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La triste parabola dell’Orlandina verso la scomparsa: 282 reti al passivo in due anni

“Nella stagione 96/97- ha scritto su Facebook l’ex calciatore Domenico Oteri – Crotone-Orlandina finiva 0-1 ed uscivamo dallo stadio “Ezio Scida” tra gli applausi. A distanza di vent’anni, il Crotone sta per andare in serie A e noi prendiamo 14 gol”.

A questo punto si attendono soltanto i titoli di coda. Le ultime (macabre) righe della storia, uno dei tanti tracolli sportivi che si verificano sempre più spesso tra i Dilettanti. L’agonia dell’Orlandina Calcio ha assunto le dimensioni di un disastro economico oltre che sportivo.
Di domenica in domenica 65 anni di storia ed un punto di riferimento del calcio isolano sono lentamente andati in fumo. Un patrimonio inestimabile, dilapidato da svariati protagonisti.

Tutto nell’arco di venti mesi. Una storia surreale che, nonostante gli sberleffi e le umiliazioni subite sui campi di D ed Eccellenza, non è ancora conclusa e che, anzi, i suoi autori desiderano ancora prolungare. Nel novembre 2014, nonostante i debiti e gli addii a catena, l’Orlandina finì nelle mani dell’attuale dirigenza. A nulla valse l’interesse del sindaco Enzo Sindoni, intenzionato a consegnare la squadra ad una cordata di imprenditori, con a capo l’allora d.t. Roberto Curasì. Saltellando da un aeroporto all’altro dell’Europa, Massimo Romagnoli scelse la strada che ci ha portato ad oggi. Respingendo l’immediato aiuto economico, la squadra passò di mano in mano fino ad Antonino Vitale.

Massimo Romagnoli in una convention politica a Capo D'Orlando
Massimo Romagnoli in una convention politica a Capo D’Orlando

L’unico attuale dirigente il cui nome è noto alla cronaca accettò di guidare il sodalizio per volere dell’orbita politica creatasi intorno allo stesso Romagnoli. Salvo, poi, lasciare tutto in balia della tempesta, senza batter ciglio. I risultati di questo “eroico” opporsi all’inevitabile non ammettono repliche: con ben 282 reti subite ed oltre 50 figuracce, a determinare due retrocessioni in altrettanti campionati, l’Orlandina punta a battere ogni record negativo. Nonostante i proclami della stessa dirigenza, nulla è cambiato. I biancazzurri, che dichiaravano di puntare ad una tranquilla salvezza in Eccellenza, sono perfino riusciti a farsi revocare la concessione relativa allo stadio “Ciccino Micale” (gennaio 2015, per danni causati alla struttura) e ad inabissare la sede sociale in un indirizzo fittizio. Colmo dei colmi, sono scappati tutti i calciatori locali che, a detta di Vitale, sarebbero stati al centro del progetto. Anche la rosa non ha nulla a che vedere con la città e, prettamente composta da calciatori campani, comprende un solo cittadino paladino.

Il tecnico Nicola Ferrara ed il presidente Nino Vitale (foto Calogero Germanà)
Il tecnico Nicola Ferrara ed il presidente Nino Vitale (foto Calogero Germanà)

Ma qual è il motivo di fondo di questa catastrofe? Si può intravedere una luce in fondo al tunnel? Interrogativi, purtroppo, che rimangono irrisolti. “Salvare il titolo” sarebbe la risposta più logica, se mai volessimo nascondere il sole. Le cause? Ovviamente le stesse che hanno comportato il naufragio dell’Orlandina e che, già nella prossima estate, dovrebbero scrivere la parola fine sulla vicenda. Presso gli uffici della Lega giacciono per l’appunto numerose vertenze economiche, firmate da calciatori e tecnici, ma non mancherebbero debiti con Fisco e fornitori, che hanno già originato alcuni decreti ingiuntivi. Le pendenze, tutte frutto della gestione Romagnoli, andrebbero saldate tramite il conto acceso presso la LND dalla stessa società. Ed in queste condizioni potrebbe l’Orlandina iscriversi ad un torneo di Promozione? Naturalmente no, perché il saldo negativo del conto impedirebbe alla Lega di procedere all’omologazione del titolo, costringendola dunque alla radiazione.

Ebbene sì: tanto rumore per nulla; un campionato di Eccellenza che è stato solo un bagno di sangue. Ma a proposito di questa stagione, come è stato possibile che l’Orlandina fosse inserita in organico? Non è difficile rispondere. Sul famigerato conto della Lega sarebbe infatti rimasto il “fondo del barile” dalla gestione Romagnoli, una cifra sufficiente a coprire almeno le spese di iscrizione. Con un gioco sostanzialmente basato sui tempi della burocrazia, incurante della montagna di vertenze, la società paladina avrebbe approfittato della “eredità” dell’ex patron, ancora in carcere negli Stati Uniti per fatti che esulano dal calcio.

Intanto, dopo un periodo di totale silenzio, si è comunque tornato a parlare di Orlandina. Il 14-0 incassato dalla squadra di mister Ferrara domenica scorsa, in casa del Rocca di Caprileone, ha destato qualche vecchio tifoso paladino e tenuto banco sui social. Quest’ennesima imbarcata è il punto più basso della storia biancazzurra. Ma serviva davvero quest’altra “medaglia” per parlare di Orlandina? Il disinteresse aveva di certo preso il sopravvento, anche se i tentativi di salvare questa società, ad onor del vero, non si sono fermati al novembre 2014. La scorsa estate si era infatti mosso qualcosa, ma la stoica resistenza della truppa Vitale ha fatto saltare il banco.

Franco Ingrillì a riunione con le società sportive orlandine. Assente l'Orlandina Calcio
Franco Ingrillì a riunione con le società sportive orlandine. Assente l’Orlandina Calcio

Ancora Enzo Sindoni, poi degli imprenditori avevano incontrato la Lega, che avrebbe volentieri riconosciuto alla città di Capo d’Orlando un titolo sportivo di Promozione. Ciò alla sola condizione che la società ancora in vita battesse in ritirata. Qualche settimana fa, nella convention di avvio della campagna elettorale, anche il candidato a sindaco Franco Ingrillì ha sparato a zero sull’attuale dirigenza, con l’intenzione di riceverne, personalmente, il testimone. Lo stesso imprenditore, figlio di uno di un ex presidente paladino, si era mosso in precedenza quale principale finanziatore della cordata Curasì. Ma era stato ovviamente sfiduciato dai debiti in cui l’Orlandina è stata risucchiata.

L’unica via d’uscita sembra rappresentata da un nuovo titolo sportivo. Oggi sembra infatti impossibile salvare la matricola numero 78810, sotto il nome di Orlandina A.S.D., privata persino della storica sigla “N.F.C.”. Intanto la fine di un’altra stagione surreale si avvicina, con la tacita complicità della Lega e la melina senza fine gentilmente offerta dagli avversari. Con buona pace di coloro che si erano presentati come i salvatori della patria.

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