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La Procura chiede l’autorizzazione a procedere per vilipendio contro De Luca

La Procura di Messina ha chiesto l’autorizzazione a procedere al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a carico del sindaco della città dello Stretto, Cateno De Luca, per il reato di vilipendio previsto dall’articolo 290 del codice penale. De Luca era stato iscritto nel registro degli indagati dopo la denuncia del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Per questo genere di reati, perché si possa poi esercitare l’azione penale attraverso la richiesta di rinvio a giudizio o di emissione di decreto penale di condanna, è necessaria l’autorizzazione del Guardasigilli. Il reato previsto dall’articolo 290  del codice penale punisce, con la multa da 1000 a 5000 euro, chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l’ordine giudiziario.

Cateno De Luca
Il sindaco di Messina Cateno De Luca

Assiduo protagonista dei social, De Luca si è reso protagonista di durissime critiche alla gestione del Viminale dell’emergenza del Coronavirus, culminate in una corsa agli imbarcaderi della Caronte e Tourist per impedire lo sbarco da una nave dalla Calabria. Tutto, disse il primo cittadino, per proteggere i suoi dall’epidemia. Nelle sue dichiarazioni De Luca ha accusato duramente il Viminale di non tutelare i siciliani e di aver minimizzato il rischio che l’afflusso di persone nell’isola potesse avere sulla diffusione del virus.

Toni e modi che hanno indotto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a trasmettere alla Procura della città dello Stretto una denuncia a carico di De Luca per vilipendio al Governo. Decisione – hanno fatto sapere dal Viminale – assunta “a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari”. Il sindaco aveva infatti platealmente mandato a quel paese una delle principali cariche dello Stato.

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