Il match perso con il Sorrento è un manifesto della stagione del Messina. A cui non mancano generosità e buone intenzioni, che si scontrano però con limiti oggettivi dell’organico, errori fatali, decisioni arbitrali penalizzanti e costanti silenzi.
Manetta e compagni avrebbero meritato di chiudere il primo tempo con almeno un gol di margine. La prestazione non era stata memorabile ma alle palle gol di Garofalo e Rizzo, positivo nella versione da esterno già apprezzata nella Turris, si aggiungono i due gol annullati a Petrungaro e Marino. Il difensore sembra appoggiarsi sul suo diretto marcatore ma salta molto più in alto, lì dove l’avversario non sarebbe mai arrivato. Dopo il rigore negato ad Ortisi e quanto accaduto con Garofalo in area a Bari un altro fischio avverso.
Di fronte a torti (o presunti tali) ci si aspetterebbe una presa di posizione del club, che ovviamente non arriva. Il presidente Sciotto da anni frequenta pochissimo lo stadio, i potenziali compratori che hanno firmato un preliminare d’acquisto non erano al “Franco Scoglio”, un dg non è stato nominato, il ds Pavone parla pochissimo perché non ama i taccuini e Modica è in perdurante silenzio. Proprio per l’assenza delle figure citate in precedenza, il tecnico è stato sovraesposto per un anno e mezzo, parlando anche di carenze organizzative legate ai campi di allenamento.
In pratica la stessa scena verificatasi con Gaetano Auteri, che per mesi parlò con la stampa mentre l’allora ds Pitino restava in disparte. Proprio le lacune mai colmate dalla società in questi anni sono d’altronde tra le cause di una disaffezione ormai cronica, che ha trasformato lo stadio in una location spettrale. Mamona ha provato a scuotere la Curva con gesti plateali, rimasti inascoltati, perchè cori e striscioni sono evaporati per la perdurante protesta nei confronti della proprietà.
Il Messina paga pesanti carenze in ogni reparto. Il gol è frutto di una topica generale della difesa, quasi ferma nella convinzione che il pallone sarebbe uscito. Sbaglia anche Krapikas ad abbandonare i pali, lasciando la porta sguarnita e vanificando precedenti parate degne di nota. Il rimpallo è sfortunato ma l’impressione è che la squadra sia troppo sbilanciata, come era già accaduto con la Cavese e in altre gare precedenti. Considerata la classifica precaria anche qualche pareggio in più potrebbe rivelarsi utile.
Una lezione di cui probabilmente tenere conto nei prossimi tre scontri diretti, con Turris, Foggia e Juve Next Gen. Che potrebbero migliorare l’attuale graduatoria o anche peggiorarla drammaticamente. La retroguardia va in difficoltà anche perché il centrocampo non filtra. Non basta la buona prova di Anzelmo mentre Frisenna è apparso a tratti irriconoscibile, con tanti errori in fase di costruzione. Garofalo si è spento progressivamente, Petrucci – che doveva rappresentare un leader – rischia di non lasciare il segno anche in termini di minutaggio come accadde con Firenze.
L’attacco, giovanissimo, non concretizza nel giorno in cui anche Anatriello è stato meno incisivo del solito. Manca la qualità di un anno fa, quando pure le critiche dell’ambiente (eccessive) si sprecavano. Basti pensare a Franco, Emmausso, Plescia, Rosafio, Zunno e Ragusa, che ha appena firmato un’altra doppietta con la Reggina. Sarà necessario correre ai ripari sul mercato ma soprattutto ricostruire faticosamente il feeling con un ambiente sempre più disilluso, distaccato e distante.
Se dopo sette anni e mezzo di gestione il Messina è davvero destinato a cambiare proprietà diventa assolutamente prioritario velocizzarne l’iter. Anche perché la scadenza di metà dicembre è alle porte ed eventuali ritardi costerebbero penalizzazioni in classifica. Dal Belgio, dove l’Aad Invest Group era sbarcato in precedenza, non arrivano notizie confortanti ma ai potenziali investitori va almeno concesso il beneficio del dubbio. Bisogna però intervenire in fretta, anche mostrando maggiore vicinanza ad un gruppo che invoca attenzioni e supporto, proprio come ha dimostrato l’accorato appello di Mamona sotto la Curva.