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Infantino: “Messina piazza giusta per Proto. Quando si mette in testa una cosa, la ottiene”

E’ stato uno dei “fedelissimi” di Franco Proto, nel periodo più glorioso della storia dell’Atletico Catania che arrivò a sfiorare per due volte la promozione in Serie B. Pietro Infantino, anche da ex allenatore del Messina, sfoglia l’album dei ricordi e ci aiuta a conoscere meglio il nuovo presidente dei giallorossi, al quale è ancora fortemente legato da un rapporto di affetto e di stima reciproca. Infantino fu tra i grandi protagonisti di quelle stagioni, caratterizzate da tanti successi e culminate con le due semifinali playoff per la promozione in B perse tra il 1997 ed il 1998. Allora difensore, collezionò 186 presenze e 6 gol, dal 1994 al 2000.

Pietro Infantino e Franco Proto

Franco Proto lo ha poi richiamato lo scorso anno, nelle vesti di allenatore. In Eccellenza non è riuscito ad evitare la retrocessione della squadra, nonostante una grande rimonta cominciata a dicembre e vanificata soltanto dal pari nei playout (al 120′) contro il San Pio X. “Io ed il presidente ci sentiamo sempre ed i sette anni che ho passato con l’Atletico non mi hanno solo fatto entrare nella storia della società, ma hanno anche fatto sì che io e lui ci reputiamo a vicenda due persone di famiglia. Lo scorso anno mi ha coinvolto in questa avventura e sapendo di stare bene con lui ho subito accettato. Ci abbiamo provato ed abbiamo anche sfiorato l’impresa, raccogliendo quasi tutti i punti a disposizione. E’ stata comunque una grande esperienza e peccato che il pareggio nei playout non ci sia stato utile a salvarci. Allenare l’Atletico Catania è stata una questione di cuore. La mia scelta non è stata condivisa da tanti, ma nella mia vita ho sempre messo il rispetto e l’amicizia davanti a tutto. Mi sono seduto su quella panchina solo per la stima che mi lega al presidente Proto”.

Manfredi, Proto e Pitino
Manfredi, Proto e Pitino: alle spalle il poster della campagna “Io ci sono” (foto Alessandro Denaro)

Un rapporto speciale lo lega anche al ds Marcello Pitino, che ha seguito Proto nell’avventura in giallorosso. Insieme prima da calciatori e poi a dividersi tra campo e scrivania: “Il direttore l’ho conosciuto quando indossava anche lui gli scarpini. Insieme a me ha vinto un campionato con la maglia del Crotone, mentre all’Atletico eravamo insieme anche se con ruoli diversi. Rispettare uno il ruolo ed il lavoro dell’altro è stata la forza del nostro rapporto, che ci ha permesso di separare l’amicizia dal calcio quanto si è reso necessario”.

Il matrimonio tra Franco Proto ed il Messina si è finalmente celebrato dopo un lunghissimo corteggiamento. La testimonianza di Infantino, in questo senso, ne è la prova: “Quest’estate il presidente mi ha confidato di voler investire nell’ACR. Era affascinato dalla città, in cui ha parecchi amici e sapevo che avrebbe insistito. Quando desidera qualcosa, quando si mette un pensiero in testa non c’è verso, almeno fin quando la ottiene. Ha dovuto prendersi delle grosse responsabilità e questa è un’ulteriore prova di quanto ci tenga. Mi aveva detto che se fosse tornato a fare calcio lo avrebbe fatto solo a Messina e solo tra i professionisti. E’ la piazza giusta per lui, perché in riva allo Stretto la fame di calcio non è mai mancata. Ho sentito la sua prima intervista e so cosa aspetta Messina adesso. Il presidente ha parlato di “normalità”: so cosa intende con questo concetto, so come diventa una società se gestita allo stesso modo di un’azienda, come lui ama fare. Le motivazioni sicuramente non gli mancano e credo nemmeno il sostegno della città”.

Pietro Infantino da allenatore del Messina

Sulla panchina dell’ACR, invece, Infantino si è seduto in un periodo a dir poco tribolato. Erano i tempi della gestione Di Mascio-Di Lullo, stagione 2009-10. Esonerato, richiamato, fino alla nuova rottura, pur essendo l’ultimo dei colpevoli. Ritornare ad analizzare quei mesi difficili lo induce a non usare troppi giri di parole, né frasi di circostanza: “Tornare a Messina da allenatore, in quelle condizioni, non è stato il massimo. La proprietà di allora ci mandò allo sbaraglio senza un soldo, senza garantire ai ragazzi né vitto né alloggio. Quando ho visto la protesta dei giocatori, poco prima del passaggio di quote ho pensato che pur tra mille difficoltà fossero comunque fortunati in confronto ai giocatori che ho allenato in quella stagione. I soci che hanno lasciato la squadra a Proto magari avranno fatto qualche errore, ma li rispetto perché ci hanno messo la faccia ed essendo messinesi credo avessero davvero a cuore il bene dell’ACR, non solo a parole. Quell’anno a febbraio litigai col presidente perché stava prendendo in giro una città e davvero non ci stavo, nonostante avessi cercato di mettere la professionalità davanti a tutto per chiudere con serietà e dedizione quel campionato. Messina non meritava questo e forse la cosa migliore era far finire subito quella farsa“.

L’ex tecnico dell’ACR Pietro Infantino

Il Messina di oggi ha vissuto recentemente la clamorosa protesta della squadra, prima che si concretizzasse il passaggio societario. Infantino prova a mettersi nei panni di Cristiano Lucarelli, sceso in “piazza” con i suoi giocatori: “Ci sono passato, so cosa vuol dire. Lucarelli poi l’ho conosciuto a Coverciano, dove abbiamo fatto il corso insieme. E’ una persona molto coerente, diretta, franca. Ha indossato i panni del trascinatore ed ha meritato l’affetto dei tifosi per aver tenuto in piedi le motivazioni dei giocatori, per aver gestito anche cose che non gli competevano. E’ un grande pregio per lui, che è un ragazzo caparbio, professionale e che con la benedizione del suo passato potrà fare molta strada. La tattica e la tecnica vengono dopo quando in panchina hai un allenatore con questi valori”.

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