La Sicilia FA si è detta orgogliosa di avere potuto raccontare la propria esperienza e dare un contributo al dibattito su lingua e cultura siciliane al Parlamento Europeo, dove il segretario generale Fabio Petrucci ha sottolineato come «proprio in virtù della sua popolarità, della sua capacità di arrivare a tutti, oltrepassando anche i confini tra classi sociali, il calcio offra la grande opportunità di garantire una marcia in più al processo di ricostruzione identitaria che abbiamo a cuore».
La due-giorni di Bruxelles è stata una grande opportunità di confronto per la Sicilia FA. Dopo il convegno siamo fiduciosi che dal dialogo tra Istituzioni, associazioni, artisti e accademici possano farsi strade proposte utili e concrete per la valorizzazione dell’identità siciliana. In tal senso attendiamo di visionare il manifesto frutto dell’evento, con l’auspicio di esserne tra i firmatari e sostenitori. La Nazionale Siciliana ha ringraziato l’eurodeputato Ignazio Corrao e il suo staff.
Di seguito le fase salienti dell’intervento del segretario Fabio Petrucci durante il convegno “Unveiling Sicily and islands challenges: language and culture”: “La Sicilia Football Association è l’organizzazione che nel 2020 ha dato vita alla Nazionale Siciliana di calcio. Porgo un vivo ringraziamento al Parlamento Europeo che ci ospita a Bruxelles – nel cuore politico e giuridico dell’Unione Europea – a discutere di identità siciliana.
Al di là delle tante difficoltà presenti, si va facendo strada a piccoli passi un rinascimento siciliano, ad oggi limitato all’ambito della cultura, ma che speriamo in futuro possa avere ricadute positive anche sul piano politico, sociale ed economico. La Sicilia F.A. vuole essere partecipe e protagonista. Quando nel 2020 un piccolo gruppo di persone, tra cui i qui presenti Salvatore Mangano (presidente) e Alberto L’Episcopo (direttore generale), diedero vita ad un’associazione avente come obiettivo quello di creare una selezione calcistica della Sicilia, una vera e propria Nazionale – sebbene non ancora facente parte di FIFA e UEFA – in molti storsero il naso; altri risero.
Sembrava una follia. A distanza di tre anni i riconoscimenti giunti, uniti alle vittorie in campo, ci confermano la correttezza di quel sogno. La valorizzazione della lingua siciliana ha per noi carattere prioritario. A tal proposito, facendo uso quotidiano del siciliano insieme all’italiano nell’ambito della nostra comunicazione istituzionale nel web, abbiamo la possibilità di evidenziare anche le criticità presenti, legate soprattutto al mancato riconoscimento ufficiale della lingua siciliana. Ecco perché ci uniamo a chi auspica l’istituzione di un’accademia linguistica ufficiale, riconosciuta dalla Regione Siciliana.
Oggi in questa sede noi rivestiamo un ruolo particolare, perché portiamo avanti un’istanza di rinascimento culturale attraverso uno sport – il calcio – che spesso viene ingiustamente considerato come in antitesi alla cultura. Noi al contrario riteniamo che, proprio in virtù della sua popolarità, della sua capacità di arrivare a tutti, oltrepassando anche i confini tra classi sociali, il calcio offra la grande opportunità di garantire una marcia in più al processo di ricostruzione identitaria che abbiamo a cuore. Anche per questo oggi, in questa sede così prestigiosa e costituzionalmente attenta al pluralismo delle culture e delle identità, invitiamo le istituzioni e i loro rappresentanti a supportare attivamente e concretamente la Sicilia F.A. come bene comune dei siciliani.
Se la selezione siciliana di calcio si rafforzerà ogni anno di più, non solo avremo nobilitato il calcio, dimostrando che esso può ancora rappresentare un fenomeno culturalmente rilevante e non un mero business. Al contrario avremo anche dato alla Sicilia uno strumento in più per non perdere – ma anzi riscattare – la sua lingua, la sua storia, la sua identità millenaria, proprio quello che un secolo fa faceva dire ad un osservatore attento e profondo come Antonio Gramsci che «La Sicilia ha dimostrato in numerose occasioni di vivere una vita a carattere nazionale proprio, più che regionale». Grazie”.