Dispositivi di protezione individuale insufficienti, inadeguati o del tutto mancanti; denunce rimaste inascoltate; tamponi mai effettuati. È l’ennesimo grido d’allarme lanciato dal segretario della Fp Cgil Francesco Fucile e dal segretario provinciale con delega alla sanità Antonio Trino, in merito alla condizione di stress, disagio e pericolo in cui opera il personale della Seus a bordo dei mezzi di soccorso.
«Le linee guida previste per l’uso dei Dpi, ove presenti – affermano Fucile e Trino – sono contradditorie ed inapplicabili, in quanto, ad esempio, è impossibile procedere alle operazioni di vestizione e svestizione in ambiente idoneo. I dipendenti, in molti casi, non hanno né un armadietto né un luogo in cui vestirsi o riporre la divisa, e quest’ultima, magari, deve essere lavata con mezzi propri al proprio domicilio, con tutti i rischi di contagio che possono determinarsi anche per le famiglie degli operatori».
Nonostante il Policlinico di Messina abbia appena comunicato lo smaltimento degli “arretrati”, il sindacato rinnova la sua denuncia: «Invano, fin ad oggi, abbiamo denunciato situazioni di estrema gravità, compreso il fatto che il personale non ha effettuato i tamponi seriali che stabiliscono eventuali positività, mentre chi lo ha fatto, magari è in ancora in attesa (anche dopo quindici giorni) di avere il proprio referto. Ad eccezione di chi, sembra, e se così fosse sarebbe un fatto gravissimo, è riuscito ad ottenere il risultato tramite “interessamenti” o “amicizie”».
La Fp Cgil, infine, riferisce che secondo quanto affermato da alcuni lavoratori, «chi ha fatto presente di non avere i Dpi, sembra essere stato minacciato di denuncia, da qualche sedicente e maldestro operatore di centrale, in caso di rifiuto ad effettuare il soccorso».