Dieci vittorie nelle ultime dodici uscite casalinghe. Un dato che fotografa al meglio la risalita in classifica del Messina, capace di lasciarsi alle spalle il disastroso avvio nel corso della gestione Modica-Lamazza ma comunque costretto a rinunciare all’obiettivo di scorta dei playoff, distanti ancora dieci lunghezze a un turno dal termine della stagione regolare. Un traguardo che non era più alla portata dopo gli appena tre punti conquistati nelle prime nove giornate.
Hanno pesato la partenza ritardata, dopo la costituzione di un nuovo titolo sportivo e l’ammissione in D successive alla rinuncia al professionismo e le tante scelte sbagliate compiute da troppe teste in estate.
Una confusione di ruoli e uomini che ha travolto anche il tecnico Antonio Venuto, che non è stato in grado di ripetere nella sua Messina i successi colti tra Milazzo e Due Torri, anche se a lui si devono le scommesse vinte su Mascari e Meo, tra gli under rivelazione del girone.
A dicembre, con il nuovo corso dirigenziale, sono arrivati i necessari correttivi. Ben quattordici le partenze complessive (Colombini, Maiorano, Pezzella e Dezai le più significative), a conferma di come sia stato letteralmente sconfessato quanto era stato abbozzato appena quattro mesi prima.
Le intuizioni di Fabrizio Ferrigno, direttore sportivo ma solo per qualche settimana, rappresentate dagli innesti di Rosafio, Ragosta e Bruno, spina dorsale di questo gruppo, il grande lavoro condotto dal successore Francesco Lamazza e da Giacomo Modica, che ha effettuato anche un richiamo della preparazione fisica non effettuata da chi si era aggregato in ritardo, hanno consentito di lavorare sulle gambe ma soprattutto su testa e autostima.
Dopo il traumatico 0-5 con la Vibonese, figlio anche dei carichi di lavoro, l’ACR non si è più fermato. Igea Virtus, Ebolitana, Isola Capo Rizzuto, Portici, Cittanovese, Gelbison, Roccella, Palazzolo, Ercolanse e Paceco sono cadute in successione in riva allo Stretto, Soltanto la Sancataldese ha strappato un successo mentre la Palmese un insperato pari in un movimentato finale.
Stilando un consuntivo, pesano soprattutto i tanti pareggi in trasferta (ben otto, primato nel girone), le poche vittorie esterne (appena tre, mentre la co-capolista Troina ha vinto addirittura dodici volte lontano da casa) e gli scontri diretti (solo tre pari contro le prime tre della classe).
Da domenica, dopo la formalità rappresentata dall’ultimo impegno sul campo di un Isola Capo Rizzuto condannata all’Eccellenza già da mesi, ci si potrà concentrare sul futuro. Da settimane il presidente Pietro Sciotto assicura verbalmente che l’attuale staff tecnico è già confermato. In realtà nel calcio alle intenzioni e alle strette di mano devono fare sempre seguito gli accordi economici e soprattutto le firme.
Sembra che la proprietà non abbia gradito le rassicurazioni richieste a gran voce da tecnico, staff e ds sull’organizzazione societaria. L’ACR non ha ancora una sede e la carica di direttore generale, dopo la separazione con Giovanni Carabellò, non è stata riassegnata, anche se di fatto l’ufficio marketing nel frattempo è andato ben oltre le proprie competenze, compensando qualche lacuna.
La perenne crisi del professionismo, fotografata dal record storico dei 74 punti di penalizzazione inflitti quest’anno nei tre gironi di C, apre qualche spiraglio di ripescaggio anche a chi, come il Messina, sarà sul fondo della relativa graduatoria (Como e Avezzano hanno già annunciato che sono pronte a presentare domanda). Ma per centrarlo davvero, oltre alle garanzie economiche, servirà anche una struttura adeguata.