Da ormai 7 anni risiede nella lontana Lombardia (per la precisione in Brianza, a Monza) dove, oltre ad operare prima come Avvocato in uno studio legale per poi essere assunto nel 2011 (anno nel quale si è anche sposato, a dicembre diventerà padre) quale Responsabile dell’Ispettorato Sinistri di Direzione nella Vittoria Assicurazioni, ha continuato a portare avanti la propria passione per il calcio. E così il messinese Ivan Parlato, ancora molto giovane (appena 36 anni compiuti lo scorso 3 giugno), ha appeso le scarpe al chiodo per intraprendere l’incarico di allenatore della formazione “Giovanissimi” della Gerardiana, società calcistica monzese partita da un oratorio ma abbastanza all’avanguardia, la cui nascita risale addirittura al lontano 1949.
“La società con cui collaboro – sottolinea Ivan – è una piccola realtà di quartiere, ma non ha nulla da invidiare a realtà ben più strutturate. Abbiamo 2 campi di allenamento ed un impianto destinato alle partite della domenica (ovviamente in erba). I ragazzi sono dotati di tutto l’abbigliamento necessario per gli allenamenti e per le partite; vi è un costante monitoraggio degli allenamenti ed un continuo scambio di informazioni tra allenatori e dirigenza; vengono spesso organizzati corsi di formazione per i tecnici e campus per i ragazzi; le partite sono spesso seguite da osservatori di squadre professionistiche che “pescano” giovani talenti da formare. Insomma sicuramente c’è una maggiore attenzione e credibilità in tutto ciò che si fa e ciò comporta ovviamente maggiori responsabilità ma anche grandi soddisfazioni”.
Parlato si è ormai perfettamente ambientato nell’ambiente di Monza: “Ormai vivo qui da oltre 7 anni – prosegue – e mi sono integrato al punto tale da non sentire alcuna mancanza della mia terra d’origine. Purtroppo le differenze rispetto alla Sicilia, e a Messina in particolare, sono tante e forse incolmabili, anche se ovviamente alla base vi è un maggiore sviluppo economico e di conseguenza sociale e culturale. Ma in generale noto un forte senso civico, di responsabilità, di rispetto per le regole e di una grande organizzazione nel lavoro, nello sport e nel tempo libero. Inutile dire che, per chi è spinto da una forte voglia di fare e da una certa ambizione nonché da una imprescindibile preparazione culturale e professionale, non c’è altra via che trasferirsi al nord”.
Come ti sei avvicinato al calcio brianzolo?
“La mia abitazione è proprio adiacente al centro sportivo della Gerardiana (società affiliata al Chievo) con la quale ho iniziato da subito una proficua collaborazione da allenatore con il settore giovanile. Ho scelto di lasciare Milano per trasferirmi a Monza, città a misura d’uomo, molto curata e con tanto verde, per una questione di qualità della vita, lontano dal traffico e dallo smog milanese. Quest’anno mi è stata affidata la squadra Giovanissimi 2001 ed abbiamo iniziato il campionato alla grande con una vittoria per 8-0 fuori casa. La Gerardiana è affiliata al Chievo e lo scorso marzo mi ha permesso di prendere preso parte a un corso allenatori, presso il centro sportivo di Veronello, con due docenti d’eccezione come i tecnici Nicolato e Adami, rispettivamente responsabile e vice della formazione clivense campione d’Italia Primavera. Ma nella circostanza ho potuto conoscere anche l’allenatore della prima squadra Eugenio Corini”.
Chi conosce il calcio dilettantistico messinese sa bene come tu abbia accumulato una buona carriera da calciatore fino all’inizio del Duemila.
“Sono cresciuto calcisticamente nell’Acr Messina dei Massimino, militandovi dal lontano 1991 fino alla triste radiazione dal calcio professionistico. In quegli anni ho avuto modo di allenarmi e di crescere, sotto la guida di sapienti allenatori dal glorioso passato calcistico, quali Tonino Colomban e Loris De Carolis. Ma vorrei ricordare anche i mister Quartarone, Gianni Anna e Rizzo. In quegli anni ho avuto moltissime soddisfazioni, ho fatto tanti gol a squadre importanti, ho risolto derby contro il Catania ed ho disputato tornei importanti contro blasonati club di serie A. Inoltre sono stato convocato diverse volte con la rappresentativa regionale e provinciale. Dopo il
fallimento dell’ACR sono rimasto ancora qualche anno nella nuova società ripartita dall’Eccellenza, giocando per 2-3 anni al fianco a giocatori del calibro di Christian Riganò, con il quale sono ancora in contatto, Giuseppe Venticinque, Nino Panarello, Angelo Galfano, ecc, tutta gente che ha calcato i campi professionistici”.
Il ricordo che ti è rimasto maggiormente impresso di quel periodo?
“La finale della coppa Italia di Eccellenza, con l’allora allenatore Nello Basile mi lanciò nella mischia a soli 17 anni contro il Vittoria. Perdemmo 1-0, ma io andai vicinissimo al gol con un’azione personale da centrocampo a pochi minuti dal termine”.
Ma hai giocato anche in tante altre squadre della provincia.
“Dopo il Messina, ho accumulato tanta esperienza nelle categorie minori tra Promozione e Prima Categoria: Roccalumera, Contesse, Santangiolese, Rocca di Caprileone ed ovviamente il Pistunina del Presidentissimo Velardo, la società a cui sono rimasto maggiormente legato. Qui ho trascorso 3 anni molto intensi in un gruppo storico che considero una grande famiglia e con la quale ho provato grandi gioie (come i 17 gol in un campionato di Prima Categoria giocando da seconda punta) ed anche qualche dolore come la rottura dei legamenti crociati nel campionato di Promozione iniziato alla grande e finito purtroppo con la retrocessione”.
In quel Pistunina facevi coppia d’attacco con Carmelo Mobilia, venuto prematuramente a mancare meno di un mese fa.
“Tra noi c’era un rapporto di grandissima stima. Tocchi una nota dolente perché ci siamo visti e salutati con affetto pochi giorni prima che morisse. Abbiamo fatto coppia per 3 anni segnando gol ovunque. Ci completavamo perché io ero più tecnico e lui un grande centravanti veloce, fisico e fortissimo di testa”.