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Messina

Il Messina dal paradiso all’inferno. Ma resta un esordio casalingo da ricordare

Poteva essere l’esordio perfetto, al di là di ogni rosea previsione, in linea con il bell’approccio di Cerignola. Ma il Diavolo, come è praticamente sempre accaduto nel corso della tanto vituperata gestione Sciotto, ci ha messo lo zampino. E dal possibile trionfo contro la lanciata Turris capolista, alla quarta gara consecutiva con tre reti realizzate all’attivo, si è passati all’amarezza del “poteva essere e non è stato”.

Manetta e Firenze
Manetta e Firenze in pressing (foto Paolo Furrer)

Come ha sottolineato il tecnico Giacomo Modica in conferenza stampa non c’è “alcun morto da piangere”, anche perché il Messina in casa non divertiva così il suo pubblico da tempo e la filosofia zemaniana porta da sempre con sé croce e delizia. Peccato, perché sarebbe un delitto intaccare l’entusiasmo che si sta ricreando ed era testimoniato da 3mila presenze sugli spalti: un bel colpo d’occhio.

In tribuna è tornato anche il presidente Pietro Sciotto, affiancato da sindaco, assessore e deputati oltre che dai familiari, apparsi sconfortati a fine gara. Positiva anche la vivace novità dello speaker Vincenzo Maira, che non è messinese come evidenzia il suo accento ma contribuisce a creare un clima festoso, respirato a lungo in Curva Sud, che in fondo rappresenta l’essenza dello sport.

Vincenzo Maira
Lo speaker Vincenzo Maira (foto Paolo Furrer)

Poi, come detto, la Dea bendata si è confermata tale in un finale surreale, giocato in un silenzio spettrale, più consono ad un cinema o ad un teatro in cui è d’obbligo non fiatare, che ad uno stadio di calcio. Tutto in virtù del malore di un tifoso, che ha imposto un faticoso trasporto a bordo campo e poi in ospedale, dove tutto fortunatamente è andato per il meglio.

La Curva si è ammutolita, e non soltanto per la perla di Giannone, tra lo stupore di Firenze e compagni, che non comprendevano le motivazioni. In realtà, alcuni componenti della panchina avrebbero richiamato l’attenzione del quarto uomo, ma ad una manciata di minuti dal termine la terna arbitrale ha fatto proseguire regolarmente la gara.

Manetta
La fasciatura insanguinata di capitan Manetta (foto Paolo Furrer)

Un aiuto in più per una Turris che ha qualità da vendere ed è davvero irresistibile dalla cintola in su. Non che il Messina in quella metà campo sia da meno, mentre la retroguardia ha tanti meccanismi da oliare. Si soffre sulla corsia sinistra, dove Ortisi si è dannato dall’inizio alla fine, presentandosi in area avversaria e tornando poi precipitosamente a ripiegare. Per lui è ruolo nuovo, mai ricoperto in carriera, e l’impegno è encomiabile.

Lo spirito combattivo del nuovo corso è testimoniato poi dalla fasciatura insanguinata di capitan Manetta, che nell’occasione ha rimediato anche una delle dieci (!) ammonizioni della serata, eccessive, perché avvicinano immeritatamente diffide e squalifiche. Si è aperto qualche spazio di troppo a centro area, dove Pavone ha divorato il 2-2 in una delle due azioni che hanno lasciato qualche dubbio ai tifosi corallini. Ma la consapevolezza della prima recita è che il Messina può essere un manifesto del bel gioco.

Darini e Zammit
L’amarezza di Darini e Zammit all’uscita dal campo (foto Paolo Furrer)

Al di là degli svarioni, che fanno peraltro il paio con alcune autostrade concesse dalla Turris, ha pesato come era inevitabile lo stop di tre settimane, sottolineato con franchezza anche dal tecnico ospite Bruno Caneo. Non potere misurarsi con avversari di pari livello abbassa inevitabilmente la tensione, per non parlare del fatto che dopo sessanta giorni sul sintetico il Messina era all’esordio assoluto sull’erba naturale.

La flessione atletica e forse nervosa nel finale è stata evidente e un po’ d’inesperienza ha fatto il resto. Ora la vera sfida è recuperare le forze in vista dell’insidiosa trasferta di Francavilla. La squadra si è già allenata venerdì mattina e sabato sosterrà la rifinitura. I messinesi Giunta e Salvo vanno verso un nuovo forfait. È incredibilmente già vigilia e non ha senso pensare a quello che poteva essere ed è stato soltanto in parte.

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