Il “Panzer” è pronto a tornare e la Jonica è lì, altrettanto pronta, ad aspettarlo a braccia aperte. Senti parlare Juan Ortiz e capisci tanto del piccolo grande miracolo realizzato dalla società santateresina, che dopo il ripescaggio in Eccellenza sta ottenendo ottimi risultati nella nuova categoria. Una squadra con il sangue sudamericano che gli scorre nelle vene, come testimonia la nutrita colonia argentina a disposizione di mister Filoramo. Una Jonica a tinte albiceleste che doveva avere Ortiz come massimo riferimento offensivo, ma dove non sono arrivati i difensori ci è arrivata la sfortuna, bloccando l’attaccante argentino per un infortunio tanto strano quanto fastidioso.
Un lungo stop, ma dai box Ortiz è pronto a uscire e ha una gran voglia di giocare e segnare gol pesanti per la salvezza della Jonica: “Fin qui ho disputato soltanto la prima partita stagionale a Giarre in Coppa Italia, non sono stato molto fortunato considerato l’infortunio che ho avuto in un muscolo vicino al polpaccio mi hanno detto essere molto raro per un calciatore. Adesso è inutile piangere sul latte versato, ho visto che fino alla pausa forzata la squadra si è comportata egregiamente, ha conquistato punti pesanti e si sta togliendo delle soddisfazioni”.
Per un attaccante con le sue caratteristiche la condizione fisica è fondamentale, dopotutto il soprannome “Panzer” (nomignolo atipico per un argentino) non se l’è guadagnato per caso: “Sono un attaccante fisico, che cerca di lavorare tanto per la squadra. Non mi creo problemi, se c’è da sgomitare con le difese avversarie lo faccio, cerco sempre di sacrificarmi per il bene della squadra e di fare gol. Considerate le mie caratteristiche essere in forma è fondamentale, il fisico è la componente principale del mio modo di giocare. Lo stop è stato lungo e fastidioso, ma adesso mi sento bene e non vedo l’ora di giocare, se c’è una cosa positiva in questa situazione davvero complicata è che mi sono potuto allenare con calma e ho avuto modo di smaltire l’infortunio. Alla fine non penso di essere così indietro rispetto ai miei compagni”.
Ortiz poi parla della società della Jonica, che ogni giorno non gli fa sentire la lontananza da casa: “Io ringrazierò sempre questa società, sta consentendo a me e ai miei compagni argentini di vivere un sogno. Questa è una famiglia, sembra una frase fatta ma è così, a Santa Teresa ci troviamo benissimo e la società ci fa sentire quotidianamente la sua stima. Il presidente è una persona speciale, ci tratta come se fossimo i suoi figli. Io voglio ripagare tutto questo affetto sul campo, tornando a giocare ai miei livelli e facendo gol importanti per la Jonica. Non so cosa abbiamo noi argentini in più, forse abbiamo quel tocco di “garra” che ai ragazzi italiani manca. Per noi l’Italia e in modo particolare il meridione rappresentano una seconda casa, un ritorno alle origini. Ognuno di noi ha un nonno o uno zio che viene dall’Italia, siamo cresciuti con i loro racconti e i loro aneddoti su questo grande paese, tornare qua vuol dire scoprire meglio se stessi e poi ti accorgi che le storie che hai sentito fin da bambino sono tutte vere. Abbiamo tante abitudini in comune, siamo entrambi un popolo con il cuore grande e caloroso e non facciamo nulla per nasconderlo”.