“Il basket è la mia casa, la mia passione, il mio primo maestro di vita, il mio sole, il mio sogno, la mia forza, la mia droga, la mia felicità, il mio dolore, le mie lacrime, ma soprattutto il mio grande, GRANDE AMORE! #happysanvalentine”. Queste parole non sono state scritte da un grande campione di basket, da un giocatore super pagato che magari milita in NBA, le ha postate sul Instagram, il 14 febbraio 2018, un ragazzo di Patti che di nome fa Nino e di cognome Sidoti: playmaker di una squadra di serie B. Lo stesso ragazzo al quale qualche settimana fa la quarta sezione del TAR di Catania ha confermato il Daspo, revocando la sospensiva adottata in un primo momento. I fatti risalgono al 22 aprile scorso, nel corso della gara del campionato di serie B, disputata al PalaSerranò tra il Patti Basket ed il Basket Barcellona, e coinvolgono cinque persone, tra le quali appunto Nino Sidoti che in luglio viene raggiunto dal provvedimento di divieto di accedere per due anni nei luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive di Basket. Il provvedimento recita, tra l’altro: “Rilevato che Sidoti Antonino, della squadra “BASKET PATTI”, si è reso protagonista di episodi che con la sua condotta hanno generato situazioni di criticità per il turbamento dell’Ordine pubblico. Nel particolare nell’aver inveito a dispetto degli arbitri a seguito di contestati falli commessi e successivamente per poi, prendere a calci una sedia in prossimità della panchina della propria squadra. Ed ancora per aver inveito verbalmente contro il pubblico della squadra avversaria, nonché per aver esternato, con inequivocabili atteggiamenti fisici, l’intenzione di aggredire i giudici di gara in conseguenza della sua espulsione dal campo di gioco per i falli commessi”.
Se il comportamento che avrebbe tenuto Nino origina un Daspo, lo stesso non è per la giustizia sportiva che non prende alcun provvedimento nei confronti del playmaker del Patti, espulso per proteste, invece punisce la società ospite, come si evince dal comunicato del giudice sportivo: “BASKET BARCELLONA: Ammenda di euro 500 per offese collettive e frequenti da parte dei sostenitori al seguito ai tesserati avversari, in particolare all’atleta SIDOTI A. (capitano) e all’allenatore SIDOTI G.”. Segno inequivocabile che i giudici di gara non hanno rilevato nulla di pericoloso nel comportamento di Nino Sidoti. Eppure la mannaia della giustizia gli si abbatte contro: inflessibile! Nino, sempre sul suo profilo social, chiede vera Giustizia: “perché so di non aver fatto nulla e di non meritarmi il DASPO. Dio sa come sono andate le cose e provvederà!!!” A supporto di queste sue affermazioni, esiste un filmato che testimonia quanto accaduto sul parquet pattese. Il sogno di Nino, playmaker di provincia, svanisce. Incredulo e affranto dal dolore per non poter scendere in campo insieme ai suoi compagni di squadra, non potersi allenare con loro e vivere l’ambiente dello spogliatoio di cui era leader indiscusso, ridere delle vittorie e arrabbiarsi per le sconfitte, il ragazzo di Patti si chiede di quale colpa talmente grave si sia macchiato per meritarsi tutto ciò. “ …mi state togliendo la cosa che più amo al mondo senza aver fatto nulla, ma non mi arrenderò!!! #nevergiveup”. Si chiude così il suo sfogo su Instagram, e in tanti amici ed avversari in campo, che Nino Sidoti lo conoscono e lo apprezzano come giocatore e come persona, si chiedono se c’era proprio bisogno d’arrivare a tanto, se c’era bisogno di distruggere i sogni di un ragazzo follemente innamorato della pallacanestro a tal punto da farne la propria ragion d’essere.
Non si vuole emettere alcun giudizio su una vicenda extrasportiva ancora in corso e particolarmente delicata, ma quanto occorso al cestista Nino Sidoti impone sicuramente alcune riflessioni. Il ragazzo venticinquenne, al momento, ha dovuto interrompere la sua carriera di pallacanestro ancora in rampa di lancio nella quale mai si era reso protagonista di atti al limite del regolamento. Nella vita di tutti i giorni, inoltre, l’osservanza della prescrizione dell’obbligo che gli impone il divieto di accesso al palazzetto rende particolarmente difficoltosa la sua vita sociale e relazionale che lo stesso giovane svolge nel comprensorio di un centro di piccole dimensioni come Patti. Al contempo tale decisione priva la sua squadra attuale, la Basket School Messina, che non nascondeva di fare grande affidamento su di lui, di un elemento carismatico e determinante per lo spogliatoio con la conseguenza che gli stessi compagni e lo staff dirigenziale sono rimasti particolarmente provati da questa vicenda. Dalla comunicazione della pronuncia il tam tam mediatico sulla vicenda inevitabilmente è già partito, tanti gli attestati di vicinanza da parte di addetti ai lavori e non che si stanno succedendo in queste ore per confortare un ragazzo che sta pagando eccessivamente il suo grande amore per la pallacanestro.
Di seguito il filmato con i fatti del 22 aprile scorso, data della sfida tra Patti Basket e Basket Barcellona:
https://www.facebook.com/Luca.Bolletta/videos/10215286211341879/