Pensare che la Juve Stabia era in difficoltà, almeno in trasferta, dove negli ultimi tre mesi aveva vinto soltanto sul campo dell’Aversa, all’epoca in crisi nera. Ed invece la sfida del San Filippo ha smascherato ancora una volta gli enormi limiti di un Messina che adesso guarda con preoccupazione alla sua classifica e rilanciato le quotazioni delle “vespe”, che ora hanno un margine da difendere sul discontinuo Lecce e sulle ambiziose Casertana, Matera e Foggia. Il povero Berardi, peraltro incolpevole, ha incassato tre reti ed i gialloblu hanno centrato anche tre legni nel giorno in cui paradossalmente si lagnavano per l’assenza in attacco di Ripa…
Lo 0-3 certifica una preoccupante involuzione di gioco ma soprattutto l’incredibile fragilità psicologica e caratteriale di un gruppo che non riesce a reagire dopo avere incassato il primo pugno ma neanche dopo essere finito un paio di volte al tappeto. Su queste premesse sembra difficile immaginare una risalita, che pure è richiesta a gran voce da tutto l’ambiente, che spera di evitare i play-out e soprattutto l’incubo retrocessione, per non vanificare un doppio salto di categoria e perdere il patrimonio rappresentato dal professionismo, riconquistato al termine di una rincorsa quinquennale.
I numeri fotografano al meglio le difficoltà del Messina, che ha vinto appena cinque volte in 27 giornate, ottenuto soltanto un pareggio nelle ultime cinque gare, raccolto cinque punti nelle ultime otto e quindi nell’intero girone di ritorno. Nonostante la super stagione di Iuliano soltanto una volta nelle ultime quindici giornate (contro il derelitto Savoia…) la porta è rimasta inviolata. La squadra è stata costruita pensando agli equilibri di bilancio e questo ha evitato le penalizzazioni che presto dovrebbero sconvolgere la classifica di Barletta e Savoia (anche la Reggina è stata deferita), con i campani che rischiano addirittura la messa in mora da parte dei calciatori. Fortuna poi che anche Paganese e Melfi siano piombate in una crisi raffrontabile.
Neppure gennaio ha garantito l’agognata svolta che l’anno scorso trasformò un brutto anatroccolo in cigno. L’irresistibile ascesa venne favorita anche dalle otto “promozioni” dalla Seconda Divisione alla C unica e da squadre che tirarono con largo anticipo i remi in barca. Quest’anno invece di calcoli se ne sono fatti ancora pochi, come dimostra la splendida Aversa Normanna, capace di conquistare tre vittorie consecutive e di riportarsi a -4 dai frastornati giallorossi. I propositi di riscatto strombazzati in settimana sono rimasti ancora una volta sulla carta e dopo la nuova débâcle, paradossalmente ancora più grave di quelle subite all’inizio del girone di andata contro Matera e Casertana, è arrivata non a caso la prima vera contestazione della tifoseria organizzata.
I club hanno chiesto ed ottenuto un colloquio con il capitano Giorgio Corona, che sulla soglia dei 41 anni sembra predicare nel deserto, ed il direttore sportivo Danilo Pagni. Alla ripresa degli allenamenti è previsto un nuovo confronto con la squadra e la proprietà, che sembra comunque avere escluso provvedimenti drastici.
Di certo in confusione è finito anche il tecnico Grassadonia. Il mercato estivo e quello invernale non gli hanno garantito la qualità necessaria per fronteggiare fino in fondo corazzate come quelle affrontate nelle ultime tre giornate ma i continui stravolgimenti dell’undici titolare, con una difesa nuova di zecca proposta ogni settimana, non sembrano aiutare un gruppo già privo di riferimenti ed equilibrio. Se a Pagani ed in altre precedenti avventure, non era mai stato tradito dai suoi “fedelissimi”, quest’anno non hanno pagato l’elevatissimo minutaggio di Orlando, le sporadiche apparizioni di Enrico Pepe e l’impiego per un intero girone di Vincenzo Pepe, apparso peraltro rigenerato dopo il trasferimento a Martina Franca.
Ma il vero handicap del Messina è l’evanescenza in mezzo al campo. La verve di Costa Ferreira e soprattutto la sostanza di Maiorano e Bucolo non sono state evidentemente garantite da giovani come Damonte ed Izzillo, ingaggiati per rispettare l’età media, e domenica ha pesato come un macigno anche l’improvviso forfait di Mancini. La corsia sinistra, sulla quale un anno fa imperversava Squillace, resta poi un’autentica iattura: è stato ingaggiato Rullo, che con alcune prestazioni da horror è riuscito a fare rimpiangere Donnarumma… L’esperto terzino napoletano è stato poi costretto, al pari di Altobello, anche lui frastornato dopo una delle peggiori esibizioni di sempre della retroguardia biancoscudata, a giustificarsi in sala stampa: una scelta probabilmente inopportuna dal momento che alcuni tesserati sono già sull’orlo di una crisi di identità.
Considerato che Pisseri è rimasto praticamente inoperoso, ci sarebbe da discutere anche sulle rinunce estive a De Vena e Caturano, autori fin qui in coppia di ben 20 reti. Ma piangere ancora sul latte versato è deleterio, meglio rimboccarsi le maniche e tappare le falle di un traghetto che imbarca acqua da ogni lato ed a questo punto spera almeno di non affondare nello Stretto…