Lamberto Sapone era tifoso, appassionato, dirigente e presidente di un Messina che non c’è più. Il suo nome è legato alla promozione ottenuta nella stagione 1982-83, ma sarebbe riduttivo ricordarsi di lui soltanto per questo. Infatti l’imprenditore nel settore delle costruzioni entrò a far parte della gloriosa Acr Messina nella seconda metà degli anni settanta, anni davvero difficili per il calcio peloritano.
Messina calcistica veniva dagli anni belli della serie A e poi della serie B. Dopo Muglia e Fusco la palla passò a Giovanni Gulletta, che chiuse un ciclo nel corso del quale aveva collezionato diversi campionati in serie C con piazzamenti onorevoli, poi la retrocessione della stagione 1972-73, arrivata all’ultima giornata dopo una rimonta a dir poco sensazionale, che non bastò alla formazione diretta da mister Zanotti. Nel 1973-74 la cavalcata vincente con Lodi in panchina, Lo Bosco, Bertagna, Gagliardi, De Maria e Tripepi trascinatori dei giallorossi.
Il ritorno in C con Scoglio, alla sua vera prima panchina da professionista, una squadra con tanti giocatori di serie B, compreso quell’Ezio Musa preso per 150 milioni dall’Arezzo. Un Messina d’assalto che però arrivò sesto in classifica. Poi l’anno di Bruno Bolchi, e un quinto posto da ricordare, ma con troppi debiti ormai sul groppone che costrinsero Gulletta ad affidarsi al Varese del dg Sogliano che inviò in riva allo Stretto un nugolo di giovani speranze, compresi il ds Piedimonte e l’allenatore Rumignani. Fu retrocessione e il canto del cigno della vecchia dirigenza dell’Acr.
Lamberto Sapone, grande appassionato di calcio e tifoso, si legò al Messina insieme ad Angelo Presti, Pucci Fortino, Giuseppe Mondello, Giovanni Puglisi, i quali si alternarono quasi tutti al timone del sodalizio. Il ripescaggio in C2, nel campionato 1977-78, concluso al sesto posto, e poi una serie di tornei anonimi, con salvezze strappate in extremis, ma non per volere dei dirigenti che anno dopo anno portavano a Messina fior di giocatori. Il ritorno di Onor e Musa, il bomber Cau, Renzetti, Cinquegrana, Pauselli, Montenegro, Bertini, Marinelli, Giangeri, Santarelli, il giovane Amodio e tanti, tanti altri.
Tanti, troppi, gli allenatori che in quegli anni sedettero sulla panchina del Messina, compreso il Professore in fase di crescita. Ma i risultati non arrivarono. Poi l’ingresso in società di Michelangelo Alfano, la stagione 1981-82, quella di Marescalco e Alivernini, Le Noci, Anellino, Longo e Franco Mondello che sembrava potesse essere quella buona, con Ballarò e poi Rambone che illuse i tifosi. Un sesto posto con il ritorno di Ballarò, che gettò però le basi per il campionato successivo: quello della rinascita, ma con Sapone ancora presidente e tutti gli altri a supporto.
L’arrivo dello sponsor, Eurass Assicurazioni, il cui titolare suggerì l’ingaggio dei giovani Schillaci e Mancuso, che si unirono all’altro palermitano Napoli: i suoi gol avevano aiutato la squadra a salvarsi due stagioni prima. La costruzione dell’organico con le conferme di Napoli, Colaprete, Franco Mondello, Jannucci e Maglio. L’ingaggio di un portiere di sicuro affidamento come Rigamonti, il difensore Pierini, il libero Bellopede, i centrocampisti Virgilio, Vendittelli, Della Volpe, Genovasi e Crucitti, l’attaccante Santino Mondello e poi Secondo e Quattrini.
Era stato confermato anche Alivernini, ma l’espulsione all’esordio sul campo di Potenza e la conseguente esplosione di Schillaci, portarono alla cessione dell’attaccante romano. Fu una stagione esaltante, i giallorossi lottarono con Akragas e Siracusa e alla fine chiusero al primo posto e riportarono il Messina in terza serie, tra il tripudio dei tifosi del “Celeste”. Sapone seguì quasi in disparte i festeggiamenti: aveva lasciato infatti in corso d’opera il ruolo di presidente a Giovanni Puglisi, che venne portato in trionfo su una Fiat 500 tinta di giallo e di rosso all’interno del glorioso campo di Gazzi.
Rimase nella dirigenza, Lamberto Sapone e insieme ai suoi soci costruì la squadra del torneo successivo, portando a Messina giocatori del calibro di Caccia, Repetto, Silva, Ceccarini, Rovellini, il portiere Piagnerelli. Ci vollero due allenatori per salvare quel Messina: Spelta e poi Seghedoni, ma da lì nacque il grande Messina di Scoglio. A fine stagione l’ingente massa debitoria (quasi due miliardi delle vecchie lire) portò alla cessione, a furor di popolo, del pacchetto azionario, a costo zero, a Turi Massimino. Lamberto Sapone uscì di scena in punta di piedi, insieme a tutti gli altri dirigenti: lui fu uno degli ultimi presidenti messinesi della gloriosa Acr Messina che aveva conosciuto i fasti della serie A.