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La pandemia abbatte i ricavi del calcio. I Dilettanti invocano più attenzione

La stagione 2019-2020 del calcio italiano era stata accolta come quella della rinascita per il nostro movimento. Dopo anni complicati, la Nazionale di Roberto Mancini era riuscita a far dimenticare la brutta esperienza targata Gian Piero Ventura e per la prima volta dopo quasi un decennio nessuna squadra di Serie B e Serie C aveva iniziato il campionato con una penalizzazione in classifica. Poi a marzo è accaduto quello che tutti sappiamo e così, di colpo, il calcio nostrano è tornato a far fatica e la sensazione è che questa pandemia metterà a dura prova tutto il nostro movimento.

Anche la Serie A non se la passa benissimo
La nostra Serie A, che per ovvie ragioni è la categoria più ricca, capace da sola di tenere in piedi la stragrande maggioranza di tutto il movimento, non se la sta passando benissimo. La chiusura degli stadi e i mancati incassi che ne sono seguiti hanno pesato e non poco sulle casse societarie, già provate da anni di investimenti milionari per ingaggi e cartellini di giocatori.

Milan
Il Milan protagonista di un 2020 sorprendente nella A ai tempi della pandemia (foto Ansa)

Questa situazione dovrebbe portarci a riflettere sulla sostenibilità del sistema calcio, anche e soprattutto in considerazione del fatto che tutte le leghe professionistiche europee si sono ritrovate in ginocchio dopo neanche un anno di incassi ridotti. Il sistema già viaggiava sul filo del rasoio e l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha fatto da volano alle difficoltà economiche e strutturali che già avevano colpito la stragrande maggioranza delle nostre società.

E così squadre del calibro di Barcellona, Real Madrid e Juventus che, secondo le scommesse sulla Champions League sono tra le prime dieci favorite alla vittoria, rispettivamente a quota 15 e 21, hanno dovuto stringere un accordo con i propri tesserati finalizzato alla riduzione degli stupendi, nel tentativo di rientrare in una situazione finanziaria di relativa stabilità. Gli incassi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi e dalle sponsorizzazioni permettono ancora al calcio di tirare un sospiro di sollievo ma la sensazione è che se non verranno adottate quanto prima le giuste contromisure, davvero potrebbero essere diverse le società costrette a dichiarare bancarotta.

Le categorie inferiori sono quelle più esposte
Se, come abbiamo avuto modo di vedere, la stragrande maggioranza delle squadre della Serie A TIM si trova in grande difficoltà dal punto di vista economico e finanziario e molte sono addirittura in ritardo con il pagamento degli emolumenti dovuti ai tesserati, nelle serie inferiori la situazione è addirittura peggiore. Il Trapani è stata la prima squadra a dichiarare il fallimento, condizionando e non poco il regolare svolgimento del Girone C di Serie C. Dopo un anno di relativa normalità, in cui finalmente a emettere i verdetti era stato solo ed esclusivamente il campo, c’è il rischio concreto che in poco tempo i campionati tornino a decidersi nei tribunali.

Fondi
Il calcio a corto di fondi, soprattutto tra i Dilettanti

A livello governativo e federale dovranno essere prese le giuste contromisure per salvaguardare la sopravvivenza del calcio che, volente o nolente, è uno dei principali motori economici della nostra Nazione. I sostegni dovranno giungere quanto prima, soprattutto per tutelare quelle categorie dilettantistiche che già vivevano situazioni di grande difficoltà, in cui la stragrande maggioranza delle volte il presidente non è un imprenditore milionario, bensì un mero appassionato che pur di onorare lo sport che ama ci rimette somme ingenti.

Sino a oggi, di aiuti concreti non ne sono arrivati e tutte le società si sono dovute arrangiare da sole, vuoi decurtando gli stipendi, vuoi cercando nuove sponsorizzazioni che, a causa del periodo particolarmente complesso, non sono facili da trovare. Oltre ad avere una funzione sociale, lo sport rappresenta l’ancora di salvezza per migliaia di persone che vivono grazie al calcio ed è giunto il momento di prendere consapevolezza del fatto che bisogna intervenire subito, altrimenti c’è il rischio concreto che il danno diventi irreparabile.

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