto sulla stagione appena trascorsa, caratterizzata da ben tredici reti, e rivelatasi quindi la migliore a livello realizzativo insieme a quella di Venezia.

Carbonaro
Un controllo acrobatico di Carbonaro (foto Ciccio Saya)

Il biennio nella Caratese era stato invece più altalenante: “Ero reduce da due stagioni un po’ negative. L’arrivo è stato possibile grazie a mister Costantino, con cui avevo già lavorato in precedenza, a Lamezia, dove riuscimmo a passare dalla Seconda Divisione alla C unica. Sapevo che Messina veniva da anni difficili e questo mi spaventava all’inizio ma col passare delle settimane sono sempre stato più contento di aver compiuto questa scelta”.

La società ha deciso di puntare su un gruppo già collaudato, voglioso di migliorare il quarto posto di un’annata sospesa con otto giornate di anticipo: “Mi sono sempre lasciato bene con le società in cui ho lavorato, mi piace legare anche con l’ambiente in cui lavoro. Qui penso di potermi esprimere al massimo delle mie possibilità. Ognuno ha il suo carattere: quando hai gente che ti rispetta e ti stima credo che puoi dare il meglio. Sono felice ovviamente della conferma da parte della società”.

Carbonaro
Una progressione di Carbonaro (foto Giovanni Chillemi)

L’infortunio di Aladje e l’impossibilità di puntare su altre prime punte molto fisiche ha trasformato di fatto la posizione di Carbonaro: “Mi reputo una punta atipica perché per anni ho giocato da esterno ma mi sono sempre sentito dentro un attaccante. Quando ho giostrato da prima punta ho sempre segnato e questo mi pungolava. Però se mi chiedono di giocare in un altro ruolo ovviamente lo faccio. Quest’anno al centro dell’attacco mi sono divertito: è stata una scoperta anche per me, perché pensavo di soffrire dal punto di vista fisico. Questo mi dà stimoli per il futuro”.

Tra le tredici reti, nonostante la doppietta all’Acr, l’attaccante palermitano sceglie un’altra marcatura: “Tecnicamente il gol col Marina di Ragusa è il più bello che ho fatto. Ho imitato una finta da un altro attaccante. Bevis è stato bravo a servirmi coi tempi giusti e ho eluso il difensore. Me lo tengo stretto, sono contento di averlo realizzato”.

Carbonaro
Carbonaro celebra una marcatura con Bevis, autore dell’assist vincente (foto Carmelo Lenzo)

Dopo le marcature, si è spesso improvvisato arciere “La mia esultanza imita lo scoccare delle frecce. È nata in ritiro perché guardo molte serie tv di arcieri. Mi piace e dopo il primo gol l’ho sempre riproposta. Anche se non riuscirei a esultare se segnassi contro una mia ex squadra, anche se poi l’adrenalina del campo può portarti a fare cose che non hai pensato e sono figlie del momento”.

Carbonaro è soddisfatto del feeling che si è creato con il presidente Arena: “L’ho conosciuto in ritiro. Si è scusato con noi perché non erano ancora arrivati i palloni e parte del materiale tecnico. Mi colpì positivamente perché chi sta a capo di un progetto raramente ha queste esternazioni. Andare a cena dopo il ko col Corigliano mi ha confermato la genuinità del presidente”.

Carbonaro e Coria
Carbonaro e Coria celebrano il successo conquistato a Montemiletto

La punta si è espressa anche sul dualismo con l’Acr: “La città di Messina sente l’appartenenza alla propria squadra. Quest’anno noi come Fc lo abbiamo avvertito solo parzialmente. Non mi esprimerò mai sulla doppia squadra, perché a parlare deve essere il campo, ma è normale che con due realtà inevitabilmente si disperdano le forze. Sarebbe meglio che se tutti remassero nella stessa direzione, come avviene ad esempio a Palermo o Foggia”.

In oltre dieci anni di carriera ci sono state anche annate in cui la vena realizzativa si è un po’ appannata. “Alcune parole possono fare male, anche se arrivano dopo annate difficili. Poi ci sono stagioni molto belle, come a Messina, e mi capita di ricevere tante telefonate da sostenitori, che mi trattengono per ore. Ho sempre giocato in categorie non semplici e che non danno riconoscimenti. Per me i calciatori veri sono altri, quelli che giocano a livelli più alti. Noi siamo mossi dalla passione perché gli ingaggi non ti permettono di svoltare a livello personale”.

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