Domenica 8 maggio, per la 28esima edizione della giornata nazionale “Chiese Aperte” di Archeoclub d’Italia, la sede locale dell’Archeoclub dello Stretto apre la chiesa di Santa Maria di Mili. L’evento, che ha luogo ogni anno la seconda domenica di maggio, ha lo scopo di aprire al pubblico edifici sacri chiusi o comunque poco conosciuti o non utilizzati, nonostante il loro notevole valore storico-artistico ed architettonico. Luoghi a cui siamo devotamente legati, anche se, in alcuni casi, sono trascurati e abbandonati al degrado impietoso del tempo.
Archeoclub punta i riflettori sulla Chiesa Santa Maria di Mili, meglio conosciuta come la Chiesa normanna di Mili, situata nel borgo collinare di Mili San Pietro nel comune di Messina. Domenica 8 dalle ore 9 alle 13 i soci dell’Archeoclub accoglieranno i visitatori, insieme ai ragazzi del CTG gruppo LAG – Mili San Pietro che faranno da ciceroni nella visita, mentre gli studenti dell’Istituto Comprensivo Tremestieri animeranno la manifestazione con le note della loro musica. Sarà anche l’occasione per ammirare la mostra di costumi dell’epoca allestita dagli studenti del Liceo Artistico Statale ” E. Basile ” Messina.
La Chiesa, fatta edificare nel 1091 da Ruggero d’Altavilla, che l’affidò all’abate Michele perché vi radunasse i monaci greci che vivevano sul territorio, è tra le prime testimonianze dell’architettura arabo-normanna in Sicilia. Sembra essere la “matrice”, la simulazione fatta prima di avviare la fabbrica delle poco distanti chiese di S. Pietro ad Itala e dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò a Casalvecchio. Prototipo che connoterà l’architettura dei normanni nella Val Demone. Nel 1866 in seguito all’emanazione delle leggi dello Stato unitario, il monastero fu venduto a privati, mentre la chiesa è tuttora patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’interno.
A seguito degli interventi di restauro post terremoto operati dall’arch. Valenti, la chiesa venne totalmente spogliata all’interno degli stucchi, degli intonaci e degli altari. Provengono da essa una tavola del 1638 di Francesco Laganà raffigurante la Madonna del Rosario tra devoti oranti, un’acquasantiera in marmo cinquecentesca e una campana settecentesca, custoditi nella chiesa parrocchiale di Mili San Pietro. La lapide che ricorda la sepoltura di Giordano, figlio di Ruggero, è conservata nei depositi del Museo Regionale di Messina.
Da tempo immemore questa piccola abbazia, monumento di inestimabile bellezza, è stata condannata all’abbandono. Il degrado del monastero con ripetuti crolli ha imposto la messa in sicurezza e la conseguente necessità di chiudere definitivamente l’accesso al chiostro, unico spazio dal quale era possibile ammirare la bellezza dei prospetti e dell’abside. Attorno a questa e ad altre comunità di basiliani si sono formati gran parte dei bellissimi villaggi a sud di Messina, che ormai da secoli sono interessati da un triste fenomeno di spopolamento.