Calcio

Igea Virtus, il futuro è un’incognita dopo l’addio della famiglia Grasso

Game Over, fine della corsa. La famiglia Grasso passa la mano consegnando le sorti dell’Igea Virtus in mano al sindaco. Una scelta forte e necessaria che però mette fine, di fatto, al settennato che ha riportato il calcio barcellonese a un passo dal professionismo. Un’avventura iniziata nel 2011 in Prima Categoria, una scalata progressiva, caratterizzata da sacrifici ma anche da grandi soddisfazioni. Ora la “bomba” scoppiata a pochi giorni dalla partita che rappresenterebbe il punto più alto di questa gestione societaria, vedi la finale playoff del girone I contro l’Ercolanese.

Esultanza igeana: Cittanovese battuta 4-2

Un progetto iniziato tra non poche diffidenze, ma che adesso è diventato un punto di riferimento, un esempio da seguire per chiunque voglia fare calcio in modo sano, investendo risorse non ingenti e facendole fruttare al massimo, avendo la fortuna e la bravura di affidarsi a un tecnico capace di far correre una potenziale utilitaria quanto una fuoriserie. Adesso però i Grasso hanno detto basta, dopo l’ennesima ottima stagione in Serie D che ha rappresentato un punto di arrivo per una dirigenza capace di investire sul mercato appena 350mila euro, ma vivendo un campionato gomito a gomito di quelle squadre costruite con un budget pari quasi al triplo.

Il presidente dell’Igea Virtus Nino Grasso ai nostri microfoni (foto Carmelo Lenzo)

Nonostante il proprio disimpegno, Nino Grasso martedì ha parlato alla squadra proprio nella settimana che porta alla gara di Ercolano, ribadendo di voler vedere un’Igea tosta e volenterosa. Una decisione che ha come base la presa di coscienza di non poter fare di più, anzi quel calo di spettatori e di sponsor denunciati dalla società hanno fatto capire ai diretti interessati che il giocattolo si stava per rompere e che il feeling con un ambiente ambizioso si stava per incrinare. I playoff, regolamento alla mano, non sono sinonimo di ripescaggio, inoltre l’imminente ingresso delle squadre “B” e la presenza di piazze prestigiose, più popolose e con un passato calcistico in ben altre categorie, fanno diminuire le chances. In altre parole si tratterebbe di un bagno di sangue economico per non avere poi un sicuro ritorno sotto il profilo sportivo, come testimoniano i quasi 10mila euro pagati per le trasferte di TroinaErcolano. Lo stesso Grasso in Lega ha più volte denunciato l’impossibilità di sostenere una Serie D in queste condizioni, adesso la parola torna al campo per un grande appuntamento. Del futuro se ne riparlerà lunedì.

Antonio Macauda

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