Prime riflessioni a seguito della decisione del Coni di riconoscere attività di livello nazionale tutti i campionati minori. Sul tavolo resta il problema dell’adozione di protocolli sanitari che siano sostenibili per le società e lo svolgimento di una stagione che sarà inevitabilmente compressa.
Il termine ultimo per iniziare i campionati di basket dalla serie C Gold a scendere è stato fissato dalla Fip alla data del 7 marzo. Le squadre dei comitati regionali che non garantiranno un campionato con un minimo di 14 partite garantite, esclusi i playoff e i playout, torneranno a giocare soltanto nella prossima stagione. Ad oggi comunque sono ammessi soltanto gli allenamenti individuali. Il riconoscimento di attività a livello nazionale, che la Federazione ha ottenuto dal Coni, ha necessità di essere validato da protocolli sanitari e da società in grado di sostenerne i costi supplementari alla normale gestione sportiva.
Ecco perché di fatto ancora tutti gli attori rimangono alla finestra, anche per l’incertezza che nasce dall’evoluzione epidemiologica della pandemia. La salute è fondamentale specie quella di giocatori non professionisti che spesso coniugano l’attività sportiva al lavoro. Di conseguenza si vuole evitare di mettere a rischio una situazione extra campo.
Altro problema sarà il ritorno all’attività agonistica. Per arrivare ad un livello che permetta di evitare infortuni particolarmente gravi dopo il lungo periodo di inattività occorrerà un periodo di 30/45 giorni, il che significa che i protocolli con i relativi preventivi di spesa dovrebbero essere già sul tavolo dei direttivi dei club.
Terzo problema è l’esclusione del minibasket dal ritorno in palestra. Non è un mistero che per molte società “minors” si tratti della prima fonte di sostentamento dei costi anche della prima squadra, che in questi termini dovranno essere coperti dal portafoglio di qualche dirigente.