La crisi del Messina non conosce davvero fine. E’ maturata a Lamezia la quarta sconfitta consecutiva della squadra di Grassadonia che ha collezionato la miseria di un punto nelle ultime sei giornate. Il derby stravinto per 4-1 contro la Reggina il 25 gennaio è già una pagina sbiadita. Così tanti ko in serie nei campionati professionistici non venivano messi insieme dalla famigerata stagione 2006-07 (furono cinque dalla ventinovesima alla trentatreesima giornata: Messina-Torino 0-3, Cagliari-Messina 2-0, Lazio-Messina 1-0, Messina-Milan 1-3 e Sampdoria-Messina 3-1), tra il termine della gestione Cavasin e lo sciagurato Giordano bis, culmine la seconda retrocessione consecutiva dalla A alla B.
Questa volta nemmeno i risultati delle dirette concorrenti hanno alleviato i patemi dei giallorossi, anzi hanno peggiorato ulteriormente la situazione di Stefani e compagni, adesso a -3 dalla salvezza diretta in una classifica che ha assunto contorni preoccupanti dopo il 2-1 del “D’Ippolito”. E’ durata soltanto un tempo la voglia del Messina di mettersi alle spalle il periodo nero e tornare al successo esterno che manca da settembre. Poi il totale black-out ed una serie di errori, praticamente un film già visto, che hanno consentito alla Vigor di ribaltare il risultato nella ripresa e mettere in cassaforte la permanenza. Ai calabresi, in un sol colpo, è riuscito di riscattare la sconfitta di misura dell’andata e soprattutto l’1-2 dell’aprile 2014, gara rimasta evidentemente sul groppone dei tifosi biancoverdi che hanno salutato gli avversari intonando autentici sfottò. E dire che il Messina, nonostante le pesanti assenze di Corona, Altobello, Mancini, Iuliano (il portiere, infortunatosi in allenamento, era in stampelle a Lamezia e le sue condizioni saranno valutate meglio grazie agli esami strumentali), aveva iniziato la sfida con il piglio giusto.
Il vantaggio trovato già al 13’ per merito di Orlando, abile a segnare sugli sviluppi di un calcio piazzato in rovesciata, la sua specialità come evidenziato ai tempi di Paganese e Aversa, aveva illuso un po’ tutti. Fallire il raddoppio con Nigro, a tu per tu con Forte, e poi con il calcio di punizione di Ciciretti, è stato pagato puntualmente a caro prezzo. Dopo un primo tempo con in mano il pallino del gioco, infatti, è tornato il Messina che aveva rimediato la batosta casalinga con la Juve Stabia. Berardi, oppostosi da campione ai tentativi di Battaglia e Scarsella, nulla ha potuto sui gol dello stesso indemoniato numero 8 (al terzo centro in quattro partite contro i giallorossi) e di Improta. In entrambi i casi clamorose le dormite della retroguardia: dal comodo colpo di testa senza marcatura per l’1-1 (anticipato nettamente Damonte), al diagonale chirurgico valso il vantaggio dopo l’azione sulla destra di Held che ha completamente mandato a vuoto uno spaesato Donnarumma. Ennesima rimonta subita, non più una casualità. Gli ingressi di Spiridonovic, Izzillo e Bonanno per Rullo, Nigro ed un deludente Ciciretti sono apparse solo le mosse della disperazione per cercare di evitare una sconfitta a quel punto segnata. Sì, perché nel finale non si è registrato nessun assalto da parte di una squadra che avrebbe dovuto avere il coltello tra i denti, ma soltanto timidi tentativi. L’espulsione di Pepe (al terzo rosso in stagione), cacciato per un’inutile entrataccia, un altro deja vu. Se la Vigor ha festeggiato una vittoria che sa di salvezza anticipata, il Messina continua a sprofondare. Quint’ultimo posto in solitario ed un autentico spareggio all’orizzonte con il Melfi, in programma già mercoledì al San Filippo. Da affrontare senza Pepe, Orlando e Nigro, squalificati dal Giudice sportivo.
Fallire l’operazione aggancio ai lucani si tradurrebbe in quasi certezza di non riuscire a scampare dall’incubo playout. Anche perché occorre guardarsi alle spalle, data la scatenata Aversa Normanna (12 punti a 0 negli ultimi quattro turni !) ed i sussulti delle stesse Ischia e Savoia. La disabitudine a lottare per salvare la categoria di un gruppo particolarmente giovane e l’insufficiente mercato invernale stanno pesando come macigni. Oltretutto i continui cambi di modulo di Grassadonia e le successive dichiarazioni rese nel post partita destano più di una perplessità, perché non ci si può accontentare di 45’ ben disputati, seguiti da una ripresa di fatto non giocata, in una fase nella quale serve assolutamente invertire la rotta e risalire la china.
Il mister è stato l’unico a parlare in sala stampa, nella quale non si è presentato invece alcun esponente della società, contrariamente a quanto accadeva in passato con l’ex ds Ferrigno chiamato spesso a fare da parafulmine. Altro aspetto poco chiaro, sintomo di una calma almeno apparente, che stona decisamente con il momento più critico in una stagione iniziata male (ritiro estivo cominciato con largo ritardo) e che rischia di finire peggio. Fatta eccezione per capitan Corona (41 primavere a maggio) non si intravedono altre certezze alle quali, in vista del rush finale, è possibile aggrapparsi.